Non sapete quale libro portare in vacanza? Ecco qualche suggerimento
Dalla redazione di Cultweek:
Il giardino dell’Eden – E. Hemingway
Uova piene e Perrier e burro sul pane a colazione, mare meraviglioso e sesso. Le giornate di David e Catherine si susseguono paradisiache, aguzze di capricci e chiacchiere esistenziali. Lui è uno scrittore americano di successo, lei una grande ereditiera. Non c’è luna di miele più goduta finché sorge una noia corrosiva e si innesca un’oscura mutazione: mutazione di genere, donna e uomo, mutazione d’identità: voglio essere proprio come te amore mio. Un’altra donna, Marita, sembra essere l’unica in grado di riportare un equilibrio, di tracciare il confine tra esperienza esistenziale e follia. Il giardino dell’Eden è il secondo romanzo pubblicato postumo di Hemingway, incompleto, poco conosciuto e assolutamente autobiografico. Caldamente consigliato per lo stile impeccabile, la storia intrigante e la cornice da sogno della Costa Azzurra.
(Laura Piccina)
Dalle rovine – Luciano Funetta
Consigliare un libro per l’estate significa cercare un libro che sia prettamente estivo. Ovvero, che leggerlo a luglio sia tutt’altra cosa che leggerlo, che so?, a marzo. Quindi mi sono chiesto quale fosse il libro che, letto d’estate, avrebbe amplificato non solo le sensazioni intrinseche del libro, ma anche quelle dell’estate esterna (leggere non è mai una fuga). La risposta è stata abbastanza semplice: Dalle Rovine di Luciano Funetta. Appiccicoso, sudato e trasudante umori, discesa, lenta quanto inesorabile, negli abissi di ognuno di noi. Una discesa, però, che è anche un rituale di accettazione e di accoglimento di quella parte buia che è al centro di noi (e che, forse, è noi). La trama è semplice: un uomo si scopa dei serpenti. Asfissiante e apocalittico, il libro di Funetta riesce a destreggiarsi perfettamente fra il grottesco e l’atroce, fra la morte e il rimasuglio di vita dei suoi personaggi. Un sapore dolciastro che riempie la bocca. Insomma, l’estate fatta libro.
(Samuele Petrangeli)
Gli anni – Annie Ernaux
Gli anni è un romanzo autobiografico per chi ha vecchi manifesti pubblicitari sulle pareti e le foto di famiglia sul frigorifero, per chi indossa abiti usati e si emoziona un po’ quando riascolta le canzoni della propria infanzia. L’autrice narra la propria storia e, con essa, tutta la seconda metà del Novecento. Storia individuale e storia collettiva sono così intrecciate da essere indistinguibili, tanto che Annie Ernaux racconta la propria vita con il pronome al plurale. Con eleganza e profondità, l’autrice si lascia alle spalle la retorica dell’originalità e dell’unicità irripetibile dell’ego: se posso dire “io” e se ho una storia nella quale mi riconosco è solo perché ho vissuto un certo tempo, e insieme ad altri “io” ho agito su quel tempo.
Era la fine degli anni ’50 quando Gilbert Simondon utilizzava il concetto di transindividuale per definire la costituzione, reciproca e simultanea, di individuo e comunità. Se la collettività non è semplicemente la somma degli individui ma trascende le particolarità dei suoi membri, d’altra parte l’individuo non si riduce a un prodotto del dispositivo sociale, e si definisce come nucleo attivo capace di lasciare il segno del proprio passaggio.
Gli Anni è proprio questo, un romanzo del transindividuale. La narrazione rimane strettamente personale ma è definita dal susseguirsi di pratiche collettive, di eventi che segnano la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra. Anche i dettagli apparentemente insignificanti vengono catalogati con scrupolosa attenzione: i jingle pubblicitari, le mode, gli odori, i cibi, le fotografie, i libri “che vanno assolutamente letti”, i film e le voci degli attori famosi. Un archivio caleidoscopico e musicale, un tentativo, riuscito, di salvare la propria storia dall’oblio e, con essa, tutte le nostre storie.
(Arianna Montanari)
Rainbow Republic – Fabio Canino
Un libro che si lancia nella mischia dei lunghi ed estenuati dibatti collettivi che hanno portato alla legge sulle unioni civili in Italia. Un romanzo distopico in salsa queer-LGBT. Le pagine salaci e frizzanti dell’esordiente Canino buttano il lettore in una Grecia acquistata dalla comunità gay mondiale e trasformata in uno stato arcobaleno. Spassoso, colorato e stravagante; scritto con una levità che lo rende godibilissimo per l’estate.
(Federico Balatti)
Madre notte – Kurt Vonnegut
Fino a che punto il fine giustifica i mezzi? Supponendo di agire per un bene superiore, cosa è lecito e cosa invece non lo è? È questa la domanda che Kurt Vonnegut pone ai lettori di Madre notte.
«Mi chiamo Howard W. Campbell, jr. Ho fama di nazista, sono americano di nascita e apolide per inclinazione naturale»: così si presenta il protagonista del romanzo, un commediografo accusato di crimini di guerra, che dalla cella israeliana in cui è rinchiuso racconta la sua controversa storia di voce americana del Terzo Reich e spia del governo statunitense. Un racconto in prima persona che si snoda tra intrighi politici, dubbi morali e amori passionali: ma ci si potrà davvero fidare delle parole di Howard W. Campbell?
Madre notte è stato pubblicato nel 1961, ma è ancora tremendamente attuale ed in grado di far riflettere: un romanzo breve ma intenso, duecento pagine da leggere tutte d’un fiato.
(Luca Denti)
Tra me e il mondo – Ta-Nehisi Coates
Tra me e il mondo è un libro forte, duro, soprattutto per un lettore bianco occidentale: Coates ci mette davanti la violenza subita dai corpi dei neri, formulando una potente critica alla società americana sotto forma di romanzo memorialistico indirizzato al figlio e saggio sul razzismo. Fuori da ogni pericolo di trascendenza, sono i corpi esclusi, i corpi feriti, i corpi pestati, i corpi insultati, i corpi ammazzati i protagonisti di questa narrazione. Dopo Foucault, lo sappiamo, il discorso sul potere riguarda anche il corpo e Coates ci parla anche di questo: del potere. E lo fa intrecciando approccio sociologico e racconto di esperienza personale.
Un libro politico che analizza e racconta con lucidità la condizione degli esclusi dalla storia ufficiale. E noi, uomini bianchi occidentali, faremo bene a ricordarlo ogni tanto – anche d’estate.
(Giuseppe Carrara)
Ho paura torero – Pedro Lemebel
“Ho paura torero, ho paura che verso sera il tuo sorriso svanisca” canta la Fata dell’angolo, un travestito esuberante, originale, che vive ricamando lenzuola e asciugamani con le sue mani d’oro e che incontra Carlos, un militante del Fronte patriottico Manuel Rodriguez. Siamo in Cile, c’è Pinochet.
La Fata dell’angolo, una dentiera e quattro peli, si innamora perdutamente di Carlos e per lui fa qualunque cosa: ospita in casa le riunioni del gruppo, fa finta di non sapere cosa c’è nelle scatole che nascondono a casa sua, consegna pacchi, lascia la sua casa. Gli organizza un compleanno Cubano. Lo ama, con ogni briciola dell’anima, lo accetta, perché sa che non potrà mai essere come vuole lei.
Carlos in cambio le dà pochi momenti passati insieme, intensi, giocosi, vivi. Niente di più.
Intanto Pinochet combatte con i suoi fantasmi e con una moglie logorroica, frivola, che non smette mai di parlare. Ci sono gli abusi, le violenze, i pregiudizi, mascherati amabilmente tra piume e tè con le amiche, ce li fissiamo dentro, li ingoiamo, digerendoli attraverso i filtri dei colori, dei suoni, delle arti della Fata e del suo sfarfallio. E attraverso la Storia, che proprio non si può ignorare.
Una storia d’amore lasciata sospesa, impossibile, che se non può vivere tra queste pagine non può farlo da nessuna altra parte. Un amore che sa mettersi all’angolo.
(Giuseppe Porrovecchio)
Non rimanere soli – Giorgio Scerbanenco
Scerbanenco è uno scrittore di cui innamorarsi d’estate. La parola dura, gli idealismi vagamente datati, i personaggi appassionati e le trame piene di colpi di scena sono quello che ci vuole per dimenticare le fatiche e le ansie invernali.
Nella sua vastissima produzione, che abbraccia tutte le sfumature della narrativa di genere, Non rimanere soli è una storia d’amore, guerra e solitudine. O meglio: di come l’amore può sconfiggere la solitudine e la guerra può sconfiggere l’amore.
Federico, Giovanni e Mutti sono tre anime sole, che si incontrano, per un breve tempo sono felici, e poi vengono drammaticamente separate. La morale è presto detta, ma per coglierla bastava leggere il titolo.
C’è dell’altro, però: Non rimanere soli è in buona parte un romanzo autobiografico. E si sente. Questa storia ha dentro una parola onesta, è il racconto lucido di qualcosa di vivo, conosciuto da dentro.
(Giulia Mandrioli)
Ieri – Agota Kristoff
Tobias non è un operaio: quelle sono solo azioni irriflesse che compie ogni giorno. Tobias non è il suo passato: l’infanzia in un altro paese, la madre prostituta, il coltello affondato nella schiena del “padre”. Tobias è una storia d’amore, condizionata dall’antica scoperta che ieri era tutto più bello. Ieri è un racconto fatto di parole dure e ambientazioni indistinte, che Agota Kristof riesce a profilare con lucidità e amarezza. Da integrare con il felice adattamento cinematografico di Silvio Soldini, Brucio nel vento.
(Sara Eusebi)
Il giardino segreto – Banana Yoshimoto
Di Banana Yoshimoto conosciamo gli occhialoni da nerd sullo sguardo ingenuo dell’epoca di Kitchen, conosciamo la dolcezza pacata con cui sa narrare anche gli eventi più traumatici e, da un paio d’anni, conosciamo una parte della quadrilogia Il regno, ora arrivata al terzo volume, Il giardino segreto, uscito a maggio per Feltrinelli.
Ciò che pare assurdo a noi occidentali scorre ovvio come acqua nel Giappone che ci arriva tramite le pagine di Banana Yoshimoto. E in fondo Shizukuishi, la protagonista, non è così diversa da noi. È una giovane che ha conosciuto solo una porzione di vita e di mondo, ma le cose per lei cambieranno quando la nonna si innamorerà e andrà a vivere all’estero, costringendola a darsi una mossa per diventare un’adulta. La vita di città frastorna Shizukuishi, che cerca la sua strada attraverso la cura e la conoscenza delle piante, che rappresentano le radici da cui si sta allontanando e i rami verso cui il suo futuro si sta protendendo. E da una sensitiva a un altro, incontrerà il cieco medium Kaede, con cui instaurerà un rapporto speciale, però minato dalla gelosia del di lui fidanzato Kataoka. Quando per Shizukuishi arriverà l’amore, non sarà così semplice. Perché anche la semplicità può nascondere dei dubbi.
Ne Il giardino segreto, il precedente equilibrio di Shizukuishi comincia a sgretolarsi. È arrivato l’inverno, Kataoka e Kaede sono tornati dal loro viaggio e lei può ritrovare un po’ di calore. Ma non troppo a lungo. Presto la giovane sarà costretta a guardarsi dentro e sarà aiutata da un giardino molto molto speciale.
Una saga sull’esistenza, sulla crescita e sull’amore. In puro stile Yoshimoto. Per gli amanti del genere e per chi sa incantarsi di fronte alla vita.
(Federica Lauto)
La ragazza del treno – Paula Hawkins
La vita dei pendolari implica sempre un viaggio doppio, il tuo corpo è appiccicato al sedile, magari l’aria condizionata funziona poco e l’unico movimento che ti concedi è un sospiro di sollievo dovuto alla resa di uno dei tuoi compagni di carrozza, e la tua mente, i tuoi occhi, sono altrove.
La vita di Rachel è così piatta da sembrare bidimensionale e, quando senza volerlo si ritrova ad essere testimone di una questione ben più grande di lei, quei fantasmi che aveva finalmente messo a tacere ricominciano a gridare vendetta.
La ragazza del treno è un testo che rapisce, grezzo in certi passaggi, altre volte troppo limpido per essere considerato un thriller, ti prende per mano e ti accompagna in un viaggio lungo 378 pagine.
Da leggere prima che lo faccia la tua vicina di ombrellone così, nel caso in cui dovesse invadere il tuo spazio vitale, puoi sempre minacciare di raccontarle il finale.
(Marta Corradi)
I racconti del viale – Federica Lauto
In questa breve raccolta di racconti sulla sua esperienza di vita a Grado, l’autrice ci guida con ironia e leggerezza nella cucina della nonna, dove si litiga per cosa sia un piatto di “vere” patatine fritte, ma anche negli abissi marini, dove si arriva abbracciati a una ciabatta, passando per il grigio della laguna e tra fontane zampillanti dove gli innamorati ballano ritrovando la loro Dolce Vita.
A questi racconti “gradesi” fa seguito una parte di storie ispirate all’autrice dalla sua esperienza televisiva. Seguiamo allora Federica Lauto mentre corre impossessata da un doppio negli studi Rai, scopriamo come i calciatori si possano innamorare delle ballerine dei carillon e lasciamoci trasportare dalla fantasia dell’Autrice che ci trasporta come un’onda dentro i ricordi facendoci galleggiare attorno a un’isola che, guarda caso, assomiglia sempre di più a casa nostra.
(Cristina Genziani)
I consigli del Gruppo di Lettura “Lasciate stare Oscar Wilde” (qui la loro pagina).
Chiara Villa consiglia:
Stoner – John Williams
William Stoner è stato scritto da J. Williams nel 1965 ma riscoperto soltanto qualche anno fa, diventando un vero e proprio caso letterario. È la storia di un professore dell’Università del Missouri, di un matrimonio infelice, di poche amicizie e di una vita piatta e desolante. Eppure è avvenuto un miracolo letterario: impazzirete per Stoner, per la sua normalità. Vi chiederete com’è possibile amare tanto una storia catastrofica, ma grazie all’affetto con cui è stata scritta non potrete far altro che affezionarvi a lui. E dopo averlo letto, William Stoner vi mancherà. È un romanzo potente e a cui ci si lega inesorabilmente. Spero lo divulgherete perché è uno di quei rarissimi casi in cui, una volta finito, se ne esce migliori.
Meno di zero – Bret Easton Ellis
Questo è il libro che mi ha iniziato a Ellis e alla mia adorazione per lui. È il primo romanzo di Bret Easton Ellis, scritto alla tenera età di 29 anni. Crudo, iper-realista, politicamente scorretto, racconta la storia di un ragazzo della Los Angeles degli anni 80, freddo, materialista che diventa portavoce di una generazione viziosa tipica di quegli anni. Il libro ha il ritmo di un videoclip, il linguaggio è quello dello slang giovanile alto-borghese. Il protagonista e i suoi amici, in vacanza prima della riapertura del college, sperimentano tutto quello che la città ha da offrire: sesso facile, cocaina, festini particolari, in un crescendo di amoralità e devastazione.
Le vedove del giovedì – Claudia Pineiro
Questo libro è ambientato in complesso residenziale di lusso che sorge alla periferia di Buenos Aires, distante anni luce dalla vita colorita e rumorosa della metropoli argentina. Un’oasi dorata fatta di pace e tranquillità, protetta da alte mura monitorate giorno e notte, abitata da famiglie facoltose che hanno ricreato un loro micro cosmo fatto di opulenza e ordine artefatto. Le donne conducono una vita fatta di agi, scandita da un tempo sospeso, in cui si realizzano solo nella crescita dei loro figli, le serate al club, le cene sontuose, in attesa che gli uomini facciano di ritorno a casa. Ma questa è solo una facciata. In realtà, il loro mondo si sta piano piano sgretolando al punto che porterà quattro di loro a trovare un interessante escamotage…
Questo è un libro che ho comprato al ritorno di un mio viaggio in Argentina, nel tentativo di portarne un pezzettino con me, per respirare ancora quell’aria, quella cultura colorata e accogliente.
Quella sera dorata – Peter Cameron
Omar Razaghi si accinge a dover scrivere una biografia ed immediatamente si ritrova a dover fare i conti con i parenti del biografato. Questi, infatti, si impegneranno ad ostacolare l’iniziativa, nel terrore di essere fraintesi e di congetture non autorizzate. Vien da sé che né la moglie, né il fratello né l’amante del defunto Jules, Gund, autore di un unico e venerato libro, desiderino che Omar si rechi nella tenuta di famiglia in Uruguay per impicciarsi di fatti anche molto scabrosi che non lo riguardano. Ma Omar ha una fidanzata piuttosto insistente che lo mette sul primo volo per il Sud America, consegnandolo nelle grinfie di questa famiglia colorita.
Nessuno più di Cameron è in grado di farmi entrare nei luoghi, usi e costumi di una storia, di un luogo. È un racconto familiare, appassionante e a tratti misterioso. Io l’ho amato molto e sono solita regalarlo a chi voglio bene.
Nastasia Felici consiglia:
Shantaram – Gregory David Roberts
Si dice che leggere sia come viaggiare senza muoversi dalla poltrona. Questo libro ne è la dimostrazione più concreta. La storia di un criminale australiano evaso di prigione che ritrova la sua vita tra le strade dell’India. Tra indigenza, povertà, criminalità organizzata, usi e costumi di una società che non conosce nemmeno superficialmente. Consiglio questo libro a chiunque pensi che un viaggio in una terra lontana sia un po’ come la scoperta di una parte di sé che non si conosce e non solo quella di una parte di pianeta che non abbiamo ancora visitato. Potrete sentire i profumi, gli odori e i rumori di questo viaggio in India che è anche un viaggio nell’animo di un uomo devastato da se stesso.
Oceano Mare – Alessandro Baricco
Oceano mare parla di un naufragio avvenuto in un tempo indefinito in un oceano che non si sa quale sia. Parla degli uomini rimasti in mare e del loro tentativo di salvarsi. Parla di un uomo che cerca di capire dove finisce il mare, di un altro che cerca in tutti i modi di disegnarlo, di una locanda in cui le persone si infrangono come onde, capitandoci un po’ per forza un po’ per caso. Parla di destini fugaci e di vite segnate per sempre. Non ho modo di spiegarvi questo libro, sarebbe come cercare di mettere il mare in una bottiglia. Forse può aiutare una frase contenuta in esso a chiarire di cosa si tratti: “La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d’un tratto, esplode”.
Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile infelicità – Francesco Piccolo
Due libri che potete leggere in pillole. Apriteli ad una pagina a caso nei momenti meno opportuni.
Nel primo, Momenti di trascurabile felicità, scoprirete, ad esempio, quant’è preziosa quella manciata di giorni d’agosto in cui tutti vanno in vacanza e voi rimanete da soli in città. L’autore raccoglie, cataloga e fa sue le mille epifanie che sbocciano a ogni angolo di strada. Perché solo riducendo a spicchi la realtà si riesce ad afferrare per la coda il senso profondo della vita.
Nel secondo, Momenti di trascurabile infelicità, scoprirete come ogni contrattempo, anche il più seccante, nasconda qualcosa di impagabile: una scintilla folgorante di divertimento e di vitalità. Che si tratti di condividere l’ombrello con qualcuno, strappandoselo di mano per gentilezza fino a ritrovarsi entrambi bagnati fradici o a costatare come la parola PARACETAMOLO sia troppo spesso usata a sproposito. Ciascuno sperimenta ogni giorno mille forme trascurabili (e non irrilevanti) di infelicità. Ma sorge il dubbio che sia “come i bastoncini dello shangai: se tirassi via la cosa che meno mi piace della persona che amo, se ne verrebbe via anche quella che mi piace di più”.
La vita non è in ordine alfabetico – Andrea Bajani
La vita intera passa attraverso le molteplici combinazioni delle ventuno lettere che compongono il nostro alfabeto: sorprese, delusioni, imprevisti, nascita e crescita, persino la morte; tutto è descritto da ventuno segni, ventuno simboli che messi insieme compongono la nostra vita, non la raccontano e basta. In questo libro troverete trentotto storie brevi, trascinanti e poetiche, piene di profonda leggerezza. Ciascuna di loro, una parola. Ciascuna di loro, il mondo. Sono epifanie scovate quasi per caso negli interstizi del quotidiano.