Al Litta la fortunata rassegna Rondò di Divertimento Ensemble presenta partiture di autori giovanissimi. Per conoscere e, magari, apprezzare
Musica giovane, musica di giovani, musica nuova. Musica non sempre facile, non sempre comprensibile ad un primo ascolto ma anche musica che colpisce e ammalia.
Questa la seconda serata della rassegna Rondò di Divertimento Ensemble (diretto da Sandro Gorli), il 5 febbraio al Teatro Litta. In programma partiture di Michael Cutting e Antonin Servière – due dei 50 ragazzi selezionati dal concorso internazionale di composizione Feeding Music, bandito dal Padiglione Italia per Expo 2015 – accostate a partiture di tre compositori italiani quali il giovanissimo Antonio Covello, Luca Francesconi e Claudio Ambrosini e dell’austriaca Olga Neuwirth.
Continua la felice formula di Rondò che prevede un’introduzione prima del concerto in modo da preparare il pubblico e cercare di favorire un ascolto più guidato e consapevole. In dialogo con Anna Maria Morazzoni tre dei sei compositori in cartellone: Cutting, Covello e Ambrosini che hanno spiegato le loro scelte e il loro approccio al testo musicale.
Una serata fatta da brani e suggestioni molto diversi, con lo splendido pezzo per pianoforte e CD di Olga Neuwirth in cui lo strumento diviene un risuonatore di eventi sonori esterni grazie al suono alterato e ampliato per mezzo di palline di silicone e gommapiuma poste su alcune corde cui si accostano onde Martenot generate elettronicamente e prive di armonici grazie a due altoparlanti posti all’interno dello strumento stesso o con l’incredibile e un po’ alienante brano di Cutting, In Fields and Factories, raccolta di trascrizioni dirette dei suoni di macchine di produzione e preparazione alimentare presentati in maniera molto cruda, diretta e precisa.
Una serata per certi versi attraente e inquietante, con il tragico L’ange du morbide di Covello, ispiratosi all’omonimo testo di Jean Paul Sartre, in cui la malattia prende forma musicalmente tramite i suoni stoppati del pianoforte e le tecniche estese del flauto, creando un’atmosfera tesa, angosciante, che si conclude nello sgretolamento della musica stessa in cui non vi è possibilità di salvezza.
Più faticoso invece l’ascolto di Procrastinations di Antonin Servière, forse perché molto lungo, forse per una difficoltà soggettiva ad entrare nel brano mentre in conclusione estremamente coinvolgente si è rivelato Vite di suoni illustri, brano composto da Ambrosini nel 2012 e dedicato agli ottant’anni di Mario Messinis.
Ambrosini è il compositore più anziano eseguito nella serata e in effetti la sua scrittura presenta uno spessore, un piglio diverso. Già dal titolo del brano risulta evidente l’intento del compositore che si pone costantemente in rapporto con il passato; un passato illustre, che ha portato al nostro presente musicale e dunque ne è la conditio sine qua non, ma che allo stesso tempo si distacca da ciò che è la musica d’oggi. L’ascoltatore ha modo di percepirne allo stesso tempo la presenza e la distanza, riconoscendo nel testo musicale pietre miliari della storia della musica estrapolate e ricontestualizzate, passate a “nuove vite” grazie alle innovative tecniche di composizione e strumentazione e all’originale pensiero musicale di Ambrosini. Il risultato è grandioso, con un susseguirsi di “nuove esperienze” che coinvolgono clarinetto, flauto, violino, violoncello e pianoforte.
Un programma fitto, vario, che sicuramente non si presta a un ascolto disattento o rilassato; un programma che richiede entusiasmo, energie e curiosità ma che allo stesso tempo è stato in grado di angosciare, accattivare, commuovere, incuriosire o anche disgustare il pubblico in sala; un programma che suscita domande sulle nuove tecniche compositive o il nuovo utilizzo degli strumenti musicali, insomma domande sulle nuove vie percorse dalla musica contemporanea, condivisibili o meno, di certo però un programma che non lascia passivi o indifferenti. E questa credo sia una delle soddisfazioni più grandi per chi fa musica.
Divertimento Ensemble Rondò direttore Sandro Gorli teatro Litta