Erlend Øye e Comitiva, terapia di note

In Musica

Un disco solare e terapeutico, che riconcilia con la natura. Frutto dell’incontro tra la poetica del cantautore folk norvegese e il caldo sound di un gruppo di musicisti siracusani. Intervista

La Comitiva, album nato dal sodalizio tra il gruppo omonimo e Erlend Øye,  è uscito il 17 maggio preceduto da un tour che ha toccato Italia, Spagna, Portogallo, Inghilterra Francia, Olanda e Turchia.

Erlend Øye è un musicista, produttore e cantante norvegese noto per suonare con i Kings of Convenience e i Whitest Boy Alive. Trasferitosi anni orsono a Siracusa, ha stretto un rapporto di collaborazione con i musicisti Marco Castello, Luigi Orofino e Stefano Ortisi, appunto La Comitiva. Una felice  contaminazione  tra diverse anime della musica europea che ha arricchito la scena musicale locale. Interessante nota promozionale: Il disco era acquistabile ai concerti senza essere ancora sulle piattaforme streaming.

Registrato in varie località sparse per il mondo, l’album ha avuto una lunga gestazione durata ben 6 anni. Alcuni brani sono in italiano (Il matrimonio di Ruggero, Paradiso), alcuni in inglese (Lockdown Blues, You and only You, For the Time Being, Upside Down, Morning and Afternoons e The Attraction), tutti gli altri sono strumentali.

Un album bellissimo, primaverile, di fioritura, terapeutico che ti fa sentire a casa sul divano davanti al tuo giradischi anche se sei a migliaia di chilometri, ma che presenta trame intarsiate minuziosamente e lavorate nel tempo .

Vado a sentirli  a Padova nella suggestiva Sala dei Giganti ed entusiasta del concerto contatto nei giorni seguenti Stefano Ortisi, polistrumentista siracusano, che nel bel mezzo del tour ha accettato gentilmente di rispondere a qualche domanda.

Buongiorno Stefano, come si forma un polistrumentista di talento?
Sono nato in una famiglia in cui la musica era di casa: mia madre è diplomata in pianoforte e mio padre suona la batteria nel tempo libero. A undici anni ho visto per la prima volta un sassofono ed è stato amore a prima vista. La musica classica l’ho abbandonata a sedici anni, dopo aver terminato il conservatorio, e da quel momento ho sempre suonato in varie band locali siracusane. 

Come è nata l’avventura della Comitiva?
Nel 2016 alcuni musicisti si sono incontrati casualmente in una piazzetta di Ortigia e hanno iniziato a suonare insieme quasi tutte le sere, jammando su canzoni siciliane e latino americane. In quel gruppo, oltre a me, c’erano Erlend Øye e Luigi Orofino. A inizio 2018 Erlend ci invita a raggiungerlo in Cile per una serie di concerti. Io, Luigi e Marco (Castello) accettammo l’invito, non sapendo che quello sarebbe stato l’inizio di questo nuovo progetto “La Comitiva” che ci avrebbe portato in giro sui palcoscenici di mezzo mondo.

Il disco ha avuto una lunga gestazione, registrato in varie località. Quanto sei orgoglioso del risultato e quanto è stato facile (o difficile) ottenerlo?
Ho avuto varie esperienze in studio, ma suonare con Erlend è un’esperienza totalmente diversa. Con lui ho imparato che la cura del suono in ogni dettaglio può fare davvero la differenza. La ricerca del microfono giusto, della stanza giusta, del modo di suonare giusto richiedono tantissima pazienza e concentrazione. Ma alla fine possiamo dire di essere davvero orgogliosi del nostro “bambino”.

Stefano Ortisi (foto @ Giulia Di Nunno)

Insomma, profeti in patria. Ma ci è voluto un musicista del grande Nord che trasferitosi in Sicilia ha creduto in voi. Insieme avete inciso nella scena musicale. Cosa pensi a riguardo?
Effettivamente negli ultimi anni, parlando della mia città, è andato formandosi un giro di persone legate al mondo della musica che prima non c’era. Tramite Erlend è arrivato anche Marcin Oz, bassista dei Whitest Boy Alive. Lucio Aquilina dei Nu Genea si è trasferito in Ortigia poco prima del primo lockdown. Colapesce lo vediamo tornare di tanto in tanto. Quello che penso è che Siracusa, per quelle persone che stanno spesso fuori per lavoro, è il posto ideale per fare base, dal quale poter ricaricare le batterie.

Com’è andato il tour appena concluso e quanto sei e siete stati contenti di suonare al Miami a Milano prima dei Phoenix ?
Il tour è andato alla grande, anche meglio delle nostre aspettative. Abbiamo incontrato tanti pubblici diversi, e ognuno di loro ci ha dato qualcosa. Torniamo a casa con tantissima energia positiva e la conferma che siamo sulla strada giusta. Quest’ultimo concerto al Miami non era previsto nel tour iniziale, ma alla fine del nostro concerto a Milano in Santeria dello scorso aprile, Carlo Pastore, fondatore del Miami, era così entusiasta da chiederci di aggiungere quest’ultima data prima di rientrare a casa. Siamo molto contenti di chiudere il tour in questo modo. 

Grazie per la disponibilità Stefano. C’è qualche suggerimento che vorresti dare a un musicista italiano in erba che sta provando a imporsi sul mercato, a trovare etichette o date?
Non saprei dare consigli specifici. L’unica cosa che posso dire rispetto alla mia esperienza personale è: non forzare le cose in maniera ossessiva. Se ci si mantiene sereni e coerenti con se stessi nel modo di scrivere e vivere la propria musica, circondandosi di persone con attitudini positive, prima o poi qualcosa di bello succede. 

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