Domenico Modugno visto da Gianfranco Berardi come un sognatore nell’Italia che sbatte le porte in faccia. Un bel mix tra la storia di vita e alcune popolarissime canzoni di Mr. Volare
Come il pescatore Pasqualino Marajà di Domenico Modugno anche Gianfranco, meridionale protagonista di Io provo a volare, vive in assoluta povertà, coltivando il sogno di diventare un giorno un grande attore e poter quindi volare sulle ali del successo.
La frenesia di una grande città del nord Italia, dove anche il rito del caffè subisce un’esasperata accelerazione, seduce l’aspirante artista in frac che si ritrova diplomato e disoccupato ancor prima di aver potuto dimostrare le proprie qualità.
Le porte sbattute in faccia si moltiplicano e le circostanze costringono l’aspirante attore ad un ritorno alla propria amara terra, dove persino il vecchio cinema in cui mosse i suoi primi passi è mutato in un teatro kitsch, tristemente destinato a non aprire i battenti, preda di interessi politici.
Nel tentativo di demolire lo stabile, luogo emblematico del disfattismo e della corruzione, l’ambizioso giovane perde la vita sotto le macerie del tanto adorato ex cinema, guadagnandosi però il posto di spirito custode e la possibilità di esibirsi ogni sera a mezzanotte in compagnia di una coppia di buoni musicisti (Davide Berardi chitarrista e cantante e Bruno Galeone alla fisarmonica).
Il sornione e dinoccolato protagonista, Gianfranco Berardi, si dimostra istrionicamente capace di gestire racconti a più voci, frammenti di poesia, humor e balletti sfrenati sulle note dei più caratteristici successi di Modugno, inseriti come contrappunto alle vicende del giovane sognatore del Mezzogiorno.
L’autoironia e i giochi di parole, condotti con maestria dall’attore, si intersecano sino a creare una tela in cui il pubblico rimane intrappolato, in attesa di essere nuovamente stupito dalla sicurezza con cui Berardi tesse la trama dello spettacolo.
Un’accurata selezione dalla vastissima scelta musicale offerta da uno dei padri della canzone italiana, fornisce un’ottima materia prima resa poi malleabile da Gabriella Casolari attraverso consoni riferimenti biografici e suggestioni musicali mirate, giungendo alla creazione di uno spettacolo ben strutturato, intelligente ma mai nostalgico.
Meritatissimi sono i successi già ottenuti a Napoli e al JoakimInterFest in Serbia, occasioni in cui lo spettacolo della compagnia Berardi Casolari ha dimostrato la possibilità di una forma di intrattenimento che pur rievocando la tradizione musicale riesce a risultare attualissima e irresistibilmente coinvolgente.