Nove discorsi, tenuti da Kurt Vonnegut in altrettante università, spiegano che la felicità non è difficile da trovare: “Quando siete felici, fateci caso”
Dopo che la pubblicazione di Mattatoio n.5 nel 1969 gli diede fama internazionale, Kurt Vonnegut divenne uno degli oratori maggiormente richiesti per i tradizionali Commencement speeches, i discorsi ufficiali ai laureandi tenuti a fine anno accademico nelle università americane. Minimum Fax ne raccoglie nove, pronunciati dallo scrittore in altrettante università tra il 1978 e il 2004, e ne fa un volume: Quando siete felici, fateci caso.
«Non troverete bugie nei suoi consigli», assicura Dan Wakefield nell’introduzione, e, in effetti, Vonnegut non sembra aver nessuna intenzione di mentire: non promette futuri rosei, né guadagni assicurati, piuttosto fornisce semplici consigli per non soccombere all’ansia da successo, perché, parafrasando, «è molto probabile che non diventiate miliardari, ma a chi importa? Voi potrete avere qualcosa che i miliardari non hanno: la coscienza di avere abbastanza».
In tempi in cui sembra sempre più in voga la ricerca dell’eccezionale, in cui bisogna per forza strafare, essere dei “fenomeni”, Vonnegut predica la semplicità delle piccole cose. In quasi tutti i discorsi racconta la storia dello zio, Alex Vonnegut, il quale riteneva che gli esseri umani si rendessero conto troppo raramente della loro felicità e aveva così sviluppato l’abitudine di ricordare a se stesso quanto la vita fosse stupefacente, chiedendosi di tanto in tanto «cosa c’è di più bello di questo?».
Perché la felicità non è poi così difficile da trovare: bisogna solo creare attorno a sé una rete di conoscenze, non essere mai soli e, soprattutto, rispettare la prima e unica regola per vivere su questo pianeta, mutuata dalle parole di «quel grandissimo e umanissimo essere umano» che era Gesù Cristo: «bisogna essere buoni».
Vonnegut parla di sé, della sua infanzia a Indianapolis e della sua famiglia bislacca. Parla della guerra, della sua generazione «ubriaca fradicia di petrolio» e spera che ai giovani passi la sbronza, che trovino un carburante efficace quanto l’odio, ma meno inquinante. Parla anche della sua carriera universitaria e della laurea mai conseguita. La sua tesi in antropologia non fu mai accettata dalla commissione, ma gli permise di conoscere il professor Z, l’ultima ruota del carro del dipartimento, eppure uno di quegli insegnanti davvero degni di tal nome, «le cui lezioni possono rendere la vita molto più interessante e ricca di possibilità di quanto prima si credesse possibile».
Perché l’università, così come la intende Vonnegut, non è finalizzata a sfornare studenti modello, competitivi e agguerriti, ma persone migliori, in grado di rimboccarsi le maniche, di «prendere una piccola parte di pianeta e rimetterla in ordine».
Nel proprio piccolo, senza strafare. E senza dimenticarsi di essere felici, ovviamente.
Quando siete felici, fateci caso di Kurt Vonnegut (Minimum Fax, 2015, pp.107, 13 euro)
Foto di Abbey Hambright