Per Gottschall la finzione costruisce significati e visioni del mondo e le religioni ne rappresentiano la massima espressione
Che la narrazione cerchi nuove evoluzioni si dice da tempo. Che la letteratura sia morta, poi, anche di più. Ma le storie, in fondo, esistono da sempre e non sono mai cambiate più di tanto.
The storytelling animal di Jonathan Gottschall cerca di spiegarlo in chiave “evoluzionistica”. Tradotto in Italia col titolo L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani, il volume fa della narrazione una funzione legata alla sopravvivenza e all’adattamento della specie all’ambiente. La vita degli uomini, specialmente quella sociale, è qualcosa di piuttosto complesso: la fiction consente al cervello di fare pratica.
Ma la finzione serve anche a costruire significati e visioni del mondo. La mente umana cerca costantemente schemi significativi. Se diamo a una persona un’informazione casuale, che non rientra in alcuno schema, quella persona avrà una capacità molto limitata di non intesserla in una storia.
L’espressione massima del dominio della narrazione sulle nostre menti si trova nelle religioni. Si sono imposte come componenti stabili di tutte le società umane per una ragione molto semplice: le fanno funzionare meglio. La stessa ipotesi può essere facilmente adattata a tutta la fiction: le storie hanno una funzione eminentemente sociale ed etica. Vari studi hanno mostrato che i più profondi credi e valori morali degli individui sono modificati dalla finzione narrativa che questi consumano. E non è un certamente un caso se – sempre secondo gli studiosi – i lettori forti di fiction abbiano competenze sociali migliori di coloro che leggono principalmente non-fiction.
Quella di Gottschall, insomma, è una “storia” molto convincente. Seppure, a volte, l’interpretazione appaia stagnata su categorie ottocentesche e positiviste. Una lettura molto affascinante e stimolante, che richiederebbe, forse, qualche aggiornamento.
“L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani” di Jonathan Gottschall (Bollati Boringhieri, pp. 255, 22 euro)
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