Tullio De Mauro indaga l’evoluzione dell’italiano dal dopoguerra a oggi. Una lingua comune attraversata dalle sue varianti regionali. Ma che pochi padroneggiano
In ideale continuità con il pionieristico lavoro dedicato al periodo dall’Unità agli anni Sessanta, questa Storia linguistica dell’Italia repubblicana prosegue il discorso e lo porta fino agli anni Dieci del Duemila. Ma non si tratta di un semplice aggiornamento. Quando, nel 1963, uscì Storia linguistica dell’Italia unita, la disciplina era ancora ai primordi. La prima storia della lingua italiana propriamente detta, infatti, era uscita qualche anno prima – nel 1960 – per le cure di Bruno Migliorini, tra gli iniziatori dell’indagine storico-linguistica effettivamente focalizzata sull’italiano. Le metodologie e gli strumenti di studio erano, in quegli anni di sperimentazione, ancora da definire e l’approccio “sociologico” per indagare la linguistica contemporanea era tutt’altro che scontato. Il metodo strutturalista stava facendo in quel momento il suo ingresso in Italia grazie, in particolare, allo stesso Tullio De Mauro, che tradurrà il Cours de linguistique générale di De Saussure nel 1967, e a Cesare Segre il quale, dopo aver introdotto varia e fondamentale saggistica estera, nel 1969 pubblicherà il suo I segni e la critica. prima raccolta di saggi semiologici d’impianto strutturalista interamente concepita da uno studioso nato in Italia.
Il nuovo volume, dunque, s’inserisce in un contesto piuttosto avanzato della ricerca linguistica e ha la fortuna di potersi servire di strumenti scientificamente all’avanguardia, oltre che metodologicamente variegati. L’apporto della sociolinguistica ormai è imprescindibile e la dialettologia sincronica ha fatto passi da gigante. Approcci inevitabili perché – appunto – è di storia linguistica che si tratta e non di semplice storia della lingua.
Servendosi ampiamente di strumenti statistici – in particolare, L’Italia in 150 anni, la raccolta di statistiche storiche curata dall’ISTAT nel 2011 – lo studio ripercorre le tappe di un’evoluzione visceralmente legata ai progressi e alle resistenze (oltre che contraddizioni) sociali degli ultimi settant’anni di storia degli italiani: caratteristica che lo rende un libro pensato per addetti ai lavori ma facilmente fruibile e godibile anche da un pubblico più ampio.
L’Italia dell’immediato dopoguerra non era, sotto il profilo linguistico, molto diversa da quella postunitaria: analfabetismo dilagante e diffusione di monolinguismo dialettale la rendevano ancora piuttosto arretrata sul piano sociale e dell’integrazione nazionale. Il 1945 costituisce una svolta non solo sotto il profilo istituzionale. La creazione di una democrazia sostanziale è affiancata da un significativo miglioramento delle condizioni materiali oltre che da una sempre più imponente diffusione della parola scritta. La rinascita dei partiti di massa, il radicamento dei sindacati e delle associazioni di settore, la nascita e la diffusione – a partire dagli anni Cinquanta – della televisione, la massiccia migrazione interna renderanno la convergenza verso la lingua unitaria un fattore sempre più imprescindibile, che sarà affiancato dallo sviluppo di varietà regionali dell’italiano. Ma, per quanto crescesse, quella alla lettura resterà nel nostro paese un’abitudine piuttosto contenuta e che, ancora adesso, rappresenta uno dei principali fattori di arretratezza.
Se, dunque, il percorso linguistico dell’Italia democratica verso una lingua comune è stato grande e rapido (altrove si è compiuto attraverso secoli), l’acquisizione generalizzata e diffusa degli strumenti linguistici (specialmente nelle forme scritte) e culturali necessari ai cittadini di un paese avanzato sono ancora appannaggio di pochi. Il problema s’incardina sempre nello stesso punto, su cui il noto linguista batte il chiodo da anni (basti ricordare il fortunato volume La cultura degli italiani): l’analfabetismo di ritorno, che ancora oggi rappresenta un dato piuttosto eloquente, rilevato da tutte le indagini dedicate alle trasformazioni linguistiche dell’Italia.
“Storia linguistica dell’Italia repubblicana” di Tullio De Mauro (Editori Laterza, pp. 296, 20 euro, ebook 11,99 euro)
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