Scusi, quando arriva il 2019?

In Teatro

foto di Ilario Botto - tutti i diritti riservati ©

Il nostro anno è partito da qui. Scintilla Turbina Elica. Quali nomi migliori per fare da volano al neonato nuovo anno? Abbiamo brindato al nuovo anno con Le Sorelle Marinetti e il Quartetto Jazz dell’Orchestra Maniscalchi. E ve lo raccontiamo

C’è un teatro in via Fezzan dove tra una fila e l’altra di poltrone è possibile stendere le gambe, dove i posti sono sfalsati e dove l’attenzione è rivolta all’ambiente. Nel nome il programma. Ecoteatro. Le redini dell’ex Teatro Milano – Cinema sono state prese in mano dalla Muse Solidali Cooperativa Impresa Sociale, dal direttore Marco Daverio, dal responsabile culturale Vito Verdino e dall’esperta di ambiente e società Jenny Rizzo. A far parte dello staff anche un gruppo di studenti del corso di Scienze dello Spettacolo dell’Università degli Studi di Milano.

Dalla zona prossima al Giambellino, l’Ecoteatro si distingue per essere la prima sala a gestione sostenibile. Attenzione alla raccolta differenziata, risparmio energetico, produzione di energia da fonti rinnovabili, materiali di riciclo le parole chiave per questa start up che – come si può apprendere dal comunicato stampa – «guarda al futuro e vuole essere un primo esperimento per applicare il modello di sviluppo sostenibile al settore dell’arte e della cultura».

Una gestione quella dell’ Ecoteatro che punta a sensibilizzare la cittadinanza su buone pratiche green anche attraverso iniziative collaterali agli spettacoli. Parte dei proventi infatti, come comunicato nella serata di Capodanno, vengono destinati per la piantumazione di alberi in città. Impegno sociale ed ambientale sono i capisaldi di un teatro che ospiterà mostre e che punta a diventare un polo culturale importante in una zona considerata periferica. Un teatro di quartiere dove molti spettatori, soprattutto della zona, hanno scelto di brindare al nuovo anno.

Di scena le Sorelle Marinetti a cui si perdona tutto. Vivono la scena e sulla scena. Si scherniscono, parlottano e ridono tra di loro dietro il piano, tengono il tempo mentre danzano e si comunicano segnali di attacco, sembra che parlino un codice tutto loro e non sai più se è verità o finzione. Offrono un teatro altamente artigianale dove trapela tutta la loro umanità. Non boriosa ostentazione di sé, ma raffinata interpretazione di arrangiamenti swingati e popolari. Muse ispiratrici il Trio Lescano.

Classe, femminilità e verità la loro cifra distintiva.

Le regine contemporanee incontrastate dei ritmi anni Trenta , dello swing e delle canzonette sincopate insieme al Quartetto Maniscalchi hanno ripercorso successi italiani e non con gli occhi puntati verso il nuovo anno. Leggerezza la linea scelta per introdurre i brani proposti, alcuni a cappella ( la bravura e tecnica vocale del trio si è rivelata ancora una volta nel momento in cui gli interpreti hanno iniziato a cantare senza l’uso di microfoni, nonostante il rumore di fuochi d’artificio esplosi dopo la mezzanotte fuori dal teatro).

Brevi introduzioni storiche e di costume, burle tra sorelle quando discettano d’amore sono state accompagnate nella notte di Capodanno da una sottile atmosfera beneaugurante. I simpatici battibecchi tra la dolce e sognatrice Elica (Matteo Minerva) e l’ammiccante Scintilla (Marco Lugli) osservati da Turbina (la maggiore delle sorelle impersonata da Nicola Olivieri ) diventano così il pretesto per intonare successi come Lovefool, hit firmata The Cardigans o La Gelosia non è più di moda del Trio Lescano.

Un dono per le Sorelle Marinetti e il pubblico è stata l’esecuzione di Pryntyl, brano di Vinicio Capossela, testo di teatro-canzone che potrebbe ricordare Bertolt Brecht, «un accostamento non del tutto improprio – come spiegato dal M° Schmitz e dall’autore Bozzo durante una nostra conversazione – perché popolare è la tradizione a cui si rifà Capossela».

Un regalo per il pubblico anche poter scattare foto con le proprie beniamine ( Scintilla, Turbina ed Elica – non raro sentire tra gli spettatori all’uscita il nome della loro preferita), conversare a fine spettacolo con il direttore musicale, pianista e preparatore vocale Christian Schmitz ( il papà delle Marinetti) e con il regista e autore Giorgio U. Bozzo.

Non solo autore e mente da cui è nata l’idea delle Sorelle Marinetti, ma anche ottimo showman e uomo di teatro a 360° pronto a scendere dal palco e mettersi dietro il banchetto di vendita dei cd. Raccolte musicali, testimonianze di dieci anni di instancabile attività di un’idea partita più o meno in solitaria e destinata a rivelarsi uno dei più grandi successi teatrali en-travestì del terzo millennio.

E per chi se le fosse perse, per chi non le ha mai viste in scena, per chi volesse rivederle e riascoltarle la Compagnia d’arte varia Sorelle Marinetti tornerà a Milano, come si può apprendere dalla pagina del sito sorellemarinetti.it/events/, a Milano, sempre all’Ecoteatro con lo spettacolo Scusi, ha visto un pechinese?.

La ricostruzione di un’epoca culturale fervente e la necessità di tramandare la qualità della musica creata anche in Italia negli anni Trenta è un’ urgenza per il M° Schmitz «non per sciovinismo – come ama precisare – ma per non dimenticare. Era l’epoca di Pirandello – aggiunge – dei tempi lunghi, di una cultura ancora rurale e di famiglie che si ritrovavano ad ascoltare la radio».

Viene in mente la tradizione orale attorno a cui ci si raccoglie dal tempo dei racconti di miti fino ai giorni nostri. Ci sono stati il cinema, poi la tv. E il teatro che resta da sempre. Verrebbe da dire che forse, per una notte il teatro d’arte per tutti ha spostato il suo centro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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