3D, le tre dimensioni del mix teatro

In Teatro

La danza in 3D è solo uno dei tanti ambiti indagati dall’interdisciplinarità; Milano ne è sempre più attratta, a cominciare dagli spazi della “sua” Fondazione Prada…

Dal 30 di settembre al 9 di ottobre trova svolgimento, a Lugano, la venticinquesima edizione del  FITFestival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea. Una rassegna che è indicativa di una tendenza non tanto nuova, quanto rinnovata: quella dell’interdisciplinarità, l’avida inclinazione (!) a mescolare teatro, danza e tutte quelle forme d’arte in grado di intrattenere lo spettatore.

Nulla che anni di avanguardie non abbiano detto già, è vero, ma negli ultimi anni le rassegne fioriscono, e non tenerne cura per adeguarsi ai singoli canoni (il teatro di prosa, la lirica, la danza…) sarebbe quanto meno poco lucido.

FIT, per esempio, guarda al contemporaneo con attenzione, portando sulla scena artisti in arrivo da tutto il mondo. Cile, Belgio, Spagna, Svizzera, Israele e Italia sono le principali piazze da cui provengono gli artisti.

In scena passano in rassegna nomi di livello: dall’ormai acclamato regista cileno Pablo Larrain (che presenta il suo debutto alla regia, Acceso) alla pluripremiata Lucia Calamaro, una delle voci più interessanti a ragionare sul concetto di “tempo” in teatro, che porta in scena LA VITA FERMA: sguardi sul dolore del ricordo. C’è spazio per il ringhio campano di Scannasurice, con la triade Enzo Moscato (drammaturgo), Imma Villa (protagonista) e Carlo Cerciello (regista), viaggio senza ritorno nelle viscere di una Napoli che non perdona, filtrata dall’occhio impietoso di una baracca; e anche per le danze estoni di Theatre N099 con Eldorado, The Clowns’ Raid of Destruction, riflessione sull’umanità e i suoi limiti a portata di pagliacci.

E se parliamo di interdisciplinarità non possiamo che citare Ofesh Shechter, coreografo di origini israeliane che lancia sul palco le sue geometrie spezzate e le immerge in substrati ora mediorientali, ora nord-europei, creando un ordito immaginifico e sognante.

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L’interdisciplinarità lambisce anche le coste di Milano grazie all’appena passato (sipario calato lo scorso 25 settembre) Killing Desdemona  (foto sopra) al CRT: lo spettacolo del collettivo premiato con l’Hystrio Michela Lucenti/Balletto Civile (con musiche live del compositore Jochen Arbeit degli Einstürzende Neubauten) scaraventa in scena un grido spezzato di femmina, un sussulto di danze che gridano a una libertà tutta mancata, partitura selvaggia di voci e corpi.

E si resta a Milano con l’interessante progetto Attraverso i muri di bruma (, ideato dal coreografo scozzese Billy Cowie per gli spazi della Fondazione Prada. L’iniziativa deve il suo titolo alla poesia Sei es So composta dall’artista e scrittrice tedesca Silke Mansholt, peraltro scenografa dello spettacolo. Un evento realizzato in collaborazione con la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, che coinvolge undici allievi del corso di Teatrodanza e che si fa portavoce delle istanze in materia al centro della ricerca di Cowie, quella sulla danza in 3D, promossa dall’artista nei primi anni del Duemila. L’interdisciplinarità qui vive nelle sale e nelle galleria della Fondazione, dove troveranno spazio alcune proiezioni tridimensionali dei suoi film, oltre che a performance dal vivo come quella che, all’interno del cinema, vedrà protagonisti proprio gli undici danzatori.

Insomma, a Milano le discipline si fondono e si intrecciano senza sosta: forse la maniera di intendere l’intrattenimento in maniera così ampia si prepara ad abbracciare un pubblico non più relegato alle nicchie, ma quanto più trasversale possibile. È difficile, soprattutto in questi tempi di radicale disinteresse; ma non impossibile.

Per le foto si ringraziano Michela Lucenti/Balletto Civile e Attraverso i muri di bruma per Fondazione Prada

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