Partendo dal memoir di Joanna Rakoff, il canadese Philippe Falardeau ricostruisce l’incredibile vicenda di una giovane aspirante scrittrice: sbarcata a New York negli ani 90, per vari mesi rispose alle lettere dei fan dell’autore del “Giovane Holden”, fingendosi lui. E senza aver letto i suoi libri
Si intitola Un anno con Salinger e vede protagonista proprio J. D. Salinger, anche se lo schivo autore di The Catcher in the Rye – Il giovane Holden nell’edizione italiana – in realtà si vede solo di spalle, mentre si allontana con passo elastico e inesorabile. Al massimo si sente la sua voce risuonare nella cornetta del telefono. Nulla più. Come è noto, Salinger è scomparso dalla scena del mondo al culmine del successo, intorno alla metà degli anni Sessanta, e fino alla morte, avvenuta nel 2010, si è rifiutato di apparire a eventi letterari di qualsiasi genere, di rilasciare interviste a chicchessia, di rispondere alle lettere dei tantissimi ammiratori che non hanno mai smesso di scrivergli, per decenni, invocando anche solo una laconica risposta, un minimo cenno di interesse.
Proprio in questo spazio vuoto si inserisce la storia raccontata dal film di Philippe Falardeau, tratto dal memoir pubblicato nel 2014 da Joanna Rakoff. Giovanissima californiana appena sbarcata a New York intorno alla metà degli anni Novanta, Joanna (Margaret Qualley) scrive poesie, ma non ha il coraggio di rivendicare per sé stessa lo statuto di poetessa: così va a lavorare come segretaria tuttofare in un’agenzia letteraria guidata con pugno di ferro dall’algida e sprezzante Margaret (Sigourney Weaver). Intanto decide, giusto per farsi del male, di andare a convivere con un aspirante scrittore piuttosto antipatico e troppo pieno di sé in un miserabile appartamentino bohémien, da intellettuali infelici, in quel di Brooklyn, dove non c’è neppure un lavello in cucina e tocca lavare piatti e pentole nella vasca da bagno, operazione quotidiana tutt’altro che entusiasmante.
In attesa di trovare una strada, o anche solo un vicolo dove infilarsi e prosperare, Joanna si trova alle prese con un compito assai delicato: leggere le tante lettere degli ammiratori di Salinger e rispondere, in teoria usando una formula preordinata e sempre uguale. Ma lei non ci riesce a ignorare sogni e bisogni, appelli e confessioni dei tanti che non sono rimasti indifferenti al Giovane Holden e al suo inafferrabile autore. Così comincia a rispondere di testa sua, anche se lei i libri di Salinger non li ha nemmeno mai letti. Praticamente il modo migliore per cacciarsi nei guai! Tuttavia, prendere iniziative balorde può a volte rivelarsi una buona scelta, ed è comunque sempre meglio che limitarsi a fare il soldatino ottuso e ubbidiente. Perché può essere il modo per scoprire che cosa davvero si vuole fare nella vita. E quale prezzo si è disposti a pagare.
Non si tratta certo di temi nuovi, e nemmeno si può dire che siano trattati in modo sorprendente, ma il film del canadese Philippe Falardeau (già autore del commovente Monsieur Lazhar) riesce ugualmente a cogliere nel segno, confezionando un racconto di formazione al femminile sotto forma di commedia, gradevole, emozionante, mai stucchevole. Merito di una scrittura accorta e seducente, di un ritmo narrativo tranquillo ma coinvolgente, e di una protagonista – Margaret Qualley, la figlia di Andie MacDowell che abbiamo già visto in C’era una volta a… Hollywood di Tarantino, oltre che nelle serie tv The Leftovers e Maid – semplicemente perfetta nel suo mix di coraggio e fragilità, sorridente spavalderia e tenera fiducia nel futuro, quello che ognuno di noi ha bisogno di costruirsi da solo. Costi quel che costi. Non è forse questa l’immortale lezione che ci ha lasciato Jerry Salinger e il suo giovane, rabbioso, indimenticabile Holden?
Un anno con Salinger di Philippe Falardeau, con Margaret Qualley, Sigourney Weaver, Douglas Booth, Seána Kerslake, Colm Feore