Brandon, mio Brandon

In Musica

Dallo studio di registrazione al palco: abbiamo messo due esperienze musicali a confronto per capire come cambia la musica in due contesti diversi

Silvia – Ho sempre pensato che un concerto dipendesse al 50% dagli artisti sul palco, e per l’altro 50% dal pubblico. Quindi quando sono entrata al Fabrique la sera del 5 giugno per il concerto di Brandon Flowers e ho visto che il locale era semivuoto ho pensato: qui si mette male. Sono partita un po’ prevenuta, lo ammetto. In fondo dal leader dei The Killers mi aspettavo un sold out; «questo è uno che ha riempito Wembley – ho pensato – e non riempie il Fabrique?». E in quel momento ho realizzato che probabilmente i presenti non erano fan del Brandon Flowers dei The Killers, quello che riempie gli stadi, ma di Brandon Flowers e basta, quello che ama le sonorità anni ’80, quello che con Flamingo e il più recente The Desired Effect – di qualità molto superiore rispetto al primo lavoro solista a mio parere – ha dimostrato a tutti di sapersela cavare anche da solo. E piuttosto bene direi.

Chiara – Infatti The Desired Effect mi è piaciuto tantissimo, e sicuramente meritava più affluenza al Fabrique! Però si sente indubbiamente un distacco dalle sonorità dei Killers, come dici tu. Già in apertura con Dreams Come True si percepisce l’estetica dell’album, volta alla scrittura di canzoni pop da urlare e ballare allo stesso tempo. Il disco è un trionfo di colori e di riferimenti anni ’80 che non solo funzionano ma vengono anche reinventati in modo interessante da Flowers. Ad attingere più di ogni altro pezzo dalla tradizione anni ’80 è forse I Can Change, nella forma di un sample dei Bronski Beat. Neil Tennant, leggenda dei Pet Shop Boys, aiuta nei cori. Can’t Deny My Love, il singolo, si butta invece a corpo morto nel genere disco-pop con un pezzo sull’amore travagliato a dir poco travolgente.

S – E Can’t Deny My Love è una canzone che rende moltissimo anche live. È un brano che riesce a coniugare un bel ritmo con un testo ben scritto; è sicuramente una delle canzoni che ha coinvolto di più il pubblico. La scelta di iniziare il live con Dreams Come True e Can’t Deny My Love è stata studiata benissimo. Il pubblico si è “scaldato” subito  ed è entrato nel mood che poi ha tenuto per tutto il concerto. E da Crossfire – bellissimo brano tratto dal primo album solista di Flowers – in poi l’energia del pubblico si è mantenuta.

C – Mi sembra giusto. Sotto la ballabilità di The Desired Effect si nasconde l’abilità di Flowers come scrittore di testi. Per esempio, in Lonely Town Brandon focalizza la disperazione di un amore finito e delle aspettative di un bambino che non si realizzeranno mai. Il testo delll’ultima canzone dell’album, The Way It’s Always Been, forma un quadro perfetto, con tanto di sfumature religiose, dell’esperienza di vivere aspettando che qualcosa cambi. Scommetto però che i testi più cantati al concerto fossero quelli dei pezzi dei Killers. Quali ha deciso di riproporre?

S – Io speravo che suonasse Somebody Told Me, e ovviamente non l’ha fatto! Ha suonato tre canzoni dei The Killers su una scaletta di 16 brani. Prima Jenny Was A Friend Of Mine, riarrangiata rendendola più pop rispetto alla versione originale – che non mi ha entusiasmata – e poi due grandi classici della band: Human e la bellissima Mr. Brightside.

C – Certe volte sembra che gli artisti facciano apposta a non fare le tue canzoni preferite!  Mr. Brightside però rimedia a tutti i mali. Peggio quindi per chi non era al Fabrique, che comunque può rifarsi con l’album.

Brandon Flowers, The Desired Effect (Island Record)

Fotografia di Angela_Anji

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