E non è un complimento. I tre hanno presentato al Carroponte un programma gradevole, ma la loro inconfondibile impronta schifida è apparsa sbiadita
Ormai lo sanno tutti: non c’è miglior complimento per il frontman dei Primus, Les Claypool, che andare da lui dopo un live, stringergli la mano e dirgli in faccia «Ehi, fai schifo!». Grazie, ti risponderà.
È infatti dai tempi del loro primo LP in studio Frizzle Fry, nel lontano 1990, che i fan gridano «Primus sucks!» ai loro concerti. È il loro motto, il loro marchio di fabbrica, lanciato proprio da Claypool agli albori della storica band californiana, il segno che finché i Primus fanno schifo va tutto bene.
Il loro thrash-funk virtuoso e bizzarro («psychadelic-polka» l’ha definito una volta Claypool) si è sempre accompagnato a questo tipo d’ironia caustica, nei testi e nell’immaginario, tra navi che solcano mari di formaggio e maiali che sguazzano nella soda. Uno stile grottesco, a tratti sinistro, che ritroviamo nella loro ultima fatica Primus & The Chocolate Factory with the Fungi Ensemble, il live di sabato 13 al Carroponte.
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Come suggerisce il titolo, si tratta di un remake della colonna sonora di Willy Wonka and the Chocolate Factory, film del ’71 con Gene Wilder nei panni di Mr. Wonka, personaggio per il quale il frontman nutre da sempre una passione. Per l’occasione i Primus ritornano alla lineup delle origini: Les Claypool (voce, basso e contrabbasso elettrico), Larry “Jesus meets Chewbacca” LaLonde (chitarra) e Tim Alexander (batteria), assente dal ’95.
La prima parte del concerto ripercorre spedito la loro carriera, dai primi album fino al più recente Green Naugahyde. Pezzi come Wynona’s Big Brown Beaver, Too Many Puppies, My Name Is Mud trasformano il pubblico in gioiosi coniglietti in acido, pronti a canticchiare le furiose linee di basso del navigato Les. Tempo nove pezzi e cala il sipario.
Il cambio di scenografia ci introduce nel loro nuovo lavoro: un mondo di funghi gonfiabili e leccalecca giganti, dove gli Umpa Lumpa ballano ambiguamente e Claypool può sfoggiare l’abito e il cilindro del suo cioccolataio preferito. Lo raggiunge anche la Fungi Ensemble, composta da Sam Bass (violoncello) e Mike Dillon (vibrafono, marimba e tablas).
Qui però qualcosa non va. In un intervista, il buon Claypool ha definito i nuovi arrangiamenti come un mix tra il primo Peter Gabriel, Dark Side of the Moon e i Residents. Sarà, ma l’impronta inconfondibile dei Primus sembra sbiadita. I brani sono circondati da un’atmosfera genericamente sinistra, priva di quella “peluria” audace che ricopre le loro passate produzioni. Gli interventi più interessanti sono un’eco di altri lavori e spicca una generale svogliatezza nell’arrangiamento, ad eccezione dell’ottima Golden Ticket e degli squinternati assoli di vibrafono e violoncello, che mantengono l’attenzione sopra la soglia critica.
A conti fatti il live resta godibilissimo, ma la stanchezza in casa Claypool si fa sentire. Primus & The Chocolate Factory risulta un prodotto sottotono, impacchettato in una carta scenografica di ordinaria stravaganza, che nulla ha da spartire con quello schifo a cui Les e soci ci hanno abituati.
Primus & The Chocolate Factory with the Fungi Ensemble al Carroponte
Foto di copertina di Primus