A Mosca è in atto un boom culturale e la musica è ovunque: nelle sale da concerto, nei teatri, nei bar, per strada e nei parchi che costellano la città
Quando il mio amico Il’ja, tenore al Helikon Opera, mi ha detto che a Mosca era in atto un boom culturale, sinceramente non gli ho creduto. Non sono sempre così scettica verso gli amici, ma tra la crisi internazionale e quella del rublo l’idea di una fioritura artistico-musicale spontanea e improvvisa mi suonava strana. Solo quando sono arrivata con la mia valigia a Mosca ho potuto vedere quanto di vero ci fosse in questo.
Una parola su Mosca: è enorme, sconfinata, caotica, una città di diciotto milioni di abitanti (contando pendolari e satelliti dalle città vicine) in perenne movimento, dove i negozi non chiudono mai e la gente vive costantemente fuori di casa, tra massacranti ritmi di lavoro e desiderati momenti di svago.
Ma la musica è ovunque: nelle sale da concerto, nei teatri dell’opera e di musical, nei bar e nei locali, nei birrifici artigianali che spuntano come funghi seguendo la tendenza del momento, per strada, lungo l’Arbatskaya, la Tverskaya e le altre vie del centro, nei giardini e nei parchi che costellano la città, nei sottopassaggi della metropolitana, alle fermate degli autobus.
E la maggior parte dei concerti, improvvisati o no, è gratis. Mettiamo caso che uno si trovi dalle parti di Pushkinskaya, in centro, e voglia fare un salto al giardino Ermitaž – tra una fontana e l’altra, almeno tre padiglioni di diverse dimensioni con in mezzo un palco che raramente resta vuoto, oltre a un teatro dell’opera (sì, dentro il parco) dove d’estate si tiene la stagione di lirica e balletto (in programma, tra gli altri, Giselle e il Lago dei Cigni). Proprio al giardino Ermitaž ho ascoltato gratis i Les hurlements de Léo, storico gruppo rock francese dalle sonorità un po’ gipsy e un po’ ska, arricchito da strumenti come violino, tromba, sassofono e contrabbasso.
Teatro assoluto delle manifestazioni musicali spontanee è invece il Parco Gor’kij, fermata Park Kul’tury o Oktjabrjaskaja – un gigantesco giardino sulle rive della Moscova dove i musicisti si incontrano, si aggregano e si esibiscono gratuitamente a partire dal tardo pomeriggio fino a sera inoltrata, e dove non mancano concerti di vario genere, all’aperto o in teatri come il Zelenyj Teatr: dallo swing al jazz, ai canti cosacchi che qui spopolano, passando per l’opera, il rock e il pop russo. Proprio al Zelenyj Teatr presto saranno in scena i Korol’ i shut, leggendaria punk-horror band, con la partecipazione straordinaria di Aleksej Gorshenev, fratello dello scomparso leader Michail Gorshenev.
Ma che “aspetto” ha la musica contemporanea russa? Chi abbia in mente le Tatu o le Serebro ha un po’ ragione e un po’ no. Gli ultimi decenni di musica pop russa mostrano una decisa influenza dell’elettronica, senza mezze misure, un po’ come se gli anni ’80 non fossero mai finiti. Ma resistono anche sonorità più tradizionali – fisarmoniche, accompagnamenti di chitarra nuda in stile bardy, persino balalaike – che subiscono talvolta inaspettate derive disco-dance (ascoltare per credere la versione di Moskva Zlatoglavaja di Filipp Kirkorov).
Mentre sulla scena musicale continuano a impazzare storici personaggi come Alla Pugacheva, Valerij Leont’ev, il già citato Filipp Kirkorov (ben lontano purtroppo dai tempi gloriosi e trash di Medsestra e Milaja) e la più giovane Natalie (attiva comunque dagli anni ‘90), le nuove generazioni si trovano a un bivio tra l’emulazione delle hit americane (cantanti come B’janka, la regina dell’ R’n’B russo, le già citate Serebro) e la ricerca di un suono proprio, nuovo, diverso.
Per questi ultimi la tendenza dominante sembra essere, come già accennato, l’elettronica, che vede tra i protagonisti Mu Juice, nome d’arte del musicista e dj Roman Viktorovic Litvinov, il cui attesissimo concerto si è tenuto a Mosca il 25 luglio. Interessantissimo anche il gruppo Burito, attivo dal 2012, la cui hit Mama ha monopolizzato i canali musicali e le stazioni radio.
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Con sonorità più vicine al reggae e al funky si fanno notare il duo 5’nizza (gioco di parole fra il numero cinque in russo, “pjat’” e la città francese Nizza, che letti insieme si pronunciano come “pjatnica”, “venerdì”), riunitosi recentemente per una serie di concerti nelle principali città russe, e la band dall’incredibile nome Pizza, in concerto a Mosca il 25 luglio e il 6 agosto.
Per quanto riguarda la scena rock, resistono gli storici Mumi Troll’, attivi dal 1983 e tuttora amatissimi, e i Leningrad
celebri soprattutto per i loro testi eccentrici, sfrontati, spesso sboccati (frequentissimi gli insulti e i riferimenti all’alcol), cui si affiancano le nuove generazioni: gli On-the-go di Togliatti (centro amministrativo del distretto di Stavropol), in bilico tra indie rock e pop, il gruppo pop-rock Marsel’, e novità tutte moscovite come i Trud, i Polly Wants, gli Orange house, i Cavestompers, i Cricket Captains, gli Hide.
Parlando dei Mumi Troll’, non si può non menzionare uno dei locali-istituzione di Mosca, sulla Tverskaya quasi all’altezza del Cremlino, e che porta proprio il nome di Mumi Troll’ Music Bar: fondato proprio dalla band di Vladivostok, ospita in un’atmosfera da Saturday Night Fever i migliori gruppi emergenti di Mosca, facendo da trampolino di lancio a un gran numero di giovani talenti.
Il calendario dei concerti, fittissimo e molto vario (e gratis!), prevede in questa stagione i Deep Winters, i Pati, i Letat’!, le Sherlock Blonde, i Nebo Popolam, oltre ai già citati Cricket Captains. Altro locale dove è possibile ascoltare musica dal vivo, specie rock indipendente ed elettronica, è il China Town Café al Lubjanskij proezd, in zona Kitaj Gorod.
Anche in questo caso la programmazione è molto varia, non sempre gratuita ma comunque a prezzi popolari (l’equivalente di cinque-sei euro): tra gli eventi di spicco, il festival di musica indie Indushata, alcune delle cui tappe si tengono proprio nel locale.
Per quanto riguarda invece i gruppi emergenti “minori”, se così si possono chiamare, da segnalare il Denwar’s Powehouse (o solo Powerhouse) in zona Parco Gor’kij: la migliore musica alternativa di Mosca in un ambiente che non è solo un bar, non è solo un ristorante, non è solo uno studio di registrazione – è, come lo chiamano loro, una “bratstvo”, una confraternita.
Cosa non perdere da oggi al 31 agosto
Estathé Market Sound si è imposto con una programmazione estiva senza precedenti, in termini di continuità, qualità e varietà dell’offerta – nonché di prezzi, alla portata di tutti. Giovedì 27 i Mercati Generali ospitano i Gogol Bordello: in attività dal 1993, capitanati dall’istrionico frontman Eugene Hütz, hanno reso celebre il loro sound, un fortunato incontro tra il punk-rock americano e le sonorità folk tzigane, contribuendo alla nascita dello stile noto come gipsy-punk.. I loro concerti sono scariche di emozione pura: mancare è da democristiani.
Sullo stesso palco, sabato 29 si continua a celebrare il punk con una pietra miliare del genere: Marky Ramone, accompagnato dai Marky Ramone’s Blitzkrieg. Se dovessimo prendere sul serio l’adagio “live fast, die young”, lo storico batterista dei Ramones sarebbe a pieno titolo da considerarsi un sopravvissuto, con una vita di eccessi alle spalle, che fu fatale per i membri originari della band. Chissà se lo smalto è ancora quello di un tempo, nel dubbio un salto si fa. Entrata gratuita.
Per chi sempre sabato volesse orientarsi sulla musica indipendente italiana, al Carroponte va in scena la prima edizione del Musicraiser Festival, organizzato dal portale di crowdfunding che negli ultimi due anni ha finanziato oltre 500 progetti musicali, registrando una significativa partecipazione “dal basso”. La serata vedrà avvicendarsi i Marlene Kuntz, i Marta sui Tubi, i Post-CSI – no, non ci sarà Giovanni Lindo Ferretti, se ve lo stavate chiedendo. Tra gli emergenti il cantautore Massaroni Pianoforti e il rapper Evergreen, tra i tanti che si sono appoggiati alla piattaforma web.
Ben piantati nel baricentro della Scala, Gustavo Dudamel e l’orchestra Simón Bolívar il 31 agosto raccordano il Venezuela di El Sistema al grande sinfonismo russo. Programma cjaikovskiano: dalle ricercate fantasie giovanili La tempesta e Romeo e Giulietta, alla piena maturità della sesta sinfonia.
Immagine di copertina di Ed Yourdon