“We Are Your Friends” del 33enne, forse promettente Max Joseph, si candida a primo blockbuster su dj e festival dance. Tentativo timido, con finale catartico
Chissà se quelli della MTV Generation hanno mai visto Trainspotting? E chissà se l’ha visto Max Joseph, ideatore e conduttore del reality Catfish, trasmesso proprio dalla rete videomusicale statunitense, ora al suo esordio nella regia di un lungometraggio con We Are Your Friends? E se l’ha visto, chissà come ha fatto a capirne (o a volerne capire) così poco?
Ambientato nel mondo della EDM, la musica dance elettronica, il suo film racconta le avventure e il divertimento, ma anche lo smarrimento e il disagio, di un gruppo di ventenni della San Fernando Valley: Cole, Mason, Ollie e Squirrel sono veri amici all’americana, si spalleggiano nelle risse, si chiamano “bro”, si fanno i selfie col dito medio e si danno il cinque dopo aver rimorchiato il sabato sera. Ma a Cole (Zac Efron, ex stellina di High School Musical convertito alla commedia su grande schermo) tutto questo non basta: vuole “essere meglio di così”, sogna di diventare un dj di successo, passando le giornate con le cuffie in testa tra il computer e la strada, alla ricerca del sound perfetto, quello che fa muovere i corpi e battere i cuori al ritmo giusto. A dare la svolta alla sua vita sarà l’incontro con l’esperto dj James Reed (Wes Bentley, American Beauty, Hunger Games, Interstellar), e soprattutto con la sua compagna, l’affascinante e misteriosa Sophie (la modella Emily Ratajkowski, già vista di recente in Gone Girl).
La ricetta, sulla carta, potrebbe funzionare, e richiamare alla mente per certi aspetti il capolavoro di Danny Boyle: gioventù post-liceale allo sbando, sessodrogaediscoteca, trovate visive interessanti, una voce narrante a dar subito confidenza allo spettatore, e, soprattutto, il legame a doppio filo con una colonna sonora che è la vera protagonista del film. Ma pur essendo proprio le incursioni nello stile da videoclip i momenti in cui la pellicola dimostra più coraggio, il problema è che a We Are Your Friends pare mancare la voglia di rischiare davvero. Se Trainspotting funzionava proprio perché era brutto, sporco e cattivo, l’occhio azzurro da bravo ragazzo di Zac Efron è invece da subito il preludio a un prodotto edulcorato, patinato e un po’ tamarro. Una compilation di hot pants e canotte, bicipiti e fondoschiena alla Jersey Shore, che parte vivace e accattivante ma fallisce nel dare allo spettatore qualcosa in più, sacrificando le pur buone idee del regista sull’altare di un prodotto per adolescenti ridotto a mero esercizio di stile.
Persino la musica, vero motore del progetto fin dalla prima stesura, è un’elettronica dalla faccia pulita, gradevole ai profani e con tanto di spiegazione da manuale (letteralmente!) del dance floor a partire dall’ABC. Tutto intorno, in una California dalle tinte sempre fluo, feste e rave party sono giostre colorate in cui trovare l’anima gemella e buttar giù pasticche come fossero Tic-tac, almeno fino al colpo di scena catartico, moralizzatore, di quelli che speri sempre non arrivino ma sai che prima o poi ti tocca.
Detto del film, resta comunque in sospeso il giudizio sul pur promettente (e appena 33enne) Max Joseph, in attesa magari di una seconda fatica con meno paura del famigerato rating R. Intanto, come spesso accade nel cinema (ma non solo), saranno il tempo e il botteghino i veri giudici di We Are Your Friends: basterà l’intuito di aver realizzato il primo blockbuster (forse) sul fenomeno dei dj e dei festival dance, o poteva e doveva essere molto meglio di così?
We Are Your Friends, di Max Joseph, con Zac Efron, Emily Ratajkowski, Wes Bentey, Jon Bernthal