È tempo di festeggiamenti per gli adulti-bambini di Schulz. Una mostra allo Spazio fumetto e un film celebrano i Peanuts e la loro infinita saggezza.
Si chiamavano Li’l folks ed erano il progetto di un giovane disegnatore del Minnesota che si firmava Sparky. Tratto morbido (in linea con l’iconografia pop fine anni ’40), battute un po’ acerbe, ma in quelle strisce dove un bambino dalla testa rotonda si aggirava goffo nel suo piccolo cosmo di amichetti, c’era già tutto il potenziale dei Peanuts. Già, perché è proprio del “caro vecchio Charlie Brown” che stiamo parlando. Complice l’uscita nelle sale cinematografiche di Snoopy & friends –il film dei Peanuts, che celebra i 65 anni dalla pubblicazione della prima striscia, in molti si sono messi a rispolverare la propria passione per le creature di Charles Schulz (1922-2000) a cominciare da WoW-spazio fumetto che dedica a Il fantastico mondo dei Peanuts una mostra temporanea. Impossibile non pensare, di primo acchito, a una calcolata operazione commerciale e del resto anche il film che si affida alla regia di Steve Martino (vedi alla voce L’era glaciale 4) non sembra avere altre ragioni se non quelle di botteghino. Eppure entrambe le iniziative conservano una loro autenticità e una certa autonomia: a separarle non è solo la diversità del mezzo che impone trattazioni differenti, ma un approccio intellettuale che si rivolge a pubblici diversi.
PSYCHIATRIC HELP 5¢ – the doctor is in
In cambio di qualche centesimo Lucy è sempre pronta a dispensare, a suo modo, la propria saggezza. Certo i consigli a volte sono un po’ bruschi e disordinati, ma non si può dire che non ci si metta d’impegno. Non è molto diverso ciò che accade al museo di viale Campania dove per cinque euro si possono raccogliere diverse informazioni sull’indole di Linus e compagni. Allestita come un lungo corridoio che si snoda in un unico spazio, la mostra offre insieme alle innumerevoli strisce (quasi esclusivamente stampe e riproduzioni) una moltitudine di pannelli esplicativi che elargiscono, in ordine sparso, una gustosa aneddotica sulla storia del creatore ma anche sull’evoluzione dei personaggi e le tematiche socio-politiche ad essi connesse. Ecco allora che accanto alle vignette di uno Snoopy “astro-beagle” (tributo alla missione lunare “Apollo 10” in cui i moduli spaziali vennero battezzati Snoopy e Woodstock dagli stessi astronauti), si trova il carteggio tra Schulz e i fan che chiedono a gran voce l’inserimento di un personaggio di colore nel “cast delle noccioline”(cosa che avverrà nel 1968 con Franklin).
Il fascino e il successo dei Peanuts, del resto, è sempre stato quello di non rinunciare al confronto con la realtà, ma anzi di usare l’infanzia come filtro di levità con cui interpretare la complessità della vita. Adulti-bambini (Li’l folks per l’appunto), Charlie Brown e soci hanno sempre dato prova di grandi capacità introspettive, di interessi fuori dal comune (si pensi a Schroeder e alla sua passione per Beethoven) e di un’inarrestabile capacità immaginativa (Snoopy su tutti). Non sorprende allora scoprirli icone di emancipazione per la cultura sessantottina sul periodico Linus. Qui, grazie alla lungimiranza di Giovanni Gandini prima e di Oreste del Buono poi, ottennero la celebrità nel nostro paese diventando in breve tempo oggetto di culto e, col passare degli anni, del merchandising. Un aspetto che la mostra non trascura offrendo al visitatore una vasta gamma di gadget, dischi (da segnalare Snoopy contro il barone rosso di Giorgio Gaber), videogiochi fino ad arrivare al trailer del fatidico film.
Non chiamatele noccioline!
Non che il lungometraggio sia, come si diceva al principio, un prodotto senz’anima, anzi rimane piuttosto rispettoso dei dettami di Schulz (il soggetto e la sceneggiatura sono, del resto, a opera dei suoi discendenti diretti), ma mirando a intercettare il pubblico dei più piccoli (il più redditizio per il cinema di intrattenimento), annacqua irrimediabilmente lo spirito mordace degli originali.
È come se guadagnando in tridimensionalità, le “personcine” di Schulz perdessero spessore, rischiando davvero di ridursi a “noccioline” (un nome da sempre inviso al disegnatore che lo riteneva sminuente), figurine di poco conto in un panorama d’animazione pieno zeppo di personaggi carismatici. Tanto che non basta nemmeno l’irresistibile carica immaginifica ben rappresentata dalle mirabolanti fantasie del bracchetto trasformista a risollevare le sorti di un film riservato quasi esclusivamente ai bambini.
Un difetto di infantilismo che non tocca invece la temporanea di Wow che, pur adatta a un pubblico trasversale, sembra privilegiare l’interesse del visitatore “aficionado” e nostalgico. Nonostante i suoi notevoli limiti di allestimento (a tratti approssimativo, a tratti decisamente trascurato) e un palpabile rischio di logorrea da apparato, la mostra si rivela rispetto al film più fedele alla sfaccettata cosmogonia schulziana. Una sintonia ben documentata nella parte conclusiva della mostra dall’eloquente sequenza fotografica in cui si vede Schulz alle prese con la stesura di una striscia. Prima dei personaggi, dei dettagli e dello sfondo, la mano del disegnatore affronta le battute. Come a dire: i disegni sono importanti, ma lo è anche il pensiero che esprimono.
Il fantastico mondo dei Peanuts, WoW – Spazio fumetto, fino al 10 gennaio 2016.
Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts, di Steve Martino.
Immagine di copertina: L’evoluzione di Charlie Brown.