Un po’ meno Peanuts e qualche nuovo autore in più ovvero come si cambia restando se stessi: e poi anche mappe, poesia e concorsoni, racconta Giovanni Robertini
È difficile che un mensile possa cogliere l’attimo quando si tratta di eventi di attualità. Ma il numero di dicembre di Linus è riuscito nell’intento dando una forma al sentimento di molti riguardo ai fatti di Parigi. In copertina campeggia un’illustrazione di Manuele Fior, un fumettista italiano che vive a Parigi, che replica la famosa foto del bacio di Robert Doisneau, i due ragazzi che si abbracciano, ma questa volta invece che essere in mezzo ai tavolini dei café, sono in mezzo alla polizia in assetto da sommossa.
Solo pochi giorni prima, per Cultweek, avevo avuto una lunga chiacchierata con Giovanni Robertini, il nuovo direttore della storica rivista che è tornata in edicola per il suo cinquantesimo compleanno.
Una delle prime cose di cui abbiamo parlato con Robertini era proprio la difficoltà che ha un mensile di riuscire a cogliere l’evento. Sorprendentemente però, la copertina del numero di dicembre pare dire che, in qualche modo, nelle occasioni importanti l’anima di Linus riesce comunque a fermare l’attimo.
Una capacità che secondo Robertini è parte della storia della rivista: «Il Linus di un tempo aveva come missione quella di essere ponte tra la borghesia e i movimenti giovanili, mettendo in contatto due mondi molto diversi. E lo faceva cercando di parlare di politica con un linguaggio diverso, con leggerezza, ironia e curiosità. Con internet che rende le notizie ancora più veloci, è praticamente impossibile stare sull’attualità, ma credo che per noi fare politica oggi voglia dire offrire sguardi tangenziali sulla realtà. Ci piace l’idea di costruire delle visioni. Non necessariamente giuste o sbagliate, ma sono visioni che vogliono immaginare un mondo e di provare a raccontarlo».
Ecco, credo che se riprendessimo quella conversazione, Giovanni Robertini converrebbe con me che la copertina di dicembre è una felice espressione di questo sguardo tangenziale che il nuovo Linus tenta di avere sulle cose. Dimostra anche che Robertini, giornalista e autore televisivo che a lungo ha lavorato in molti programmi fra i quali Le Invasioni Barbariche, sa bene che se non puoi dare la notizia per primo, conviene allora darla a modo tuo. E l’illustrazione di Fior ne è la prova.
Robertini è in carica solo da qualche mese, ma si è dato un compito preciso: «Nel cinquantesimo compleanno fare un cambio di rotta era doveroso. Soprattutto in un momento in cui il fumetto va benissimo. L’idea è quella d’intercettare tutto quel mondo che si è avvicinato al fumetto negli ultimi cinque, dieci anni e che cerca un tetto sotto il quale trovare cose un po’ diverse dalle graphic novel. Serve una rivista che funzioni un po’ da aggregatore. Quindi il tentativo è quello di scoprire e portare nuovi autori dentro Linus, che in fondo è anche nel Dna del giornale. Sia autori di comix, anche con storie e reportages a fumetti, un genere che va tantissimo in Francia. Sia autori di satira, che negli ultimi anni è stata completamente delegata alla televisione, da Guzzanti arrivando fino a Crozza, mentre i giornali di satira praticamente non esistono più in edicola, da Cuore a il Male, come non hanno resistito neanche gli inserti di alcuni quotidiani. Però la satira più propriamente politica non cattura più come una volta quando c’era lo scontro forte, come ai tempi di Berlusconi. Non è più il momento. Per questo vorremmo fare una satira più su noi stessi, sui tic del contemporaneo».
Robertini continua a raccontare: «Abbiamo creato un gruppo di satira importante, sotto la direzione di Giorgio Cappozzo: da Maurizio Milani ad Alessandro Gori fino ad alcuni autori televisivi, o gente come il comico Saverio Raimondi. Con loro prepariamo quegli articoli che sono una parte fondamentale della rivista. Fu Oreste del Buono, direttore di Linus dal 1972 al 1981 che inventò questo sistema che definiva “montagne russe”: fumetto, articolo, fumetto, articolo… Ma è importante, visto che parliamo di montagne russe, che queste diano degli scossoni. E quindi cerchiamo di legare la satira all’approfondimento culturale. Per quel che riguarda il fumetto vero e proprio poi, pensiamo a due strade: convincere certi autori a mischiarsi con bravi fumettisti per produrre cose nuove. Oppure portare sul giornale la new wave del fumetto, da Dr Pira a Tuono Pettinato a Gipi, una novità rispetto a prima quando Linus si affidava soprattutto ai disegnatori americani. Fermo restando che rimangono i grandi nomi a cui siamo abituati. Ma ci saranno un po’ meno Peanuts e qualche nuovo autore in più».
L’operazione sta funzionando. Linus in edicola si vede di più (complice anche l’iniziativa di ripubblicare recentemente, in allegato con Repubblica, i primissimi numeri di Linus, parliamo del 1965), e le vendite sono aumentate. C’è da dire anche che, grazie a Dio, a differenza di tutto quello che passa al cinema in tv o alla radio che finisce subito in rete, al fumetto piace la carta. Insomma, la strip di internet se ne frega abbastanza.
Fra i nomi fatti da Robertini, ci sono Minoggio, Dr. Pira che forse farà una nuova serie su Papa Francesco, Emanuele Simonelli e Astutillo Smeriglia. Per il futuro è già in programma una collaborazione con Sattouf, un fumettista francese di padre siriano che ha firmato libri come L’arabo del futuro e La vita segreta dei giovani.
Secondo Robertini «la satira ci offre lo specchio deformato per ridere, ma anche alcune mappe per orientarsi, per chiarificare, come spesso sa fare il fumetto, che mette nero su bianco. Il nostro strumento ideale è quindi uno strumento “giocattolo”. E allora ben vengano idee come le mappe per ritrovarsi nelle cose. Quest’estate ne abbiamo fatta una per aiutare i nostri lettori a districarsi in mezzo all’informazione in rete. Oppure cose come il Concorsone: ne abbiamo proposto uno che invitava a disegnare il nuovo leader della sinistra. Per il numero di ottobre ci sono arrivati centinaia di disegni, dei veri e propri Moloch con, per esempio, la testa di Alda Merini e il corpo di Che Guevara».
Sul nuovo Linus c’è spazio anche per la poesia. Con Guido Catalano, una vera star che in rete ha un seguito incredibile e che Robertini ha sentito per la prima volta al Monk Club di Roma, durante un recital strapieno di gente. E con un altro poeta come Valentino Zeichen.
La decisione di rinunciare alle solite rubriche è stata fatta a favore di recensioni diverse, come quelle sui libri d’infanzia. E sempre l’infanzia è al centro degli articoli di Stefano Benzoni, neuropsichiatra infantile, che Robertini definisce un po’ «il nostro Zizek». Le altre firme del nuovo Linus sono “Bifo”Berardi, Luca Bottura, Antonio Pascale, Giacomo Papi, Francesco Lena e Ivan Carozzi, che è anche in redazione insieme a Stefania Rumor.
Dalle passate edizioni sono tornati Staino e Vincino. Quest’ultimo, chiamato ai tempi da Fulvia Serra, aveva fatto per Linus dei reportage a fumetti, come quello sul grande processo alla mafia a Palermo. Adesso sul nuovo Linus torna con storie che per gli altri giornali sono troppo lunghe, ma sono giuste per Linus, sorta di spy story sulla mafia, con strani personaggi che si aggirano fra le pagine.
Robertini ci parla di altri progetti importanti. Prima di tutto quello di fare un restyling a livello grafico del giornale e poi, obiettivo fondamentale, la digitalizzazione dell’archivio di Linus, un patrimonio importante che cerca un mecenate per finanziare il progetto.
Rimane un ultimo interrogativo. Dove leggerete il nuovo Linus? Robertini ha iniziato da piccolo, nel cesso di casa, dove si tenevano le letture importanti. Un ottimo suggerimento, ma potrebbe anche essere un’idea per lanciare un nuovo Concorsone: «Qual è il luogo migliore, dopo il bagno di casa tua, dove leggere Linus?». Aspettiamo i vostri Moloch.
Immagine di copertina di Cristiano Corsini