Manca solamente un giorno alla fine dell’anno ed è arrivato il momento di tirare le somme. Musicalmente parlando. Ecco quindi alcune cose che ho scoperto…
Manca solamente un giorno alla fine dell’anno ed è arrivato il momento di tirare le somme. Musicalmente parlando. Ecco quindi alcune cose che ho scoperto in questo 2015.
Milano è una città ricchissima di musica. La si può trovare per strada, nei piccoli locali, nelle sale da concerto, nelle piazze e negli stadi. L’ho attraversata in lungo e in largo, assaporandone ogni nota e ascoltando di tutto; classica, jazz, rock, pop, world music, elettronica, folk. E grazie a questo avventurarmi per sentieri spesso nuovi, a volte conosciuti, di frequente amati, ho vissuto alcune esperienze incredibili.
Ho scoperto che il jazz a Milano non vuol dire solo Blue Note; che Amy Winehouse aveva una voce tanto potente quanto un’anima fragile; che oltre ai più celebri festival ce ne sono decine più piccoli e ‘intimi’, ma altrettanto emozionanti; che Slash riesce ancora a essere rock come 20 anni fa (e che ha la sempre la stessa pettinatura); che Noel Gallagher dopotutto sarà sempre la vera anima del britpop e che quell’ombra degli Oasis non se la toglierà mai di dosso; che le donne rock sono meravigliose e piene di talento e che se non avete ancora ascoltato Lapsley dovete farlo subito; che i Muse non hanno paura di affrontare temi politici e di far volare droni sul loro pubblico, ma che alla serietà dei temi trattati contrappongono giacche di dubbio gusto.
Da una chiacchierata con il Teatro degli Orrori ho capito che “Tutti fanno musica per distrarti dalla realtà, invece la musica dovrebbe essere dentro la realtà. L’arte deve narrare il proprio tempo, la realtà in cui nasce”. Riccardo Chailly ci ha raccontato che è un fan dei Beatles (ma dopotutto, chi non lo è?) e che la sua “passione per il ritmo della musica pop e del jazz mi ha tolto completamente il senso di barriera tra i generi”. E “chi fa da sé fa per tre: se in quel momento vuoi un saxofono di un certo tipo e non ce l’hai, te lo fai con la bocca, no?!?”. Parola di Paolo Conte.
Quest’anno abbiamo giocato con le note, mischiando la voce di Frank Sinatra ai Calibro 35, Adele a Bach, i Belle and Sebastian a Fiorenzo Carpi. Imparando sempre, annoiandoci mai.