Santi Moix, il caso del pittore cosmopolita che porta esotiche influenze in zona Forlanini. Ma qual è il legame tra i suoi viaggi e la sua pittura?
I suggestivi spazi post-industriali della galleria M77 ospitano le tele e i disegni dell’artista newyorkese Santi Moix (Barcellona, 1960). La mostra, intitolata Brooklyn Studio, è a cura dell’arcinoto Luca Beatrice.
In pittura, la composizione è una regola impietosa: per diventare un grande pittore bisogna imparare a sterminare, a selezionare. Sulle tele dei maestri ogni giorno si avvicendano centinaia di pennellate che non resistono alla prima scarica del plotone di esecuzione. Fermarsi alla pennellata iniziale, come è molto in voga oggi tra alcuni pittori astratti, o conservarle tutte, come fanno molti figurativi, equivale a interdire la tela. Ciò che è curioso nell’opera di Santi Moix è che l’interdizione avviene in maniera estremamente consapevole e con esperienza della pennellata.
Santi Moix ha viaggiato in molti paesi e di tutti reca memoria: l’illustrazione giapponese, il graffitismo statunitense, la natia Barcellona la cui architettura modernista sembra aver ispirato l’amore dell’artista per colate, impennate e motivi lineari che richiamano l’organicità del corpo animale e vegetale. Tuttavia il patrimonio visivo del catalano deflagra in una congerie di forma e colore che lascia trasparire più una visione favolistica delle immagini incontrate lungo la via, che una loro studiata interpretazione. Lasciare alle immagini il compito di dirsi nella loro esaustività e archiviarle, è la moda, spesso al risparmio, del nuovo secolo. Se fino alla fine del Novecento il viaggio è stata l’unica, insostituibile, educazione sentimentale per l’occhio, non si può dire altrettanto di un tempo, il nostro, in cui l’invasione della società delle immagini scarabocchia e straccia di continuo le mappe degli avventurieri; un tempo che preferisce non stupirsi.
Sebbene l’artista catalano cerchi di fare una pittura colta, come testimoniano titoli e disegni, i dipinti rimangono impenetrabili nella loro bulimia compositiva. La scelta di lanciare mortaretti di pennellate è discutibile: forse c’è più bisogno di tonalismi che di detonazioni.
Santi Moix, “Brooklin Studio”, M77 Gallery, fino al 31 gennaio 2015.
Foto: Santi Moix, Atlas, 2014. Courtesy of the Artist and the Gallery.