Jean Luc Godard (84) si destreggia tra natura e metafora, divertissement ed esperimento linguistico
Jean Luc Godard da tempo non è più un regista, è qualcosa che va aldilà, come se il suo comunicare fosse sempre ricerca di un linguaggio nuovo. Ora il vecchiaccio malefico (84 anni ai primi di dicembre) sfodera il suo nuovo film dal titolo emblematico Adieu au langage, tradotto letteralmente in Addio al linguaggio. Inutile cercare una trama (sì, c’è una coppia, spesso sono nudi, un cane che vaga e riflette, un battello lacustre…), quello di Godard è il colto divertimento di chi ha deciso di essere vicino al gran saluto e quindi intende giocare come sa con immagini, citazioni, riferimenti, esperimenti che si rincorrono e si sovrappongono creando sgomento in molti e entusiasmo fideistico tra gli adepti (del resto Godard ha dio in inglese nel cognome e il titolo del film inizia con “a dio” in francese).
Il cineasta svizzero è imprevedibile: tanto per cominciare, usa il 3D, che aveva già sperimentato nel lavoro collettivo sulla città portoghese di Guimaraes, e le sue sembrano immagini scolpite, quando non intende spiazzare con l’uso raddoppiato della visione stereoscopica. Poi parte in quarta con il pezzo La violenza di Alfredo Bandelli, canto sessantottino per eccellenza (“oggi ho visto nel corteo tante facce sorridenti/le compagne 15 anni, gli operai con gli studenti…”): ma non c’è neppure il tempo di sussultare che la canzone, più che interrotta, è spezzata, vengono cambiati i tempi, solo Jean Luc continua a interrogarsi sul perché esista il Nobel per la letteratura e non per la musica o la pittura, e sul pensiero singolare di Jacques Ellul.
Alternando scritte e momenti come: 1 la natura, 2 la metafora. Si prende anche il lusso di citare i nazisti “jetzt keine warum” adesso non c’è perché. Sì, certo, le spiegazioni, i perché ci possono anche essere, ma ormai sono puro esercizio. Viene voglia di rileggere Herbert Marcuse “Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico”. Ma forse l’unica speranza è “la violenza, la violenza, la violenza, la rivolta, chi ha esitato questa volta tornerà con noi domani”.
Adieu au langage – Addio al linguaggio di Jean-Luc Godard, con Héloise Godet, Kamel Abdeli, Richard Chevallier