Vola su Profondo Rosso il Gabbiano di Rifici

In Teatro

Il capolavoro di Cechov riletto da Carmelo Rifici, in maniera originale

Cechov è un autore che scava nelle profondità della psiche umana senza la paura di scoprire relazioni al limite della sofferenza o di quella che oggi chiameremmo patologia, ma restituendo un nudo ed essenziale ritratto dell’uomo, delle sue gioie, dolori, passioni, ambizioni e impulsi amorosi.

Carmelo Rifici riscopre e omaggia l’autore riadattandolo con il titolo Gabbiano, mantenendo praticamente invariato il corpus drammaturgico. L’incontro che mette in atto l’azione drammatica è la piecè inscenata da Konstantin, figlio dell’ormai famigerata attrice Arkadina, che è giunta assieme all’amante Trigorin e ad alcuni amici nella tenuta del fratello Sorin, in vacanza lontano dal trambusto cittadino.

La grande impresa di mettere in scena un dramma simbolista, di cui Kostantin si fa orgoglioso portavoce, diventa il pretesto per spogliare il teatro del suo linguaggio e i personaggi delle loro maschere, radiografando spietatamente le loro motivazioni e tratteggiando un’atmosfera decadente, statica e noiosa, ma che contiene in sé un cambiamento, una nuova forma, in cui ciascuno dei personaggi, seguendo un filo mosso da un’apparente casualità, si ritrova a suo modo catapultato.

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Carmelo Rifici mantiene l’aspetto essenziale e antirealistico di quest’opera cechoviana , la cui forza, criticata alla prima rappresentazione del 1896, diede poi la spinta all’autore di diventare uno dei grandi nomi del teatro russo. La scenografia essenziale, le musiche eseguite a scena aperta, la presenza degli attori quasi sempre tutti sul palco scompongono e ricompongono un universo sperimentale, quasi una performance dove il gioco tra reale e surreale è affidato alle ottime interpretazioni che ben ancorano al testo il loro agire.

La russia dell’Ottocento si trasforma in un palcoscenico in bilico tra il farsi e il disfarsi, abitato da corpi che sembrano riecheggiare la patina superficiale e borghese de La Grande Bellezza, e soprattutto nella prima parte ostacolano ad intermittenza l’immedesimazione dello spettatore, che si estrania dalle nevrosi bizzarre dei personaggi, per poi essere accolta nell’ultima parte del dramma, in una pura esperienza simbolica di pathos e colore, in cui la dominante rossa dell’abito di Nina, assume le forme della passione, dello strazio, della speranza dell’amore e della morte.

Ciascun personaggio viene mostrato senza nascondere da una parte i suoi scopi, dall’altra i picchi emotivi ed esistenziali che ne scandiscono inesorabilmente l’agire, compresi i non-sense apparenti e le resistenze più accurate, scomponendo e ricomponendo le relazioni familiari per mostrarle in tutta la loro vulnerabilità. Anche i costumi, che definiscono i caratteri psicologici, oscillano tra il contemporaneo e l’ottocentesco, il presente e il futuristico, come la trama musicale che accompagna a linee di contrabbasso o di vibrazioni elettroniche la maggior parte delle scene.

È un flusso di coscienza continuo che sotto gli occhi dello spettatore struttura e destruttura elementi scenici, che si riempiono come le vite dei personaggi di nevrosi e passioni, frammentazioni emotive, sentimenti, ambizioni e amori strazianti che compongono le infinite variabili dell’essere e dell’agire umano, senza mezzi termini o maschere patinate, ma definendo la varietà e la ricchezza dei tipi e dei drammi psicologici. La sformalizzazione delle battute e dello spazio, le rivoluzioni tipiche della giovinezza di Kostantin, rivelano un cambiamento anche nel finale che grazie ad un adattamento sapiente e ben congegnato, riserva una doppiamente tragica sorpresa, senza nulla togliere o aggiungere alla potenza del testo.

Bravissimi tutti gli attori, Emiliano Masala, Giorgia Senesi, Ruggero Dondi, Anahì Traversi, Fausto Russo Alesi, Igor Horvat, Giovanni Crippa, Mariangela Granelli, Marìa Pilar Perez Aspa, Antonio Ballerio e il musicista Zeno Gabaglio che rendono viva e intensa questo particolarissima e antirealistica atmosfera.

Gabbiano, al Teatro Studio Melato fino al 24 gennaio 2016

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