Americanah, terzo romanzo della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie è un libro che sazia; è tanto ma non è troppo, si legge con gusto e lascia la voglia di un bis.
Ritmo e sincerità viaggiano senza forzature, stereotipi e ironia si tengono a braccetto come anime gemelle, amore e trauma si confortano.
Americanah, terzo romanzo della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie è un libro che sazia; è tanto ma non è troppo, si legge con gusto e lascia la voglia di un bis.
Il titolo non è altro che un epiteto dispregiativo affibbiato alle nigeriane che sposano la cultura americana, e la scrittrice racconta, in 458 pagine, il tentativo della protagonista Ifemelu di evitare quell’epiteto.
La Nigeria e l’America sono protagoniste sin dalla prima scena, ambientata in un salone di bellezza di Trenton “Marianna, acconciature africane”.
Dopo quindici anni di vita americana, che si concludono durante la campagna elettorale di Obama, Ifemelu ha appena preso la solenne decisione di tornare a Lagos e si prepara al suo ritorno con un kinky twist medio. E così, nel salone di Marianna, viene sviscerato il primo stereotipo: il lisciante che le parrucchiere africane consigliano con toni da predicatori. Ifemelu, che in America ha fondato un blog sulla razza non si è mai convertita alla religione del liscio e difende il suo crespo naturale di fronte allo sguardo sconcertato delle parrucchiere in cerca di marito.
Dal blog di Ifemelu:
Razzabuglio. Varie osservazioni sui Neri Americani (precedentemente identificati come Negri) da parte di una nera non-americana.
La chioma da urlo di Michelle Obama come metafora razziale
“… Pensate se Michelle Obama si stancasse di tutto quel caldo e decidesse di restare al naturale e apparisse in TV con una massa di capelli lanosi o di riccioli foltissimi a spirale … Sarebbe fantastica, ma il povero Obama perderebbe sicuramente il voto degli indipendenti, e anche dei democratici indecisi…”
Ifemelu ha lasciato la Nigeria e il suo grande amore, Obinze, per andare a studiare a Princeton, I primi mesi sono duri, decine di colloqui di lavoro e decine di delusioni ma anche una grande umiliazione in seguito alla quale Ifemelu decide di interrompere ogni rapporto con Obinze che sperava di raggiungerla al più presto negli States. Ma la ragazza è bella e brillante, gli uomini non le mancano; ha una lunga relazione con un ragazzo bianco ricco e viziato, lui la adora, lei improvvisamente lo lascia. L’inquietudine la accompagna per quindici anni, anche quando il suo blog è ormai famoso e una grande rivista le propone un’importante collaborazione. E’ nera e ha successo, ma in America le donne nere di successo sono “TERRIBILI”.
Ai miei amici Neri Non Americani: in America siate neri, cari miei
“… Nel descrivere le donne nere che ammirate, usate sempre la parola “FORTE” perché è ciò che le nere dovrebbero essere in America. Se siete donne, per favore non esprimete la vostra opinione come siete solite fare nel vostro paese. Perché in America le donne nere determinate sono TERRIBILI. E se siete uomini, siate pacatissimi, non vi agitate troppo, altrimenti qualcuno si preoccuperà, convinto che siate sul punto di estrarre una pistola…”
Il successo per Ifemelu non è un traguardo ma solo un momento di passaggio, scrive i suoi post con la convinta leggerezza che il paese che ha tanto desiderato non è altro che la patria dei tribalismi sociali e razziali.
Capire l’America per i Neri non Americani: il tribalismo americano
“… In America c’è una scala di gerarchia razziale. I bianchi sono sempre al vertice, in particolare i White Anglo saxon protestants, altrimenti noti come WASP, e i neri americani sono sempre alla base, e chi sta in mezzo dipende dai tempo e dai luoghi. (O come dice quella favolosa filastrocca: se sei bianco stammi al fianco; sei marrone? fa’ attenzione; se sei nero: cimitero!)…”
La leggerezza e l’intelligenza la guidano in quel mondo complicato, l’amore non le manca ma lei tronca tutte le sue relazioni. Appare come anaffettiva, forse anche a se stessa, in realtà è l’affetto per l’America che non è mai sbocciato. Con il suo ultimo compagno americano condivide l’eccitazione per il crescente successo di Obama ma, anche di fronte al primo possibile presidente nero della storia americana, esprime la sua diffidenza.
Obama può vincere solo se rimane il Negro Magico
“… E che cos’è un Negro Magico, vi chiederete? E’ il nero eternamente saggio e gentile. Che non reagisce neanche quando soffre molto, che non si arrabbia mai, che non è mai minaccioso. Perdona sempre ogni merda razzista. Insegna ai bianchi come sconfiggere il triste ma comprensibile pregiudizio nel loro cuore. E’ l’uomo che si vede in molti film. E Obama arriva direttamente dal casting centrale”.
L’America è stata la palestra della sua giovinezza e l’ha allenata, ormai adulta, al suo ritorno in patria. Le treccine sono il suo ultimo passo. Ma Ifemelu non tornerà mai a sentirsi nigeriana e nel suo ultimo post, da Lagos, scrive:
“Lagos è piena di giovani donne con fonti di ricchezza sconosciute. Vivono vite che non potrebbero permettersi. Vanno in Europa solo con biglietti di prima classe, ma con il loro lavoro non potrebbero comprarsi nemmeno quelli standard. Una è amica mia, una donna bella e brillante che lavora nella pubblicità. Vive sull’isola ed esce con un pezzo grosso delle banche. Temo che farà la fine delle molte donne di Lagos che definiscono la loro vita sulla base di uomini che non potranno mai avere sul serio, menomate dalla loro cultura di dipendenza, con la disperazione negli occhi e borse firmate al braccio”.