Ottimo sceneggiatore, regista di buon mestiere, Brian Helgeland racconta le gesta dei gemelli Kray, interpretati entrambi da uno strepitoso Tom Hardy
Reginald detto Reggie, protagonista di Legend di Brian Helgeland, è bello, elegante, sorridente e rassicurante. Il suo alter ego Ronald detto Ronnie è uno psicopatico sanguinario con tendenze schizofreniche. Sono fratelli gemelli, si chiamano Kray e delle loro gesta è piena la cronaca nera della Londra swinging e criminale a cavallo fra gli anni ’50 e ’60. La Londra dell’East End da cui partono, miserabili e rabbiosi, per conquistare il West End, e da lì il mondo intero grazie all’alleanza con la mafia americana e alla benevolenza di certi politici. Ci riusciranno, ma solo fino a un certo punto, perché la loro inarrestabile parabola ascendente durerà in fondo una manciata d’anni, dorati e rutilanti, che li vedranno proprietari di nightclub frequentati da personalità politiche di spicco e star hollywoodiane come Judy Garland e Frank Sinatra. Talmente celebri e intoccabili da essere additati come maestri di eleganza, intervistati in tv e immortalati dal David Bailey, fotografo ufficiale di quel mondo in quel tempo.
Il crepuscolo, però, arriverà presto, e il dopo sarà lungo, estenuante. Arrestati nel 1968, i gemelli Kray verranno giustamente condannati all’ergastolo: Ronald morirà in prigione nel 1995, Reginald sarà scarcerato nel 2000 solo perché malato terminale di cancro. Una fine tragica e inevitabile, annunciata fin da subito dalla forza che li unisce, rendendoli letali come nitro(e)glicerina, e dalla fragilità che mina dal di dentro il loro rapporto, quindi il potere che sono in grado di esercitare sul mondo. Fratelli simbiotici, che non sanno separarsi ma nemmeno sono capaci di trovare un modo per stare insieme e vincere davvero. Così, agiscono nella sola maniera possibile per due gangster dell’East End: usando il denaro che si sono guadagnati, combattendo come belve feroci (contro altri animali non meno feroci), per comprarsi una nuova rispettabilità dall’altra parte del fiume.
E proprio questa è la richiesta impossibile della giovane e ingenua Frances (una commovente Emily Browning), fidanzata e poi moglie di Reggie, ammaliata dalla vita di lussi sfrenati in cui si trova catapultata dal momento in cui sceglie di diventare la pupa del gangster, ma terrorizzata dal lato oscuro e feroce dell’uomo che l’ha conquistata nel modo più zuccheroso possibile, inondandola di fiori e caramelle. Essere un gangster, goderne tutti i vantaggi, ma con le mani pulite, o almeno (ri)pulite. Non riesce quasi mai, nella realtà. E al cinema, mai. Forse perché sarebbe ben poco interessante.
Invece questo film è più che interessante, è appassionante. L’ha scritto e diretto Brian Helgeland (Oscar per la sceneggiatura di L. A. Confidential, quasi Oscar per quella di Mystic River, regista in proprio di Il destino di un cavaliere), uno che vanta buone credenziali ma da cui non conviene aspettarsi una rilettura d’autore della storia, anzi della leggenda dei gemelli Kray, già portata sugli schermi da Peter Medak nel 1990, protagonisti Gary e Martin Kemp degli Spandau Ballet. Legend non dice nulla di nuovo e indispensabile sull’ascesa e la caduta, il bene e il male, la paura e il desiderio. Percorre strade e vicoli già noti ed esplorati mille volte, nei tanti rivoli del cinema di genere in bilico fra i territori del giallo, del noir e del thriller. Però lo fa con maestria artigianale e intelligenza, confezionando un buon prodotto seducente, efficace anche se privo di particolari guizzi di stile.
Perché il vero guizzo, strabiliante come un effetto speciale, è Tom Hardy, nei panni di entrambi i protagonisti. Affascinante, ammaliante quasi, nei panni del gemello “buono”, ripugnante fino al ribrezzo fisico in quelli del gemello “cattivo”, Hardy si dimostra un grande attore, e questa non è una sorpresa. Ciò che davvero sorprende e cattura è la sua capacità di aderire totalmente ai personaggi, e, grazie a questa identificazione assoluta, che non lascia scampo, catturare noi che guardiamo, trascinandoci dentro il rapporto malato e indistruttibile fra i due fratelli. Dentro lo spavento infinito del dottor Jekyll che scopre in sé il ghigno feroce di Mr. Hyde, in fondo all’abisso di una violenza insensata ma non del tutto incomprensibile, nello stordimento infelice di un amore che non redime. Ma, nonostante tutto, commuove.
Legend di Brian Helgeland, con Tom Hardy, Emily Browning, David Thewlis, Chazz Palminteri