Risuonano discorsi amorosi nelle carnevalesche notti di Shakespeare. Amore che diviene subito musica con i versi di attacco della Dodicesima notte, «Se di musica si…
Risuonano discorsi amorosi nelle carnevalesche notti di Shakespeare. Amore che diviene subito musica con i versi di attacco della Dodicesima notte, «Se di musica si nutre amore suonate ancora». Ma con le musiche di scena di Nicola Piovani le armonie diventano un fatto, in questa versione di Carlo Cecchi in tournée per l’Italia da circa un anno, al Teatro Franco Parenti fino al 6 marzo.
Un quartetto di personaggi si scompone e ricompone sotto l’egida di ovvie convenzioni teatrali: somiglianze gemellari, naufragi, scambi di persone, impulsi di crossdressing. Meno ovvio è lo sguardo di Shakespeare, attento a dirigere comuni motivi sentimentali per descrivere modelli antropologici universali. Così in questo sogno illirico si può amare solo chi fugge e la soddisfazione del desiderio stufa subito: secentesche profezie di innumerevoli rubriche per signore di oggi. Orsino vuole Olivia che lo ignora, finché viene mortificata dal disinteresse di Cesario, nient’altri che Viola in abiti maschili a sua volta innamorata di Orsino. Il gemello Sebastiano riordinerà affetti e gender di ognuno.
Elegante nell’orchestrazione di queste geometrie di nobili, la regia di Cecchi è notevole soprattutto per la trama secondaria della commedia, con cameriera, zio, protetto e il fool Feste di Dario Iubatti che canta «O mistress mine» o «When that I was and a little tiny boy». Il clima alcolico surreale è amplificato da una pedana rotante che muove sul palco questo eccezionale sottogruppo di attori riunito nella taverna della tenuta di Olivia: si fantastica sulla padrona, si architettano beffe e Feste canta il nonsense che lo circonda.
E il più beffato è proprio Cecchi, Malvolio fiabesco e incantevole che lavora sulla passività ostinata del suo personaggio: un malinconico fantoccio che dalla posizione appartata della sua particina si fa sostegno di tutto il meccanismo romantico. Da segnalare il fanfarone Sir Andrew dell’history boy Loris Fabiani e la risoluta cameriera Maria di Daniela Piperno.
Scena nuda, cangianti costumi di tradizione per uno spettacolo che segue il testo senza mai cadere nel didascalico, accompagnato dalla semplice scorrevolezza delle musiche di Nicola Piovani, eccellenti nella costruzione di quell’immagine sonora che Shakespeare aveva in mente.