Otto buoni libri per l’otto marzo

In Letteratura

Ecco i nostri consigli di lettura per la festa delle donne, a cura di Liliana Rampello per “La libreria delle donne” e Giuseppe Porrovecchio

 

Autobiografia di una femminista distratta, Laura Lepetit, Nottetempo Editore, pp.128 (2016)
La Lepetit ha creato e diretto una delle più belle case editrici italiane, La Tartaruga, che pubblicava solo donne ma con criteri letterari, non politici, e che ha contribuito a far conoscere molte delle più grandi scrittrici del nostro tempo. Ne esce il ritratto di una donna e di molte altre; le amiche, le autrici, una comunità sempre in movimento e il femminismo, sullo sfondo  di una Milano nel suo periodo più vivo. Un libro scritto con grazia svagata e intelligente. In libreria proprio l’8 marz0.

Non si può insegnare tutto, Luisa Muraro, La Scuola Edizioni, pp. 128 (2013)
Fondatrice della Libreria delle donne e di Diotima, comunità filosofica di Verona, Luisa Muraro, in questo libro-intervista, riflette su temi sempre aperti come il rapporto tra ricerca femminile (e maschile) della libertà e della felicità e la possibilità di usare ancora la parola “Dio”. Quattro conversazioni, intrecciate con il giovane Riccardo Fanciullacci, in cui si ritrovano quella peculiare passione per la postura di pensiero etichettata come eresia: quel suo andare sul filo del rasoio delle questioni brucianti e delle rotture d’ordine, rigiocandole e proponendole in maniera “inaudita” ma contestuale alle esistenze, alle consistenze di vita ed alle convivenze.

Sei romanzi perfetti. Su Jane Austen, Liliana Rampello, Il Saggiatore, pp. 200 (2014)
In soli sei romanzi, la Austen ha delineato per la prima volta il percorso di formazione di una giovane donna, l’ha trasformata da “eroina” passiva del proprio destino in protagonista della propria esistenza, facendo della conversazione l’unica vera azione trasformatrice della trama, in una commedia umana talvolta crudele ma sempre veritiera. I grandi temi che questo saggio affronta, importanti per la loro valenza universale, come la libertà, la parola e il dialogo, la formazione individuale e la coscienza del sé, la convivenza tra uomini e donne nel contesto sociale, il conflitto e l’evoluzione storica delle classi, il rapporto tra evento narrato e luogo della narrazione, illuminano diversamente aspetti di Elizabeth, Emma, Anne, Fanny, Mary, Marianne ed Elinor.

Gli anni, Annie Ernaux, L’orma, pp. 276 (2015)
In questa “autobiografia impersonale”, come la Ernaux la definisce, la narrazione non è affidata all’Io, ma rispondendo proprio alla molteplicità da cui parte il suo progetto di storia collettiva, è affidata alla prima persona plurale: al “noi”. È attraverso allora un sentire comune, in cui si può rispecchiare un’intera generazione, che in questa fusione tra voce individuale e collettiva, l’autrice rievoca le tappe che hanno scandito la storia del Novecento, affidando alle fotografie di pranzi di festa e momenti famigliari o ai video con il progredire degli anni, la descrizione di questi eventi.

Suffragette. La mia storia, Emmeline Pankhurst, Castelvecchi, pp. 238 (2015)
Autobiografia redatta nel 1914 dall’attivista e politica britannica che guidò il movimento suffragista femminile del Regno Unito, dalla quale è stato tratto nel 2015 il film omonimo.

Cani Selvaggi, Helen Humphreys, Playground, pp. 167 (2007)
Scrittrice e poetessa canadese, già acclamata per il suo lavoro dalla stampa internazionale, ha una scrittura di straordinaria precisione e profonda inquietudine, magistrale nell’evocazione di sentimenti, nel tratteggio dei personaggi (umani e animali) e nella visione degli spazi. Dà voce a un’umanità sconfitta che si logora in una cittadina di provincia nel Canada di una semisommersa working class.

Tempo di seconda mano, Svetlana Aleksievic, Bompiani, pp.777 (2014)
Premio Nobel per la letteratura, la Aleksievic scrive un romanzo corale sull’esistenza delle “piccole persone” che hanno creduto all’utopia comunista Quello che è successo dopo la fine dell’Urss è un “tempo di seconda mano”, come recita il titolo del suo ultimo libro. La scrittrice prende appunti, raccoglie i racconti di uomini e donne, vittime e carnefici. E’ chiaro che la “nuova Russia” nasce sulle rovine di un trauma collettivo. Anche verso Putin, Aleksievic non è mai stata morbida. Non le piace la “propaganda di Stato”, l’esaltazione retorica del “grande stato sovietico”. Il suo è un Nobel molto politico. Per anni Aleksievic è   stata costretta a vivere in esilio a Parigi a causa dei suoi libri e delle sue idee fortemente critiche verso la politica attuale in Bielorussia. Imperdibile.

Venivamo tutte per mare, Julie Otsuka, Bollati Boringhieri, pp.142 (2012)
Una voce forte, corale e ipnotica, racconta la vita straordinaria di un gruppo di giovani donne, partite dal Giappone per andare in sposa agli immigrati giapponesi in America, a cominciare da quel primo e arduo viaggio collettivo, attraverso l’oceano. È su quella nave affollata che le giovani, ignare e piene di speranza, si scambiano le fotografie dei mariti sconosciuti, immaginando insieme il futuro incerto in una terra straniera. Una storia mai raccontata, e piena di pietà. Quel che scorre in mezzo tra l’arrivo in America e la loro scomparsa, è un coro di voci che parlano, ridono, soffrono, sognano, sperano, lavorano, vivono o sopravvivono. Un coro femminile che rende l’esperienza individuale un’esperienza universale.

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