Un thriller generazionale, nato da un videoclip del moscovita Ilya Naishuller dei Biting Elbows, che dilata all’infinito la logica e l’immaginario dei giochi sparatutto. Tecnica originale, operazione singolare, anche coraggiosa, struttura narrativa inesistente e prevedibile: presto si guarda l’orologio…
Hardcore! non è un film per tutti, e in questo caso occorre specificarlo subito, in partenza. Si tratta di un progetto estremo a cui lo spettatore medio non è sicuramente abituato: 95 minuti di soggettiva, ovvero quella tecnica cinematografica per cui la cinepresa combacia esattamente con lo sguardo del protagonista, sono davvero insostenibili per un pubblico non cresciuto bruciandosi gli occhi coi videogiochi sparatutto in prima persona. Un gap generazionale che da solo non basta a definire questo film, che necessità comunque di un approfondimento non solo basato sulla tecnica di ripresa, particolare sì ma di certo non innovativa (basti pensare all’operazione simile Una donna nel lago, che è del 1947).
Notato dopo aver diretto con il medesimo stile un video della band indie rock russa Biting Elbows (di cui è frontman), Bad Motherfucker, l’esordiente moscovita Ilya Naishuller cerca di moltiplicare le scatenate scene action presenti nel video musicale fino a raggiungere una durata che ne giustifichi la distribuzione nelle sale. Peccato che, come parecchi progetti nati da un guizzo della rete, la pellicola non abbia una costruzione drammaturgica minimamente solida. Ciò che completamente manca è una trama, ovvero il mezzo che può giustificare anche così tanto rumore. Il protagonista (ovvero chi guarda lo schermo) si chiama Henry ed è appena stato risvegliato dalla moglie Haley dopo un lungo sonno di cui però non ricorda nulla. Nemmeno il tempo di riabbracciarla, che un terribile cattivo dal nome Akan (Danila Kozlovsky) la rapisce, costringendo il nostro eroe a una lotta forsennata contro tutti, aiutato solamente dal folle inglese Jimmy (Sharlto Copley). Esplosioni, spari, colluttazioni e inseguimenti si succederanno a ritmo folle, senza mai concedere un attimo di respiro allo spettatore.
“Il flm completamente in prima persona che ridefinisce una volta per tutte i confini del cinema d’azione” recita la frase di lancio di Hardcore!, in uno strano slancio di “modestia” dall’obiettivo ben chiaro: catturare un pubblico giovane, forse lontano dal cinema, sempre più alla ricerca di nuove forme di adrenalina. Peccato che, dopo 15 minuti, anche il meno smaliziato cominci a intuire la formula, fatta di roboanti scene coreografate, e per questo inizi ad annoiarsi terribilmente. L’ennesimo sparo risuonerà in sala come un flebile e assai scontato rintocco dell’orologio, guardato insistentemente da chi non ne può più delle riprese con la go-pro.
Certo, l’idea di accompagnare le sequenze con ironici accostamenti musicali è divertente (forte per esempio il contrasto tra i Queen e questa iper-violenza). Peccato però che ogni slancio venga affossato da una totale mancanza d’inventiva, sovrastata sempre dalla mera tecnica. Bisognava pensare a un’operazione che superasse l’immagine, cercando disperatamente di individuare un collante all’altezza. Ma forse, alla fine, avremmo dovuto vedere il film con uno sguardo diverso, considerando il coraggio prima di tutto. Perché, come ci suggerisce il mitico Woody Allen, “se di tanto in tanto non hai degli insuccessi, è segno che non stai facendo nulla di davvero innovativo.”