Ange Dargent e Théophile Baquet sono i due ottimi protagonisti di un film delicato e piacevole, che parla di ragazzi ai ragazzi. A bordo di un’incredibile casa-automobile, fuggono da Versailles per scoprire la vita, lontano da coetanei che non li capiscono. E così nascerà una grande amicizia
Microbo, così tutti chiamano il piccolo Daniel – compresa Laura, la ragazza dei suoi sogni – ha 14 anni, disegna da Dio, ma essendo esile e introverso resta sempre un po’ ai margini, trascurato dai suoi compagni/e di scuola. Finchè in classe arriva Theo (malevolmente chiamato Gasolina per l’odore che la passione dei motori gli appiccica sovente addosso), adolescente che miscela fantasia e idrocarburi, capace di cambiare il suo mondo e il suo modo di affrontarlo. Coinvolgendolo in un sogno on the road, a bordo di un’incredibile vettura mezza casa e mezza automobile.
Microbo e Gasolina è il nuovo film del francese Michel Gondry, uno Stand by me all’europea, gradevolmente anti-tecnologico e molto contemporaneo. Incoraggiato dall’energia fantastica di Gasolina, Microbo scopre in sé un coraggio che non immaginava: propone i suoi disegni neo-espressionisti – ispirati al fratello e alla sua banda punk – a una galleria d’arte che li espone, accetta con spirito più attivo i suoi sentimenti verso Laura, e soprattutto abbandona la provincia per l’avventura. I due costruiscono una mini-villetta, la montano su quattro ruote, e in quel veicolo improbabile e impunito lasciano Versailles alla ricerca del mondo: per il tempo di un’estate che, come in tante storie di formazione, è il tempo di crescere.
Gondry è sicuramente un regista di talento, dotato di un suo touch riconoscibile, scorrevole, a volte geniale (Se mi lasci ti cancello, Be wind, rewind), ma alterna prove riuscite a scivoloni verso pose intellettuali, spesso ispirate un umorismo letterario datato (vedi il recente La schiuma dei sogni). Qui è di sicuro nella curva ascendente della parabola: forte del contributo della sua stessa biografia, che ha recuperato e riscritto per il film, racconta i due giovani protagonisti con un ritmo costante, senza cali, e una tenuta narrativa notevole, per una storia così esile e in partenza non certo inedita.
In più Microbo e Gasoline si segnala per la delicatezza, decisamente inconsueta nel panorama del cinema contemporaneo ma abbastanza peculiare in Gondry, con cui racconta le situazioni legate a due topos clou adolescenziali, l’approccio all’esperienza sentimentale, sessuale, e la violenza, individuale e di gruppo: temi fondamentali entrambi in una storia on the road di provincia, che descrive due indifesi ragazzini in giro tra campi rom bruciati, salon massage di gangster coreani, e adulti sempre pericolosamente in agguato.
Sembra quasi, più che un film sui ragazzi, un film per ragazzi, rivolto cioè all’unico pubblico che va ancora al cinema (in sala) e a casa consuma immagini compulsivamente, tra tv e dispositivi informatici vari. Gli indizi sono molti, dal linguaggio diretto usato da Daniel e Theo, tra loro e con gli altri, all’empatia esplicita che il regista mostra per i suoi giovani personaggi, al ritratto affettuoso, ma abbastanza impietoso, della doppia coppia dei loro genitori (spicca nel quartetto una Audrey Tautou, cresciuta come attrice ma sempre un po’ stucchevole), francamente inadeguati non solo a gestire dei figli, ma in primo luogo loro stessi e le loro scombinate, tutto sommato infelici, esistenze.
Funziona bene la coppia di baby-attori Ange Dargent–Théophile Baquet, bravi nel tratteggiare le specificità individuali dei due personaggi e nel duettare tra loro. Due caratteri che più lontani non potrebbero essere, ma che forse proprio per questo, tra alti e bassi, cementeranno un’amicizia a prova di insuccessi e rovesci.
Microbo e Gasolina, di Michel Gondry, con Ange Dargent, Théophile Baquet, Audrey Tautou, Diane Besnier, Vincent Lamoureux