Si vota (forse) ma non si dice. Parliamo di Trump e del fatto che, secondo il NYT, molti negano se ci devono mettere la faccia, ma se invece la domanda è posta in modo anonimo, beh, è un’altra faccenda. Il suo linguaggio populista, incazzato fa presa su chi, molta working class bianca, odia la politica dell’establishment e dunque Clinton. E, si, alcuni sono persino elettori di Sanders
E adesso chi glielo dice a mia figlia Emma, di nove anni, che ci sono delle buone possibilità che Donald Trump vinca le elezioni di novembre? Sono mesi che le diciamo che è l’anticristo, che se diventasse presidente sarebbe un disastro per tutto il Paese, ma anche per i rapporti diplomatici con l’estero, che è un guerrafondaio, che odia le donne e le minoranze.
L’abbiamo talmente convinta, che durante l’ora di disegno ha fatto un libricino che si intitola: “If Trump Were President (It Would Be A Disaster)”. La prima pagina mostra un disegno di un aereo e di un’alce; la didascalia invece dice: “Se Trump fosse Presidente tutti verrebbero a vivere in Canada”. Ma la pagina che mi ha più colpito è la terza, che dichiara senza mezzi termini: “If Trump were President, there would be no happiness: happiness would be Illegal” (per chi ha studiato francese a scuola, traduco: Se vincesse Trump non ci sarebbe più la felicità: sarebbe illegale).
Fortunatamente martedì sera, quando si è votato in West Virginia, la nostra piccola attivista politica era a giocare a calcio, facendo pure un gol, questa volta per la sua squadra, e non ha sentito la notizia che ha dato il giornalista di Cnn, e cioé che negli exit poll, un terzo delle persone che ha votato per Bernie Sanders ha dichiarato che se la scelta, a novembre, fosse tra Hillary Clinton e Donald Trump, voterebbe per il milionario con il parrucchino. Purtroppo, per Emma e per tutti noi che la pensiamo diversamente, non è soltanto una stranezza della West Virginia. L’ha detto anche un mio amico francese che vive qui da tanti anni e che è appassionatissimo di Sanders: lui, pur di non votare per Hillary Clinton, voterà senza indugi per Donald Trump.
A poco a poco, parlando e ascoltando, mi accorgo con un certo orrore che sempre più gente attorno a me la pensa così, anche chi si vergogna di dirlo apertamente. Ieri sul New York Times è uscito un articolo di fondo inquietante che parlava di sondaggi. Riportava il fatto che quando la domanda: “Voteresti per Trump?” viene fatta al telefono o di persona, molti dicono che loro mai nella vita, ma se la domanda viene posta in modo anonimo, e cioé via Internet o per iscritto, molta più gente ammette che forse forse, quasi quasi, perché no?…
Trump ha certamente la reputazione di essere ignorante e cafone, e piace soprattutto a quelli che non hanno mai messo piede in un ateneo. In certi ambienti ci si vergogna a dire che piace. Eppure ha un je ne sais quoi che attira; ha quel modo diretto e senza mezzi termini di dire le ‘cose come stanno’ che affascina molto anche chi fa il radical chic. Mi ricorda, la sua retorica sempre e comunque contro, la Lega o il Movimento 5 Stelle, per intenderci. È un dato preoccupante quello riportato dal New York Times, perché, nella cabina elettorale, come davanti a un computer, anche lì si è soli e nell’anonimato, per cui chissà davvero cosa succederà.
A me sembra assurdo che si preferisca una persona populista e ignorante, un non politico ricco sfondato staccato dalla realtà, a un animale politico rispettato sia a Washington che all’estero, per di più progressista e femminista. A pensarci bene, però, non è proprio un controsenso che chi ama Bernie sia più attratto da Trump che da Hillary Clinton. Il fatto è, ed è un discorso che sento fare non solo dal mio amico francese ma anche da tanti altri, la gente è stufa di votare per il meno peggio, e cioé, in questo caso, Hillary, che è brava ma non è ancora riuscita a convincere tutti. Non vogliono più accontentarsi, dicono quelli che gridano Do You Feel The Bern? a squarciagola durante i suoi comizi. E forse, aggiungono con aria di chi la sa lunga, una persona come Trump, che non ha nulla a che fare con la politica, che è al di fuori di certi meccanismi antichi e corrotti, forse riesce ad affrontare le problematiche politiche e sociali in modo più obbiettivo.
Bernie Sander e Donald Trump, lo diceva anche il mio guru politico Dan dopo la seconda birretta serale, sono supportati da un enorme gruppo omogeneo di persone, e cioé i bianchi working class, che non sono né democratici e nemmeno repubblicani, ma spesso indipendenti, e cioé non legati a un’ideologia politica specifica. Per loro Trump e Sanders, che sono agli antipodi per quanto riguarda una visione sociale, economica, militare, e chi più ne ha più ne metta, rappresentano l’uomo medio, usano lo stesso linguaggio populista, incazzato come loro e insofferente nei confronti di una politica così lontana dalla realtà.
Mi viene spontaneo ricordare soltanto un piccolo dettaglio a tutti quelli che pensano che Trump e Sanders siano intercambiabili, e cioé che il prossimo presidente americano avrà il potere di votare quattro giudici della Corte Suprema, che sono quei vecchietti tutti seri che davvero hanno il compito, tra tanti altri, di reinterpretare la Costituzione, le leggi e banalità simili. Se vince Trump, voterà certamente giudici reazionari e bigotti, e si potrà dire al mio amico francese che la politica progressista della democrazia americana, la parte che alla Francia piace tanto, si trasformerà in un scempio che piacerà moltissimo a Marine LePen e a Vladimir Putin.
A Emma, intanto, questo piccolo particolare della Corte Suprema non lo dico, altrimenti si butta giù dalla finestra.
Immagine di copertina © Gage Skidmore