Quando Emma mi ha chiesto «Mamma, perché ci sono delle persone che odiano chi ama qualcuno dello stesso sesso?» non ho saputo rispondere, ma avrei avuto ancora più difficoltà a rispondere alla domanda: “Perché c’è gente che ha un’arma d’assalto nell’armadio delle camicie?”. Dopo la strage di Orlando l’eterna questione delle armi divampa nella campagna elettorale
Sono cinquanta le ultime vittime dell’ennesima strage americana: 49 erano persone che festeggiavano il GayPride in una discoteca, e una era l’assassino omofobo, ucciso dalla polizia. Quando mia figlia Emma, tornando da scuola, mi ha chiesto: «Mamma, perché ci sono delle persone che odiano chi ama qualcuno dello stesso sesso?» non ho saputo rispondere, ma avrei avuto ancora più difficoltà a rispondere alla domanda: «Perché c’è gente che ha un’arma d’assalto nell’armadio delle camicie?».
È incomprensibile, soprattutto per noi europei, che questo eterno dibattito americano pro-armi/contro-armi sia così difficile da risolvere. È troppo semplice dire che gli americani sono violenti, e già che ci siamo sfatiamo anche questo stereotipo: malgrado i film di Tarantino e altre produzioni hollywoodiane sanguinolente, gli americani non sono più violenti degli altri. Niente nel loro Dna li rende più aggressivi o più violenti di altre popolazioni. Non ho mai assistito o letto da nessuna parte di atti di violenza tra tifosi di diverse squadre, per esempio. Certo, direte, loro si sparano… Se fosse così facile ottenere armi in altre parti del mondo, anche lì le userebbero. Guarda l’Australia, per esempio: dopo una strage fatta da un pazzo, è diventato difficilissimo ottenere il porto d’armi e da un giorno all’altro hanno perso tutta la loro voglia di sparare sulle folle.
Qui invece si sparano perché comprare una pistola è facilissimo, è come comprare una scatoletta di Tic Tac. Scopro tra l’altro che, come per la cucina, l’arte e la moda, il made in Italy sembra andare forte anche in questo settore: la Beretta, fabbricata a casa nostra, sembra essere la Ferrari delle pistole. Ma perché quasi tutti gli americani vogliono una pistola e non voglio sentir parlare di restrizioni in proposito? Parte della risposta la si può trovare rileggendosi la Costituzione americana, tenendo ben presente il contesto storico in cui è stata stilata e capire se e come cambiarla. La storia, in poche parole è andata così: quando il nuovo popolo americano decise di volere l’indipendenza dal Regno Unito, iniziò una guerra violentissima, spesso rappresentata dai pittori dell’epoca da George Washington a cavallo che, fiero, porta la bandiera a stelle e strisce in giro manco fosse a una partita di baseball. Beh, insomma, gli americani vinsero e qualche anno dopo decisero di creare una Costituzione tutta loro. Il secondo emendamento: secondo, quindi allora importante quanto we the people, per dire, venne redatto, tra le altre cose, perché era ancora molto palpabile la paura che il nemico potesse presentarsi da un momento all’altro e riprendersi il territorio. Incita dunque gli abitanti a tenere un’arma sotto il cuscino, just in case. Per chi capisce bene l’inglese, dice esattamente così: “A well regulated Militia, being necessary to the security of a free State, the right of the people to keep and bear Arms, shall not be infringed”.
Come potevano sapere, i poveri Padri Fondatori, che si sarebbero inventate armi da combattimento come gli AK47 e fucili semi automatici capaci di sparare trenta colpi in pochi secondi? Cosa direbbero se sentissero i discorsi politici sul diritto di ogni cittadino di entrare in un supermercato qualsiasi e comprarsi un pacco da sei di mutande, un cappellino da baseball e una Glock 17 9mm semi-automatic pistol? Direbbero, spero, che siamo diventati tutti completamente pazzi.
Il dibattito attualmente è impostato non tanto sul diritto di possedere delle armi, ma sul diritto (lo chiamerei dovere) di fare un controllo approfondito sulle persone che richiedono un porto d’armi (per altro non obbligatorio in tutti gli Stati) e sul divieto di avere armi da guerra in casa. Il vero ostacolo a questo requisito minimo di civiltà è la potentissima e fascistissima lobby NRA (National Rifle Association), che, in nome del secondo emendamento, sbraita infuriata che ogni bastone fra le ruote a chiunque voglia comprare qualsiasi tipo di arma è una violazione della Costituzione.
Ovviamente, dopo la strage di Orlando, in campagna elettorale, queste divergenze ideologiche vengono affrontato pesantemente, anche perché più o meno il 50% degli americani dà ragione alla NRA e il 50% la pensa come noi europei. Donald Trump, puntuale come un orologio svizzero taroccato, ha dato la sua opinione sulla tragedia: «Se in quella discoteca ci fosse stato qualcuno con una pistola in tasca, avrebbe fermato il pazzo e boom boom, un colpo in fronte e via!». Aggiunge: «Sarebbe stata una cosa divertentissima!». Persino quelli della NRA, che storicamente è vicina ai nazisti americani, al Ku Klux Klan e a tutta quella bella gente, lo hanno invitato alla cautela: «Beh, forse anche no: meglio non portare armi in un posto dove ci si ubriaca…». Cioé, il nostro Trump è più a destra dell’NRA. Io e Dan abbiamo riso per mezz’ora leggendo le notizie dell’altro giorno che riportavano l’ennesima gaffe del tycoon ignorante.
Dall’altra parte c’è Hillary, che invece invoca maggiori controlli e implora il divieto di armi da guerra per uso personale, e ci sono anche i suoi colleghi democratici che in questo momento stanno facendo un sit-in al Congresso per far passare almeno una delle tre proposte di legge sulle armi, e cioé quella che impone più controlli almeno sulle persone che sono nella no-fly list, e cioé la lista delle persone che sono sospettate di terrorismo e che quindi non possono imbarcarsi in aereo. Tutto questo non senza le polemiche dell’estrema sinistra, che insiste a dire che tale lista è razzista, in quanto la maggior parte delle persone presenti nella no-fly list è di origine araba e di religione musulmana o nere.
Insomma, pare che questo dibattito sul porto d’armi venga manipolato dai due partiti per ottenere la famosa crocetta di novembre, mentre invece, a mio parere, dovrebbe essere considerato un dibattito sulla sicurezza nazionale, sulla sanità mentale e sulla libertà di andare a ballare in un locale, gay o meno, senza morire ammazzati.
Ma comunque tempo una settimana e di questa questione non si parlerà più, come non se ne è più parlato dopo la strage alla scuola Sandy Hook a Newtown, dove morirono 20 bambini tra i sei e sette anni e sei insegnanti.