Un selfie con Escher

In Arte

La mostra di Escher dovrebbe essere il piatto forte dell’estate artistica milanese. Abbiamo fatto un giro a Palazzo Reale e questa è la nostra impressione.

La mostra dedicata a Escher, ospitata in questi mesi da Palazzo Reale, arriva a Milano con una storia di grandi numeri alle spalle: 580 000 visitatori attraverso Roma, Bologna e Treviso. E ora, nella Milano del dopo Expo, arriva l’artista che meglio di tutti ha saputo coniugare tecnica e arte. L’incisore olandese (1898-1972) ha saputo creare un orizzonte d’ispirazione comune valido per l’arte, la matematica, la geometria, la grafica e tanto altro. In uno spazio nuovo ha costruito l’ambientazione per un progetto d’indagine comune al Novecento. L’idea di spazio è andata in crisi, la geometria euclidea è crollata, è giunto il momento di disegnare uno spazio nuovo, uno spazio nel medesimo tempo illusorio ma anche governato dalle leggi della matematica.

La poesia della contraddizione ottica costruita attraverso il rigore del mezzo matematico costituisce la magia del gesto artistico di Maurits Cornelis Escher. Ma se questo è stato il contributo dell’artista c’è da interrogarsi sul contributo reale che questa mostra ha saputo dare ai milanesi.

M. C. Escher, Vincolo d'unione, 1956. © 2016 The M.C. Escher Company
M. C. Escher, Vincolo d’unione, 1956. © 2016 The M.C. Escher Company

Gli intenti? Meravigliosi. Non una rassegna di opere, non un’indagine storica intorno a un fenomeno artistico, ma una vera e propria mostra didattica. Un sistema pedagogico che voleva essere pensato per avviluppare il visitatore nella sensibilità di Escher rispetto alla realtà delle cose. Poter imparare a pensare, vedere, percepire e a perdersi nell’immaginario di Escher. Le opere? Mano con sfera riflettente, Vincolo d’unione, Convesso e concavo, Giorno e notte, Altro mondo II, Scarabei e Casa di scale – Relatività: una proposta che permette al visitatore di giostrarsi all’interno della crescita tematica e stilistica dell’artista olandese senza “perdersi i passaggi”.

M. C. Escher, Altro mondo II, 1947. © 2016 The M.C. Escher Company
M. C. Escher, Altro mondo II, 1947. © 2016 The M.C. Escher Company

Da un lato un progetto ideale condivisibile ma dall’altro l’incapacità di offrire con eleganza un percorso di crescita reale per il visitatore. Risultato? Una fiera in cui si è celebrato più la popolarità di Escher che il suo genio artistico. Una carrellata di opere con un giochetto divertente tra una sala e l’altra. Una sagra in cui i visitatori hanno trovato il luogo ideale per provare ad abitare la banalità con cui è stato declinato Escher piuttosto che cercare di comprendere il suo spessore artistico. E’ senz’altro comprensibile la volontà di essere al posto di Escher di fronte al proprio prodotto artistico, ma dispiace vedere code di gente prese ad auto-scattarsi in alambicchi escheriani per ritrarsi nellostile di Mano con sfera riflettente, perdendo tutto il messaggio che quell’opera voleva portare con sé al suo pubblico.

M. C. Escher, Mano con sfera riflettente, 1935. © 2016 The M.C. Escher Company
M. C. Escher, Mano con sfera riflettente, 1935. © 2016 The M.C. Escher Company

Concludendo: dispiace che una delle più grandi istituzioni dedicate all’arte nella città di Milano abbia scelto di offrire alla sua città la magra soddisfazione di poter giocare con lo smartphone a essere Escher, piuttosto che offrire una vera e propria mostra didattica, cosa che sarebbe stata forse anche più semplice.

 

Escher, a cura di Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea, Palazzo Reale, fino al 22 gennaio 2017

Immagine di copertina: M. C. Escher, Il giorno e la notte, 1938. © 2016 The M.C. Escher Company

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