Volti nuovi in concorso, dal duo Parenti-D’Anolfi a Roan Johnson, insieme a Giuseppe Piccioni in gara alla Mostra del cinema, aperta ieri dal classico “Tutti a casa” di Comencini. La pattuglia straniera allinea Wenders e Ozon, Cianfrance e Larrain, Malick e Villeneuve. Sontuoso red carpet per Emma Stone e Ryan Gosling, Michael Fassbender a Alicia Vikander, Natalie Portman e Amy Adams. Un omaggio al divo Marcello (Mastroianni) con “Oci Ciornie” di Mikhalkov, presiede la giuria Sam Mendes
A Venezia è tempo di red carpet, nuovi protagonisti, grandi storie sugli schermi del Lido. Ieri è iniziata 73ma Mostra Internazionale del Cinema e fino al 10 settembre molti artisti da tutto il mondo si contenderanno i premi, Leone d’oro in testa, di un appuntamento che si preannuncia particolarmente poliedrico. Oltre all’introduzione della neonata sezione Cinema in giardino, la kermesse di quest’anno rinnova la selezione dei generi con uno sguardo più fresco rispetto al passato; sempre prodotti di cinema d’autore, uniti però alla musica, al teatro, alla commedia, al western, perfino all’horror, sulla base di una scelta determinata a osare moltissimo, sia nei lavori italiani sia in quelli stranieri di ogni categoria.
Italianissima è stata certamente la pre-apertura con il capolavoro di Luigi Comencini Tutti a casa. L’indimenticabile performance di Alberto Sordi nel contesto dell’8 settembre 1943 ha incantato il pubblico per la prima volta a livello mondiale in versione restaurata; un’opportunità per ripercorrere gli scompigli di un avvenimento cruciale della storia contemporanea. Tre soggetti italiani si contenderanno il Leone d’oro nella rosa dei film candidati (qui il link del programma http://www.mymovies.it/festival/venezia/?p=3#c): Massimo D’Anolfi e Martina Parenti dirigono Spira Mirabilis (vincitore del Primo Premio offerto da Lombardia Film Commission, dell’Atelier MFN 2015), documentario sull’aspirazione all’immortalità indagata attraverso i 4 elementi della natura e quello dell’etere. Accanto a questo percorso visivo-concettuale gareggiano anche Roan Johnson con Piuma e Giuseppe Piccioni con Questi Giorni; due viaggi: il primo simbolico, di due adolescenti attraverso una gravidanza che cambierà la loro vita, il secondo reale, di quattro amiche a Belgrado per trovare un’altra amica e un’imprevedibile occasione lavorativa.
Non è da meno la concorrenza d’oltreoceano ed europea, tra soggetti promettenti e cast di stelle hollywoodiane: La la Land di Damien Chazelle unisce Emma Stone e Ryan Gosling in un tributo alla musica, Michael Fassbender e la neo-Premio Oscar Alicia Vikander sono diretti da Derek Cianfrance in The Light Between Oceans, ambientato in Australia dopo la Grande Guerra. Non solo “fiction”, ma anche una rilettura biografica nel film Jackie di Pablo Larraìn, con Natalie Portman nei panni della moglie del presidente Kennedy nei giorni successivi alla morte del marito.
Dopo The Tree of Life Terrence Malick prosegue la sua speculazione filosofica con Voyage of Time, documentario cosmologico. Ma Venezia azzarda anche un salto nel mondo dell’orrido e della fantascienza: in un caso, Ana Lily Amirpour racconta la vicenda di The Bad Batch, storia d’amore tra un cannibale e una ragazza che dovrebbe esserne vittima, nell’altro lo scenario extraterrestre torna in Arrival di Denis Villeneuve interpretato da Amy Adams, Jeremy Renner e Forest Whitaker.
Sul fronte europeo i registi si difendono elegantemente con opere ispirate, nei contenuti e nelle intenzioni, al gusto letterario; Stéphane Brizé traduce in fotogrammi Une vie, romanzo di Guy De Maupassant, una fenomenologia narrativa si sviluppa nei dialoghi tra un uomo e una donna nel racconto di Wim Wenders Les Beaux Jours D’Aranjuez, mentre François Ozon recupera un’estetica dal sapore squisitamente romantico nel suo Frantz, ritratto di un incontro provvidenziale sullo sfondo del primo dopoguerra.
Un festival di molteplici direzioni: nella categoria Orizzonti l’Italia propone indagini curiose tra sacro e profano (Stanza 52 di Maurizio Braucci e il vincitore di due premi di post-produzione dell’Atelier MFN 2015 sui riti esorcistici, Liberami di Federica Di Giacomo) e recupera il mondo “letterario-teatrale” (Molly Bloom di Chiara Caselli).
Il Fuori Concorso conferma l’eclettismo generale con The Bleeder di Philippe Falardeau, su un pugile (lo interpreta Liev Schreiber, cui andrà il Persol Tribute to Visionary Talent Award) che negli anni 70 sfidò Muhammad Alì, il remake di Antoine Fuqua dei Magnifici Sette, Mel Gibson alla regia di un film dedicato a un obiettore di coscienza nella Seconda guerra mondiale e i primi due episodi dell’attesissima serie televisiva di Paolo Sorrentino The Young Pope. Si affermano anche alcuni film italiani, come il documentario sugli anni di piombo Assalto al cielo di Francesco Munzi e la commedia drammatica Tommaso di Kim Rossi Stuart, riflessione sui rapporti affettivi.
Accanto alle innovazioni del festival, gli autori internazionali della storia del cinema trovano approfondimento nelle pellicole di Venezia Classici, che nei prossimi giorni celebrerà il ricordo di Marcello Mastroianni, a vent’anni dalla scomparsa, con la proiezione della copia restaurata del celebre Oci Ciornie di Nikita Mikhalkov.
La Biennale (http://www.labiennale.org/it/Home.html) ospita una mostra disposta a sperimentare a tutto tondo, non solo sulle produzioni in gara, ma anche su eventi paralleli, tra cui Jesus VR – The Story of Christ, il primo lungometraggio mai realizzato in Realtà virtuale, un esperimento interattivo, pronto a stupire dall’1 al 4 settembre, gli spettatori e la stampa.
Le premesse sono tutte in regola per una manifestazione che punta alla volontà di cambiamento. Sullo sfondo versatile di questa rassegna un’altra volta la giuria, guidata dal regista Sam Mendes, avrà il compito di assegnare i premi: e in passato le sue scelte originali, quasi provocatorie, sono state protagoniste della Mostra quasi quanto i meriti della settima arte e dei suoi artefici.
Immagine di copertina: Ryan Gosling e Emma Stone in La La Land di Damien Chazelle