“La scuola cattolica” è l’equivalente adulto del Grande Libro dei Perché: perché questo mondo è questo mondo? Da dove arriva, di cos’è fatta la sua sostanza, quale è la benzina che fa girare il suo meccanismo: questo è il tema. Per arrivarci, Albinati compie un prodigioso sforzo di analisi, di quelli destinati a togliere la pelle all’anima, che è in definitiva la somma di una intera vita letteraria.
Anche per questo “La scuola cattolica” è un libro importante, anzi: fondativo. E per leggerlo vi diamo (almeno) altri nove motivi.
Se almeno una volta in vita vi è capitato di aprire un giornale e non capire. Se ve lo siete chiesti, che ci fate, a girare pagina col caffè che si fredda in mano tra bagni di sangue e di lacrime, banche che saltano, miserie improvvise, donne stuprate sfregiate fatte a pezzi, bambini infilzati, preti macellati e preti di occhio vischioso, parole che abdicano dal loro significato e fuggono nelle periferie del senso, violenze esibite a fianco di immancabili tette culi e (poco) rock ’n’ roll. Ecco, se questa vertigine da scollamento l’avete anche solo sfiorata, siete pronti per La scuola cattolica di Edoardo Albinati.
Che ce ne fosse bisogno, di un tradimento tanto vistoso alla letteratura italiana contemporanea, in termini di forma dimensione temi coraggio e – anche – spavalderia, non è che la conseguenza e lo specchio di quanto stiamo trascorrendo in questi anni di crisi.
La scuola cattolica è l’equivalente adulto del Grande Libro dei Perché: perché questo mondo è questo mondo? Da dove arriva, di cos’è fatta la sua sostanza, quale è la benzina che fa girare il suo meccanismo: questo è il tema. Per arrivarci, Albinati compie un prodigioso sforzo di analisi, di quelli destinati a togliere la pelle all’anima, che è in definitiva la somma di una intera vita letteraria: in Maggio selvaggio era stata una scrittura di muscoli, ne Il polacco lavatore di vetri (e in Diciannove) la capacità di muovere un mondo dai suoi particolari, in Sintassi italiana la sperimentazione della parola, in Guerra alla tristezza lo scardinamento di uno stile unico, in Vita e morte di un ingegnere la discesa nella perdita.
Un laboratorio carsico, una lunga rincorsa verso questo libro nuovo e sorprendente: che è una prova di forza necessaria quanto lo è guardare lo stato delle fondazioni davanti a un muro percorso di crepe.
Ovvio come La scuola cattolica non possa, di fronte a un compito tale, ricorrere a un unico registro: il diario, l’articolo, il verbale, il flusso di coscienza, il racconto, l’elegia, la memoria sono le voci in cui l’io che conduce il gioco si mimetizza, in un continuo entrare e uscire dalle vicende.
C’è un paese (l’Italia degli anni Settanta), c’è una città (la Roma in cui si va disfacendo la Dolce Vita), c’è un quartiere (il Quartiere Trieste, di rassicurante ortogonalità), c’è una scuola (il “San Leone Magno”, un istituto privato, a indirizzo religioso). E poi c’è l’umanità: quella dei banchi, degli insegnanti, delle famiglie, della borghesia, della società tutta. Dal particolare al generale, e dall’universale al personale: come il più classico dei gruppi scultorei antichi, La scuola cattolica è, insieme, la geografia umana che vi trova sostanza e la domanda che ne scaturisce. Ovvero: come da un tessuto sociale imbevuto di moralità, religiosità, principi, controllo, tranquillità, possa originarsi un delitto (quello del Circeo) in grado di azzerare qualsiasi pretesa idea di civiltà. Come a dire che il grado zero non è più distante dell’ombra che sempre ci accompagna: dunque, chi siamo davvero?
Ecco perché La scuola cattolica è un libro fondativo: pochi autori a oggi hanno, come ha fatto Albinati, avuto il fegato di gettare lo sguardo dentro la vertigine dei dispositivi che governano e mettono in crisi la nostra stessa società per andarne alla radice. Se la vita ha perso la sua idea di etica, serve capire dov’è che si è consumata questa perdita; per questo, con rigore hegeliano, ogni singola categoria viene analizzata, smontata, indagata in quanto nucleo fondante: dalla famiglia (attraverso matrimonio, patrimonio ed educazione dei figli) alla società (civile, borghese e capitalistica), fino allo Stato (e, dunque, alla giustizia).
Ma tale è la potenza del racconto, e dei racconti, che vi sono contenuti, tale la fascinazione esercitata dai singoli personaggi, che, di tante bracciate che state facendo nel mare aperto del bene e del male, non ve ne accorgerete minimamente: voi seguirete il piccolo Edoardo nelle stanze di casa, nei turbamenti del corpo di fronte alle opulenze delle madri dei suoi compagni di classe, nei primi fallimentari poetici esperimenti di conoscenza sessuale, nei suoi dubbi, nelle delusioni di amico, nella pienezza, nella sua goffaggine, nel suo diventare a sua volta corpo e memoria di corpi. Vi sembrerà un romanzo di formazione. Cosa che, in effetti, è: la formazione della coscienza della libera volontà di un uomo, e della consapevolezza dei limiti necessari alla sua realizzazione. Ma questa è anche la storia della formazione della crisi della coscienza etica della nostra società: del rapporto io-altro, del rapporto uomo-donna, del rispetto tra i sessi, del suo naufragio, dell’emersione (vogliamo fare la conta delle aggressioni? delle violenze? dei femminicidi?) di un non risolto, atavico e angosciante problema di mentalità nazionale.
Qualcuno vi dirà pure che, sì, due o trecento pagine si potevano anche sforbiciare: beh. Considerate da dove siete partiti e dove siete arrivati quando lo avrete chiuso: vi renderete conto che non fanno, poi, tutta questa differenza nell’economia di un mondo. Anzi: del mondo.
La complessità esige tempo: oggi ancora e più di sempre.
Ecco, dunque, perché La scuola cattolica è un libro importante: anzi, fondativo. E perché esistono (almeno) nove buoni motivi per leggerlo.
1) Endoscopia della sensibilità.
Uomini. Ragazzi. Maschi. Bambini. Com’è che in una testa maschile si forma la percezione delle donne, delle ragazze, delle femmine, delle bambine? Questa è una storia per chi vuole capirlo. Per questo è temeraria: perché racconta com’è che nascono il turbamento e la tenerezza, nelle pieghe più intime, e nascoste, di una personalità. A partire dall’interno.
2) Anatomia della prevaricazione.
Comprendere l’origine della violenza (il suo essere così vicina, sempre a portata di mano, storicizzata e perfino resa letteraria) può servirci per prenderne le distanze? Di tutte le questioni che oggi attraversano la cronaca, questo libro parla del problema: il rapporto tra i sessi, la mancata pacificazione, lo scalino, l’evoluzione troncata. Lo scollamento dell’emancipazione femminile in un universo rimasto per secoli maschile (nel potere, nel pensiero, perfino nella religione).
3) Appeal del delitto.
Delle aberrazioni della villa del Circeo esistono tonnellate di cronache spicce, milioni di approfondimenti morbosi, e qualche sperimentale compilazione alla Truman Capote. Arrivati alla tragica foto delle ragazze nei sacchi a cofano aperto, poco altro: quasi una istantanea perdita di interesse alla vita, alla sopravvivenza della ragazza, alla lotta della donna che ha chiesto giustizia. Delitto e morbo pagano; la restituzione della dignità, no. Questo libro è per chi resiste. E perché il dolore altrui non può diventare un genere di consumo.
4) In principio c’è l’amicizia.
Arbus. Rummo. Pik. E’ vero: i compagni di classe non ci mollano mai. Partecipano della nostra crescita, ci inchiodano al noi che eravamo, sono nel medesimo ordine di registro incardinati ai ricordi, non ci permettono di dimenticare. E sono, anche solo per un’estate, o per l’unica notte che abbiamo trascorso loro ospiti, rapporti assoluti, esclusivi. Maschi con maschi. Femmine con femmine. Questa è la storia di questi mondi a parte: ferocia, passione, manipolazione sono tutte presenti, ancora prima che ognuno di noi conosca il significato profondo dei loro nomi. Anche dentro di noi.
5) La regola del movimento.
Ovvero: la fascinazione. Siamo una società fondata sulla seduzione: su questo viviamo, con questo abbiamo a confrontarci. “Le relazioni erotiche tra uomo e donna, uomo e uomo, donna e donna, sono ciò che causa il movimento della vita individuale come di quella collettiva, la ragione per cui si combattono guerre e ci si riconcilia, il fondamento dell’intelligenza, la causa e insieme il fine di ogni impresa, la chiave per disserrare i misteri e il significato recondito di qualsiasi indizio”.
In fondo, l’avevamo sempre saputo. O no?
6) Maestri di vita. E maestranze.
Com’è che, a distanza di anni, dei tic dei propri insegnanti, dei piccoli odi, degli inconfessati amori, ci si ricorda ancora – da soli, e in gruppo? Questo libro è per chi odia la scuola, e per chi la ama: per capire perché. Il luogo dove per la prima volta si diventa società, il luogo dove per la prima volta si capisce che il cervello va allevato, il luogo dove per la prima volta ci si confronta con le regole, gli altri, la gerarchia, l’esercizio. Il luogo dove la nostra immagine ci viene restituita, nel suo evolversi: e dove sentiamo ciò che vogliamo essere. Se non è potente, e intimamente eversivo, questo, cos’altro può esserlo?
7) La fine dei valori.
Ricchezza e utilitarismo. Lusso e violenza. Borghesia e famiglia. L’evoluzione del concetto di valore negli ultimi cinquant’anni. Anche questo è un modo di leggere questo libro.
8) Gli eroi muoiono sempre. Ma vincono.
Leggete di Cosmo. Vi si aprirà l’universo.
9) “Le parole non servono che a far ricominciare il mondo”.
Bene. Mettetevi comodi.
Qui è tutto il mondo che sembra chiedere di essere raccontato.