Nuove prove convincenti del regista canadese Jean-Marc Vallée, dopo gli oscar di “Dallas Buyers Club” e dei suoi protagonisti. Nella storia d’amore tra Jake Gyllenhall, vedovo disperato alla ricerca di un nuovo senso della vita, e Naomi Watts, madre in crisi con figlio adolescente problematico, l’incontro senza reticenze di due anime diverse, bisognose di sintonia e consolazione
Distruggere tutto per ricostruire. Morire per poter finalmente rinascere. E non è una metafora. Davis (lo strepitoso Jake Gyllenhaal), il protagonista di Demolition di Jean-Marc Vallée, distrugge davvero tutto quello che possiede, con calma, rigore e metodo. Giorno dopo giorno, pezzo per pezzo, riduce tutto a brandelli, senza lasciare in piedi nulla. Comincia con l’abbandonare un lavoro da sogno (alta finanza con ufficio panoramico a Manhattan) e finisce col radere letteralmente al suolo la sua bellissima casa, grande come una reggia. Perché si accanisce in questo modo, lo sappiamo da subito, ma non per questo le sue scelte ci appaiono meno estreme.
Ha perso la moglie (Heather Lind), uccisa in un banale incidente d’auto, e il suo strazio sembra così assoluto da non contemplare la possibilità di una qualunque reazione “normale”, di quelle che vengono considerate socialmente accettabili. Quelle che gli altri si aspettano da un giovane uomo che ha perso sua moglie. Non piange, non si dispera, non parla con nessuno. Resta semplicemente lì, catatonico e solo, con una sorta di immenso punto interrogativo in fondo agli occhi. E continua a vivere, a lavorare e a muoversi in città, come se niente fosse, suscitando sconcerto negli altri, e ribrezzo e astio nel ricco suocero (Chris Cooper) che comunque non l’ha mai amato.
Di questo e di altro, molto altro, veniamo a sapere in un modo piuttosto bizzarro: attraverso le lettere di protesta che Davis scrive alla società che gestisce i distributori automatici nell’ospedale dove sua moglie è morta, e dove lui, la notte della tragedia, ha tentato invano di prendersi uno snack, rimettendoci una manciata di monetine che non gli vogliono rimborsare. Risolvere questa minima questione, ottenere riparazione per questa minuscola ingiustizia, sembra all’inizio l’unico modo per cominciare ad affrontare l’immensa ingiustizia della morte di sua moglie.
Ma alle sue assurde lettere di protesta comincia ben presto a rispondere una voce femminile, un’impiegata della società che gestisce i famigerati distributori automatici, una donna di nome Karen (con il volto bello e dolente di Naomi Watts) con una vita complicata alle spalle e un figlio adolescente a carico (il sorprendente Judah Lewis). Proprio a questa sconosciuta Davis racconta tutta la sua vita, prima per lettera e poi dal vivo, e intanto comincia a distruggerla, pezzo a pezzo.
È una lenta e drammatica elaborazione del lutto quella che viene raccontata in Demolition, ma soprattutto un’indagine implacabile sul lato B dei sentimenti. Quello che nemmeno tu sai del tuo matrimonio, della maniera di amare, del tuo modo di guardare il mondo. Quello che non hai mai avuto voglia di raccontarti, e hai sempre accuratamente evitato di vedere. Nessun ignobile segreto: piuttosto una deriva dei sentimenti che ti conduce lontano da quello che pensavi di essere, da ciò che avresti voluto essere, verso un terreno che a un certo punto ti sembra sconosciuto.
Dopo Dallas Buyers Club e Wild, il canadese Jean-Marc Vallée ripropone una storia di morte e rinascita, di autodistruzione che prelude a una nuova vita, di scontro feroce fra l’individuo e ciò che lo circonda: era l’America omofoba degli anni Ottanta che rifiuta i malati di Aids in Dallas Buyers Club, e la natura maestosa e matrigna che in Wild accoglie e al tempo stesso punisce, per offrire infine uno spazio di resurrezione alla giovane sbandata in cerca di una nuova meta.
Sono eroi per caso, o forse soprattutto per disperazione, i personaggi portati in scena dal regista canadese, che anche in questo caso gioca le sue carte migliori nella scelta del protagonista, un Gyllenhaal perfetto, capace di aderire al personaggio fin nelle sue pieghe più nascoste, di dare spessore alle lacrime non versate e mostrare sullo schermo i buchi che non si vedono ma provocano le cadute vere, quelle da cui pare impossibile rialzarsi. Grazie a lui il film decolla, nonostante una sceneggiatura non priva di debolezze, soprattutto nell’ultima parte, qualche colpo di scena di troppo e alcune ridondanze di cui si poteva fare a meno.
“Ho bisogno di andare a fondo, capire le cose”, dice il protagonista, iniziando a smontare porte e frigoriferi, macchine del caffè, computer e orologi. Il regista sembra voler fare lo stesso, con lo stesso folle accanimento, e si ritrova ad accumulare fin troppe immagini, non sempre coerenti. Così il film alla fine lascia un’impressione di disordine: ma questo è forse anche il suo pregio più sincero, nella rappresentazione accorata e inquieta del caos tranquillo di un uomo qualunque alla ricerca di un senso, di una direzione, non necessariamente contraria a tutto ma sufficientemente personale per dare un senso alla propria vita.
davis e karen, L’attrazione degli opposti
Demolition parte dalla depressione di Davis di fronte alla perdita della moglie, dalla sua reazione apatica, che presto si mostra come una maschera disperata. Ma poi il protagonista decide di raccontarsi, mettersi a nudo, fino a incontrare Karen: si sente a suo agio, sembra aver scelto di utilizzare la forma della scrittura come strumento di elaborazione del suo lutto, trovando dall’altra parte una donna disposta all’ascolto.
Lei ha un figlio adolescente, che è sboccato, non s’impegna negli studi, veste in modo eccentrico e suona la batteria: ma vedrà nell’arrivo di Davis, nella loro cerchia familiare, la comparsa di una nuova figura a metà tra il paterno e il fraterno e gli si affiderà creando un legame che aiuterà entrambi a ricostruire pezzi della propria vita sfumati e confusi. Perché anche in Demolition, come nel suo bello e fortunato Dallas Buyers Club, Jean-Marc Vallée tratta il tema dell’omosessualità, della confusione sessuale legata ai passaggi d’età, in particolare all’adolescenza: Davis e Chris troveranno ciò di cui hanno bisogno l’uno nella presenza dell’altro.
Demolire vuol dire tornare alla radice, per comprendere cosa dev’essere modificato, migliorato o eliminato. Così Davis deve “smontare” la sua vita, per capire cosa non funziona in ogni cosa: e Jake Gyllenhaal e Naomi Watts interpretano due personaggi particolarmente stravaganti, che pur non avendo nulla in comune trovano un equilibrio nella semplicità dello stare insieme e del condividere la quotidianità. Oltre ogni relazioni romantica da cinema hollywoodiano, enfatizzando l’unione che nasce dal bizzarro incontro di due persone bisognose di affetto e comprensione.
Demolition di Jean-Marc Vallée, con Jake Gyllenhaal, Naomi Watts, Chris Cooper, Heather Lind, Judah Lewis