Teatro gay in scena ai Filodrammatici: Illecite visioni soffia cinque candeline e lotta contro il moralismo di chi esclude…
Illecito, tenebroso, queer. Viviamo tempora in cui si lotta per l’affermazione collettiva dei diritti, dal matrimonio all’omogenitorialità, poi però ci si sintonizza su un qualsiasi reality in tv e si piomba a dirotto in un’atmosfera da basso impero, da primi anni Duemila (e diversi avanzi di decenni precedenti, a dire il vero), dove si sente ancora parlare di friarielli, e amenità continue su questa scadente variazione. Roba del tipo: «È gay, ma è un bravissimo ragazzo!», per intenderci, sembra ormai lontana anni luce. Ed è tutto dire.
Il sonno della confusione genera mostri, o rilevanza; fobie immotivate e vecchie di merletto, oppure attenzioni costanti alla diversità, un termine importante che fa suoi i concetti di inclusione e avvicinamento – laddove quello di tolleranza è un principio che si vuole ormai superato.
Lungo i vettori di questa direzione si muove Illecite visioni, rassegna di teatro omosessuale giunta ormai al primo lustro di vita, abbracciata dal Teatro dei Filodrammatici e curata dal giornalista ed esperto di teatro a tema omosessuale Mario Cervio Gualersi.
Nata nel 2012, Illecite Visioni è cresciuta nel tempo, toccando i 10.000 spettatori in cinque anni:rappresenta, sul territorio milanese, una realtà che sta poco a poco mettendo le radici a livello culturale e soprattutto comunitario, legandosi in maniera profonda e vivida alla città – e a chi la vive. Sono più di cento gli artisti che si sono esibiti nel corso delle varie edizioni o che sono intervenuti nel corso di dibattiti e proiezioni: da Pippo Delbono a Fabrizio Falco, da Oliviero Ponte di Pino a Mauro Coruzzi/Platinette.
E per quest’anno? La rassegna, che conta sul sostegno di numerose associazioni come Gay Statale, Famiglie Arcobaleno e C.I.G. Centro di Iniziativa Gay / Comitato Provinciale Arcigay di Milano, si prepara a ospitare un gruppo di spettacoli dedicati all’universo LGBTQIA.
Come Lei e lei , in prima milanese, di e con Giampiero Cicciò. Le notti poco bianche delle vacanze di Natale si consumano sul palco di una Messina degradata, tra viados, drogati e puttane. In questo paradisiaco inferno un travestito siculo dalle tante primavere stringe amicizia con una fjlle de joie che ancora non ha capito bene cosa volere dal mondo e dalla propria femminilità.
O Giovanna d’Arco – la rivolta (foto) , in cui la pulzella d’Orléans diventa una teenager che decide di vestirsi da ragazzo, contro ogni morale e pronta a morire, ligia solo al dovere che sente vibrare dentro sé, nello spettacolo di Carolyn Gage diretto da Luchino Giordana ed Ester Tatangelo.
Degno di interesse anche Peter Pan sotto le gonne, di Greta Cappelletti e Livia Ferracchiati (anche regista), primo capitolo di una trilogia dedicata alla transessualità, ispirata ai Giardini di Kensington di James Matthew Barrie e all’(anti)eroe per eccellenza che non vuole crescere mai.
In questa versione Peter vive negli anni ’90, ha undici anni e si confronta con una Trilli disincantata e un’identità sessuale ancora da decifrare. E se di riferimenti culturali si discetta, non si può non citare Il mondo di C.I. (foto in basso) , di e con Lorenzo Fontana e Nicola Bortolotti, spettacolo modellato sull’opera (e sull’universo) di Christopher Isherwood.
E sono numerosi anche gli appuntamenti collaterali, che comprendono performance di Alessandra Faiella e Lilly Boat Drag Queen, la lettura di alcuni brani di Geppetto e Geppetto con Tindaro Granata e Angelo Di Genio e anche l’ “angolo dei diritti”, servizio di consulenza per il pubblico del Festival curato dall’associazione di avvocati Rete Lanford, vicina al mondo LGBTQIA e alle sue esigenze in campo di diritti.
Dire che «il mondo sta cambiando» non è più sufficiente. Il cambiamento lo si deve immergere nella realtà, nelle storie e nelle angherie vissute da chi combatte per affermare la propria identità. Illecite visioni è anche questo: una sovversione naturale, una grande spinta, un bisogno necessario. E se tutto non passa dalla comunità, è solo (e purtroppo) lotta senza respiro…
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(Immagine in copertina di proprietà di Gianmarco Vetrano