Anticipato dal singolo Carry on, il sesto album di Norah Jones è uscito lo scorso 7 ottobre, immancabilmente sotto l’egida della Blue Note Records. L’ultimo…
Anticipato dal singolo Carry on, il sesto album di Norah Jones è uscito lo scorso 7 ottobre, immancabilmente sotto l’egida della Blue Note Records. L’ultimo lavoro della polistrumentista sempre ricca di risorse, sembra al contempo strizzare l’occhio al passato e guardare al futuro con un certo respiro di freschezza. A partire dal titolo, che suggerisce l’immagine radiosa dell’alba, siamo portati a pregustare sì qualcosa di nuovo, ma anche le atmosfere pop jazz accoglienti ed raffinate nelle quali la Jones ci ha cullato a partire dai tempi di Come away with me, album che le aveva garantito il successo internazionale nel 2002. L’artista mostra sulla copertina tutto il suo fascino di “ragazza-della-porta-accanto”, sulle nuances ingiallite di una finta foto d’epoca, senza dubbio più vicina alla fotografia in chiaroscuro del 2002 rispetto all’immagine di femme fatale in stile comics di Little broken hearts (2012), coerente con i toni più aggressivi del disco.
Insomma, per quanto la versatilità sia una caratteristica che si addice moltissimo a Norah Jones, che risulta essere credibile in qualsiasi genere decida di cimentarsi, dopo le tinte di alternative rock del già citato Little broken hearts e la breve parentesi country e folk rock a fianco di Billie Joe Armstrong in Foreverly (un duetto sì improbabile, ma non così mal assortito), fa piacere ritrovare quelle atmosfere sofisticate che hanno caratterizzato i più grandi successi passati della cantautrice. La stessa Jones ha dichiarato in un’intervista a Rolling Stone: «Questo nuovo disco presenta una certa circolarità perché sono tornata alle mie prime influenze. Dopo il primo lavoro mi ero un po’ allontanata dal piano. Lo suonavo ancora ma traevo molta più ispirazione dalla chitarra. Invece ho amato davvero suonare il piano in questo album». Anche la scelta delle tre cover proposte nella tracklist sembra guardare alla gamma di ascolti con cui Norah è cresciuta: a partire da Don’t be denied di Neil Young, un pezzo originariamente rabbioso, addolcito in questa versione fino a rendere l’intenzione della voce quasi implorante, alla chicca finale di puro jazz Fleurette Africaine di Duke Ellington, passando per la particolare Peace di Horace Silver.
Le dodici tracce che compongono l’album testimoniano la ricchezza della musica di Norah Jones, che oltre al suo talento può contare su musicisti d’eccezione: il celebre sax di Wayne Shorter, John Patitucci al contrabbasso e Brian Blade alla batteria, grandi professionisti che con Norah Jones condividono l’impagabile senso della misura. I brani infatti scorrono con un sound azzeccato ed essenziale, risultando colti ma senza essere artefatti: dal contrabbasso che dà groove a Burn in apertura del disco – con le risposte del sax al canto – alle dinamiche che crescono (con tanto di organo) sotto un testo che esorta a cessare le violenze in Flipside, dalla voce seducente in It’s a wonderful time for love fino alla ballad sorniona Carry on, con il fruscio dei piatti della batteria che dona un tocco quasi magico, tutto in questo album sembra essere perfettamente bilanciato. E se è plausibile che una voce virtuosa o imponente sia spesso fonte inesauribile di fascino, è altrettanto vero che Norah Jones con la sua semplicità, la sua vena interpretativa così riconoscibile e le sue scelte musicali raffinate ha conquistato il pubblico e la critica ancora una volta.
Norah Jones, Day Breaks (Blue Note)
TRACKLIST:
01. Burn
02. Tragedy
03. Flipside
04. It’s a wonderful time for love
05. And then there was you
06. Don’t be denied
07. Day breaks
08. Peace
09. Once I had a laugh
10. Sleeping wild
11. Carry on
12. Fleurette africaine (African flower)