Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con i torinesi The Circle, che ci hanno raccontato come è nato il loro ultimo album “How To Control The Clouds” e quali sono i loro progetti per il futuro
Due anni fa avevamo ascoltato il primo album dei torinesi The Circle, Life In A Motion-Picture Soundtrack, e li avevamo segnalati come una delle band da tenere d’occhio nel futuro. Così, dopo avergli lasciato fare un po’ di gavetta, siamo tornati da loro per fare due chiacchiere.
Dopo l’uscita di Life In A Motion-Picture Soundtrack avete lavorato tantissimo; c’è stato un tour, una delle vostre canzoni è stata selezionata da Mtv New Generation e avete condiviso il palco con artisti del calibro dei The Temper Trap. Dopo tutte queste esperienze cosa è cambiato? Vi sentite musicalmente più “maturi?”
Sì, dopo due anni di live, prove, registrazioni e chi più ne ha più ne metta, siamo cresciuti molto. Sia individualmente che come band. Sia a livello personale che musicale. Sarebbe decisamente troppo audace affermare che ci sentiamo musicalmente maturi, perché in questo campo non si finisce mai di imparare e sperimentare, però possiamo dire con certezza che crediamo di aver intrapreso il giusto percorso, che ci ha fatto fare dei bei passi avanti e che speriamo ce ne faccia fare molti altri.
Ieri (25 ottobre) è uscito il vostro nuovo progetto How To Control The Clouds. Spiegateci il titolo.
È un titolo che nasce un po’ per caso. Federico (cantante ed autore dei brani della band, ndr) era alle prese con la lettura di una recensione di Life in a motion-pitture soundtrack che recitava più o meno così: “la musica di The Circle ti fa volare in alto tra le nuvole”. Questa immagine ci è piaciuta e abbiamo pensato che raffigurasse bene il tipo di musica che ci proponiamo di fare. È bastato associare questa “figura” al concetto di controllo, di maggiore riflessione, adottata per questo nuovo lavoro, per ricavarne il titolo del secondo album.
Quindi mentre leggevate le recensioni del primo album eravate in realtà già proiettati verso il secondo; non vi siete presi nemmeno una pausa!
[Ridono] Esatto. Non c’è stato un vero e proprio momento in cui abbiamo dato il segnale di “stop” alla scrittura del primo album per concentrarci solo ed esclusivamente sul secondo. È stato un divenire di brani, nati uno dopo l’altro dal 2013 ad oggi! Ed ecco che finito un disco, subito ci ritrovavamo ad incidere le demo del secondo.
Ascoltando entrambi i lavori si nota che vostre basi sono prettamente di matrice pop-rock; ma c’è stata un’evoluzione del vostro sound rispetto al primo album.
Sì, e ne andiamo molto fieri. Principalmente perché passiamo molto tempo a studiare nuovi suoni e come far rendere al meglio quelli vecchi. In questo album abbiamo osato molto di più rispetto al precedente e in questo ci ha aiutato tantissimo la supervisione artistica, sempre attenta ad ogni dettaglio, di Simone Sproccati.
Testo e suono; come si conciliano?
Ognuno ha il suo modo per far conciliare le cose ed il bello è che non ci sono regole! C’è chi parte dal testo, ricavandone poi le melodie e chi fa tutto l’opposto. Noi di solito partiamo dalla melodia, dal suono. Non perché sia giusto o sbagliato ma perché è ciò che più ci viene naturale.
7. Qual è la canzone cui siete più affezionati?
Hai aperto il vaso di Pandora. Ovviamente, nel cercare di dare una risposta “da gruppo” è venuto fuori che su quattro componenti della band abbiamo quattro “favourite-songs” diverse tra loro! Marco (il batterista) da buon nostalgico quale è, dice Cold in the desert. Forse perché è davvero la prima canzone a cui abbiamo iniziato a lavorare assieme, quando nemmeno avevamo un nome e la barba non ci cresceva ancora. A Federico non cresce nemmeno adesso!
Giuseppe (chitarra) è sempre stato molto legato a Cherry Tree, mentre Lorenzo (basso) ha la doppia opzione: del disco vecchio Green Like Soul (Part II) e del nuovo Love Don’t Cry. Per Federico queste canzoni sono come dei figli, come si fa a dire quale sia il preferito? Poi in realtà si sa che al fratellino minore si vuole sempre più bene e quindi dice To Fall.
Ci volete raccontare qualche aneddoto legato alle canzoni?
Quando abbiamo finito le registrazioni del disco, al Crono Sound Factory di Milano, siamo ripartiti alla volta di Torino, in macchina. Avevamo già tutti i brani, senza ancora un mix e un master sopra, sul telefono di Fede. Giuseppe guidava. Mette in moto e Fede preme play sul cellulare. Parte l’album e con esso una mezz’ora abbondante di silenzio assoluto. Nessuno di noi ha osato proferire parola. La sacralità dell’ascolto del lavoro appena terminato era tutto ciò che contava in quel momento.
Finisce il disco.
Abbiamo pianto.
Tutti.
Cosa manca secondo voi alla musica in Italia? E quali sono i suoi pregi?
Il panorama musicale italiano, underground e non, è veramente ampio e la qualità non manca affatto, contrariamente a quanto si potrebbe pensare! Ciò che manca secondo noi sono gli spazi per dare voce a tutti i talenti che faticano ad emergere a causa di una proposta musicale creata ad-hoc per vendere, più che per fare dell’arte. Di positivo c’è che negli ultimi anni stiamo vedendo belle realtà, provenienti dall’underground, farsi conoscere anche negli spazi che prima venivano considerati mainstream. E ciò è indice del fatto che la gente vuole ascoltare questi artisti!
In questi mesi di lavoro avrete incontrato altre band emergenti, magari condividendo con loro il palco; ne consigliate qualcuna ai lettori di Cultweek?
Ultimamente stiamo avendo il piacere di collaborare con un producer torinese di nome FRACTAE, fresca new-entry nel roster Costello’s. Consigliatissimo! Oltre a lui consigliamo gli amici The Last Project, anche loro prodotti da Simone Sproccati.
Prossimi impegni?
Nel corso dei prossimi mesi saremo in tour per portare live How To Control The Clouds.
Abbiamo già annunciato una parte delle date sulla nostra pagina Facebook. Il 28 Ottobre ci trovate al Rock’n’roll di Milano, ospiti di Linoleum assieme agli amici WEMEN di Carlo Pastore. Il giorno successivo presenteremo il disco anche a casa nostra, all’Astoria di Torino. Ci saranno tantissimi ospiti tra cui FRACTAE e The Castillos in apertura. E poi ancora Montelupo Fiorentino (FI), Aversa, Roma e Trento! Insomma, saremo più o meno ovunque, veniteci a trovare!