Nel nuovo lavoro del russo Kirill Serebrennikov, film rivelazione all’ultimo Festival di Cannes, la parabola di un ragazzo intelligente e arrogante che cita i passi più violenti della Bibbia per imporre se stesso e un’etica antica e oscurantista. Si scontra prima con le autorità scolastiche, che finiranno però per venire in suo aiuto, ma trova poi nell’insegnante di biologia, appassionata e razionale, l’unica in realtà convinta fin dall’inizio del suo possibile “recupero”, il bersaglio preferito, la sua vera vittima.
Si moltiplicano i cupi segnali dall’universo Russia. L’arroganza di un violento, implacabile potere politico-economico ricorda gli incubi peggiori dell’era cosiddetta comunista (nel bellissimo Leviathan di Andrej Zvyagintsev), ma non va meglio nelle relazioni sociali e personali, sempre più conflittuali e sfilacciate, improntate alla fuga dal presente e al timore per il futuro. Parola di Dio del 47enne Kirill Serebrennikov, da molti ritenuto il film -rivelazione all’ultimo Festival di Cannes, vincitore del premio del pubblico come miglior film europeo a Biografilm Festival, fotografa implacabilmente la frattura generazionale tra teenager e mondo adulto, presente ovviamente anche in molti altri paesi del mondo, ma che si declina qui nel risorgere di un integralismo religioso adolescenziale fatto di ribellione alla vita “borghese”, ritorno a un’etica cristiana retriva e tradizionale e mistica della violenza come istanza salvifica.
Ma ciò che fa del 17enne Veniamin (Pyotr Skvortsov magnetico, implacabile interprete), studente di grande intelligenza, arroganza e solipsismo autocelebrativo, un personaggio di grande potenza, è il folle rapporto diretto che ha, o millanta, con la divinità. La sua rivolta non pretende, come in tanti ragazzi, più libertà, più equità, meno imposizioni: al contrario, chiede e si impone regole sempre più dure. E citando a memoria passi fra i più cruenti della Bibbia, perfetto omologo di tanti giovani estremisti dell’Islam, tenta di imporre ai suoi compagni un’ortodossia a volte ingenua (l’abolizione del bikini nelle lezioni di nuoto), frutto di qualche frustrazione virile determinata dall’età e dall’incontro con l’universo femminile.
Ma in altre occasioni la sua furia investe aspetti generali della vita, come quando si scaglia contro l’educazione sessuale libertaria e anticoncezionale, mostrando che il suo vero bersaglio non sono tanto le autorità scolastiche costituite, che alla fine si mostreranno disposte a sostenerlo e a “coprire” le sue intemperanze, ma l’insegnante di biologia Elena Krasnova (Viktoriya Isakova, bravissima), l’unica a mostrare un qualche legame col passato nazionale collettivo e i valori della socialità. Perché è lei la vera rappresentante di una cultura razionalista e scientista che cerca le prove reali, e non ideologiche, o peggio ancora confessionali, di ciò che dice, di ciò che con mota passione insegna ai suoi allievi. Sarà così il sacrilego (anche nel 2016 di internet!) evoluzionismo biologico darwiniano il nemico da sconfiggere, perché dimostra che l’uomo non è altro che il prodotto della storia della vita sulla Terra e non una creatura eccezionale generata da un creatore ancor più unico. Così come Copernico e Galileo avevano dimostrato era la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa, secondo papale astronomia antropo-centrica.
E nonostante Elena, fin dall’inizio, sia la più convinta a cercare di “recuperare” Veniamin alla vita della scuola, finirà invece per essere l’unica “crocefissa” da un ribelle senza amici, neanche tra i suoi coetanei, che “più si relaziona, a suo modo, con chi incontra sul suo cammino, più si rende conto che il fanatismo può conferirgli potere, tanto che anche le autorità arrivano a temerlo. Veniamin non riesce ad ascoltare nessuno se non se stesso”. Così spiega il suo protagonista lo stesso Serebrennikov.
Adattamento della pièce teatrale Martyr, The Student di Marius von Mayenburg, che è del 2008, Parola di Dio ne conserva gli aspetti profetici e analitici sulla forza manipolatrice del fanatismo religioso, ma forse più in generale del totalitarismo. E qui qualcuno ha voluto vedere riferimenti alla realtà della Russia contemporanea, cui però il regista sfugge. “Ad oggi la costituzione russa è contro la censura. La mia compagnia teatrale mette in scena pièce a tematica omosessuale e non abbiamo nessun problema. Nemmeno me lo pongo, il problema”, ha dichiarato con calma fierezza. Ma certamente il finale del film, in cui si saldano l’integralismo ortodosso e un’establishment debole e impaurito, contro il loro nemico, la cultura scientifica e razionale, decisa a non alzare bandiera bianca, non deve aver fatto molto piacere agli emissari di Putin in campo culturale.
Parola di Dio, di Kirill Serebrennikov, con Pyotr Skvortsov, Viktoriya Isakova, Aleksandr Gorchilin, Aleksandra Revenko, Irina Rudniktskaya, Yuliya Aug, Svetlana Bragarnik