Fluidi, note, elettronica: con questo cocktail l’artista giapponese Tomoko Sauvage sperimenta l’interazione tra mondo fisico e artificio
I ritmi esotici dei virtuosi del rajasthan indussero Tomoko Sauvage, artista giapponese residente a Parigi, a riprodurre domesticamente le complesse percussioni di quella musica, in primis lo jalatharangam, un antico strumento sfruttato da secoli nel culto indiano e costituito da vasi di porcellana di diverse dimensioni e variamente riempiti d’acqua. «Progressivamente fui affascinata dal suono dell’acqua, dal vibrato delle sue onde, dal contatto con la stessa»: dichiara, come sedotta da uno stato di regressione alla natura, che più si accostava all’essenzialità di quegli strumenti e di quella musica, più ne comprendeva la forza.
Il complesso dispositivo che la Sauvage gestisce durante le sue performance è costituito da una serie di recipienti in porcellana, dentro ai quali sono immersi degli idrofoni – un modello speciale di microfono resistente ai liquidi. Spostando masse d’acqua da un recipiente all’altro, i suoi gesti determinano dei movimenti percepiti e amplificati dai microfoni: al loro interno il segnale si alimenta da sé generando un feedback, quel miracolo dell’elettronica per cui il suono cresce autonomamente e casualmente.
Se il sistema che l’artista giapponese ha studiato per la sua musica si basa su complessi fenomeni fisici, la sua performance – avvenuta il 5 dicembre allo spazio O’, dedicato alle arti sonore, nell’ambito delle Variable Series – richiama elementi simbolici efficaci.
La galleria è buia e piena di gente, al fondo della sala Tomoko Sauvage siede di fronte alle sue porcellane, illuminata da una luce che proietta i riflessi di quei liquidi alle sue spalle. Dall’alto di due aste che incorniciano la sua figura pendono alcuni bichieri dai quali, alternate, cadono nei vasi delle giocce d’acqua. Con i suoi gesti produce e stratifica i suoni. Registrazioni d’ambiente immergono la performance in vaghi spazi naturali.
Risulta inevitabile associare l’evento ai riti orientali dai quali l’artista ha tratto ispirazione. La compresenza dell’acqua e del dispositivo elettronico chiama in causa l’integrazione dei processi naturali all’interno dell’artificio compositivo: sorge immediato il riferimento a John Cage, che ha introdotto il caso nella produzione musicale.
Ciò che affascina nella performance di Tomoko Sauvage è la sua propensione ad abbattere i limiti tra artificio e natura, facendo del suo spettacolo una sorta di culto religioso che dalla natura e dalla sua imprevedibilità trae motivazione.
Tomoko Sauvage per Variable Series all’O
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