Emily Blunt porta con alterata intensità sullo schermo il personaggio di Rachel, al centro del best-seller mondiale “La ragazza del treno” (2015), diventato ora film grazie a Tate Taylor. Moglie tradita e abbandonata, vive le esistenze degli altri guardando dentro le case affacciate sul tragitto che ogni giorno ripete per raggiungere il suo lavoro a Manhattan. Scopre così torbidi legami, inattesi amori, e alla fine anche l’omicidio di una giovane donna. Che si rivelerà in qualche modo legata a lei
La ragazza del treno è stato un po’ a sorpresa, al suo debutto, il campione d’incassi dello scorso weekend in Italia, con oltre 240mila spettatori. Però la cosa si comprende meglio ricordando che alla base del robusto, inquietante e ben recitato noir dell’attore e regista americano Tate Taylor (The Help), sceneggiato da Erin Cressida Wilson (Secretary) c’è il best-seller omonimo dell’inglese – ma nativa dello Zimbabwe – Paula Hawkins, che è stato uno dei casi letterari del 2015, con quindici milioni di copie vendute nel mondo, ed esito trionfale anche in Italia.
Dunque tante lettrici (e lettori) sono accorse per vedere che effetto facesse sullo schermo, affidata all’ottima professionalità della 33enne Emily Blunt, lanciata da Il diavolo veste Prada e che si appresta ora a interpretare Mary Poppins Returns, la vicenda di Rachel, moglie alcolista, tradita e abbandonata, che vive una sua psicologica dipendenza parassitaria dalle esistenze degli altri, spiati sbirciando dal finestrino del treno dentro le case, lungo il tragitto che ogni giorno ripete per raggiungere il suo lavoro (o così almeno pare) a Manhattan. Un’abitudine, piuttosto patologica, che con ogni evidenza, lo so vede fin dalla prima efficace sequenza del film, non l’aiuta certo a migliorare la sua condizione depressiva. Anzi.
La lunga osservazione la porta comunque a familiarizzare mentalmente con alcuni di quegli abitanti, molti di bell’aspetto, a intuirne i felici legami d’amore e poi a scoprirne le inattese infedeltà. Finché l’omicidio di una giovane, bellissima donna (Haley Bennett, vista quest’anno anche nel remake dei Magnifici sette), rivelerà che quegli eventi la interessano e riguardano assai più di quanto creda, essendoci di mezzo il suo ex marito (Justin Theroux) con la nuova moglie (Rebecca Ferguson), che di lui era l’amante mentre ancora durava il matrimonio con Rachel.
Da lì si dipana una complessa trama di indagini e colpi di scena che non delude, fino alla fine, lo spettatore, portandolo per mano nei labirinti ambientali e comportamentale di una ricca provincia metropolitana dove tutto (o quasi) sembra possibile – almeno finché resta non detto – perché la noia e la sostanziale estraneità reciproca, perfino di amanti decisamente focosi tra le mura domestiche, può nascondere la più esplosiva delle nevrosi.
Spostata la vicenda, e forse non è la stessa cosa, dall’originaria regione londinese alla linea dell’Hudson verso New York, forse per esigenze produttive di box office, Taylor conserva però la forza voyeuristica e narrativa del romanzo, che ci offre una protagonista ridotta a provare nelle vite di sconosciuti quello che a lei è ormai negato: l’amore, la felicità, l’intesa. E a sfogare poi, a delitto avvenuto, su chiunque le sta intorno, le sue pulsioni libidiche ormai incanalate in un’ansia di verità e giustizia che suona anche come una sorta di risarcimento. Comprensibile, e che narrativamente funziona, ma che rischia di costarle molto cara.
La ragazza del treno, di Tate Taylor, con Emily Blunt, Haley Bennett, Rebecca Ferguson, Justin Theroux, Luke Evans, Allison Janney