Vasco Brondi + Tondelli: libertini di ieri e di oggi

In Letteratura, Musica

“Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli e “Canzoni da spiaggia deturpata” di Vasco Brondi, aka Le Luci Della Centrale Elettrica. Un confronto fra musica e letteratura.

Che nello stretto volgere di poche ore un Nobel ci lasci (Dario Fo) e uno ne nasca (Bob Dylan) è storia recente. Casualità che sottolineano, inconsapevolmente e paradossalmente, come Letteratura sia un termine onnicomprensivo e per di più spesso confuso in maniera maldestra come un contenitore piuttosto che un contenuto. L’argomento centrale è la parola, e che sia cantata, invocata, proclamata o scritta e stampata, non cambia nulla se si valuta letterariamente la parola e la lingua che la veicola.

Quindi non dovrebbe apparire troppo azzardato il confronto fra un cantante  Vasco Brondi e uno scrittore Pier Vittorio Tondelli; di un disco: Canzoni da spiaggia deturpata, con una raccolta di racconti: Altri libertini.

Se nel caso dello scrittore reggiano la lingua scarnificata in un pastiche gergale e regionale traduce il violento desiderio di descrivere la disperazione del vivere, la solitudine e i conflitti di una generazione di mezzo, ancora impantanata nel mood culturale “gruppettaro” degli anni settanta, ma già proiettata inconsapevolmente verso la stagione del “riflusso”, la lingua che percorre le 11 tracce dell’album d’esordio del cantautore ferrarese invece, non traduce ma crea attraverso immagini e metafore quel desiderio e quella violenza delle solitudini “ da pianura padana” che in Tondelli erano circoscritti perlopiù in ambito borghese e che in Brondi esplodono nel più ampio campo semantico della giovinezza tout court.

Una volta si sarebbe detto romanzo di formazione, e se il termine può essere utilizzato per una raccolta di racconti o di canzoni me lo prendo senza remore, perché tra le pagine i personaggi di Tondelli si muovono costantemente come ciechi, spaventati dalla narrazione del crescere attraverso gli stereotipi creati per loro dalla generazione dei padri. Spavaldi ma obiettivamente ancora in ritardo rispetto al decennio successivo che li cambierà inesorabilmente, sempre in viaggio, in Italia o Amsterdam, Bruxelles viaggiatori pre Erasmus, pre Interrail, prima del solo pensiero di un’altra esistenza possibile.

E Le luci della centrale elettrica? Dove fugge, verso quale orizzonte volge lo sguardo l’io narrante dei testi di Vasco Brondi? A differenza di Tondelli non pretende di parlare per molti o per “quelli come noi”, ma attraverso una personalissima esperienza e uno stile esatto descrive una umanità allo sbando che si fa fatica a non universalizzare. Immagini crude e realtà crudeli sottolineate da una lingua estremamente ruvida e inaspettatamente visionaria, piena di metafore assolutamente non poetiche che risultano paradossalmente di una poeticità straziante. Le sue traiettorie solitarie aderiscono completamente a Ferrara, alla sua provincia che somiglia a tutti quei luoghi che non sono “centro”, alle migliaia di province e periferie che sono alimentate da centrali a turbogas, da silenzi e da lunghe corse in macchina tassativamente di notte.

Tema centrale che lega sottilmente i due lavori è l’evasione. Da una parte il viaggio come stimolo e necessità e dall’altra la droga come abitudine e valvola di sfogo contro l’immobilismo. Crescere è espandersi, diventare altro da se’ e senza movimento fisico e psichico non si evolve, per questo i personaggi di Tondelli percorrono l’Autobahn, vanno e tornano da Amsterdam, come da Bologna, i percorsi non sono mai lineari, i ripensamenti e le cadute sono all’ordine del giorno e la voglia di fuga e quella di conoscere di desiderare sono le due facce della stessa medaglia, la paura contiene coraggio e viceversa. Se si esclude Milano come meta ultima, che dà inizio alla reale carriera del cantante Vasco Brondi, l’io delle sue canzoni si muove di notte alla ricerca di un ricordo, di un “ fuoco” da appiccare, più con la mente che con il passo pesante di due gambe. Di tanto in tanto emerge un personaggio femminile che satura i vuoti e che metaforicamente, oppure no, si occupa della sua disintossicazione. Personaggio che non può definirsi salvifico ad ogni modo, perché condivide col protagonista malinconie e perdite, disperazioni e ferite non ancora cicatrizzate. Un mondo insolitamente abitato da fantasmi e da apparizioni piuttosto che da persone reali, ma ancora più reale all’ascolto nonostante tutto.

Destino simile per questi due esordi, lontani nel tempo e nelle intenzioni, ma capaci entrambi di squarciare il velo di un abitudine culturale che non si attendeva episodi di questo tenore, creativi e pungenti, desolati e violenti. Altri libertini porta alla ribalta nel 1980 il retroterra culturale di una stagione che stava per concludersi, quella dei movimenti giovanili delle utopie degli anni settanta, della lotta politica e soprattutto della cultura libertaria, e lo fa attraverso un lavoro sulla lingua certosino che riguarda sia il ritmo che il lessico. Ritmo ispirato chiaramente dall’esperienza Beat, travolgente, con frasi che si rincorrono, quasi da leggere di filato come presi dal fiatone, e il lessico ispirato alla quotidiana oralità della gioventù dell’Emilia borghese, una ricerca di verità, di essenzialità per una materia cruda e scabrosa nello stesso tempo. Desolazione e sconcerto che prendono immediatamente all’ascolto di Canzoni da spiaggia deturpata, uno scuotimento emotivo che conosce bene chi ha ascoltato per la prima volta Song of Leonard Cohen ignorando in precedenza l’esistenza dello scrittore-musicista canadese. Disco uscito nel 2007 e per una fortuita coincidenza racconta ciò che in quel momento andava raccontato, esattamente con le parole con le quali andava raccontato. Senza patinature o compromessi di sorta, post di un blog personalissimo musicati, lavorando sull’impatto violento emotivamente delle immagini create. Mancano riferimenti all’ambiente culturale, alla Ferrara degli anni zero, alla provincia italiana, alla scena musicale alla quale poi Brondi ha finito per appartenere, mancano perché al contrario di Tondelli non descrive un mondo ben delineato, ma ne crea un’impressione altrettanto vivida e feroce con poche pennellate.

Canzoni da spiaggia deturpata in un certo senso riannoda la linea interrotta creata da Altri libertini, citato anche in un verso, ne veicola i desideri e le violenze espressive donandogli un linguaggio nuovo, più adatto al suo tempo, aggiungendo personalissimi punti di vista e tagliando via i riferimenti più datati, come fanno i figli con i padri, o sarebbe meglio dire come i nipoti con gli zii emancipati.

(Visited 1 times, 1 visits today)