Anime nere nella Tempesta: così Eduardo rinventa Shakespeare

In Cinema

Gianfranco Cabiddu mescola in “La stoffa dei sogni” il capolavoro del bardo inglese con gli spunti del grande napoletano tratti da “L’arte della commedia”: e nel segno di Prospero e Calibano fa naufragare insieme una famiglia di camorristi diretta a un’isola-carcere e una compagnia di attori impegnati a mettere in scena “La tempesta”. Nel cast Luca De Filippo, Ennio Fantastichini e Sergio Rubini

Era forse dai tempi di Prospero’s Books di Peter Greenaway che il cinema non riproponeva in veste rinnovata la Tempesta, capolavoro shakespeariano. Gianfranco Cabiddu nel suo La stoffa dei sogni ne afferra il testimone e aggiunge il contributo di Eduardo De Filippo, per un progetto a metà tra le riflessioni de L’arte della commedia e la magia poetica del testo inglese.

Anche questa versione inizia col prologo classico, salvo però che l’imbarcazione in balia delle onde trasporta una famiglia di camorristi, condannati alla prigionia su un’isola-carcere. Tra tumulti e tuoni, una piccola compagnia di attori si ritroverà naufraga sul medesimo battello, in ostaggio dei criminali scampati alla sventura e mescolati agli interpreti. Davanti al direttore del penitenziario, il capocomico dovrà dimostrare le qualità attoriali del gruppo con la messa in scena della Tempesta. Ed ecco che il potere del teatro non solo cambierà le vite di tutti, ma sarà il vero padrone degli eventi.

L’esperimento di Cabiddu, anche co-sceneggiatore, fonde le due commedie principali in un intreccio approfondito di riscrittura, adattamento e citazioni; dopo aver introdotto i due protagonisti dell’opera di De Filippo, Oreste Campese e il prefetto/direttore De Caro, il regista dà spazio a Shakespeare in una struttura a due livelli: l’eredità dei personaggi, per così dire, racchiusa in involucri originali, e l’espediente metateatrale, libero di fortificare lo spirito della nuova storia.

Ogni ruolo recupera, in un eco lontana e incisiva, le complessità di Prospero, Miranda o Caliban, qui riproposto in un nerboruto isolano dal linguaggio astruso e dalla sensibilità ancestrale, espressa dolcemente di fronte alla prima della pièce. Per rievocare la forza della commedia del Bardo ci si affida lucidamente alla traduzione in dialetto napoletano di De Filippo stesso, una scelta che va a favore delle virtù della parola e della dimensione umana che stanno alla base della sceneggiatura.

Il tutto si articola efficacemente grazie a una comunicazione filmica sincera e all’equilibrio tra i dialoghi, fluidi e scanditi da un ritmo agile in un discorso pacato. Accanto a una direzione fotografica e tecnico-scenografica che valorizza le atmosfere ampie e il contesto selvaggio dell’isola, l’intenso lavoro del cast conduce il pubblico tra le note emozionali della vicenda, rispettando sempre la partitura con semplicità. Sergio Rubini nei panni di Campese ed Ennio Fantastichini in quelli di De Caro e novello Prospero, duettano abilmente, affiancati dal talento di colleghi giovani come Gaȉa Bellugi (Miranda), Jacopo Cullin (modernissimo Ariel), fino all’ironia sottile e all’esperienza di Luca De Filippo, che fa il suggeritore della compagnia Campese/Ferdinando sulla scena della Tempesta.

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Ancora una volta i limiti di palcoscenico, o in questo caso l’ospitalità dello schermo, non possono trattenere la prorompente virtù del teatro. Con La stoffa dei sogni si assiste a un omaggio alla ricchezza e alle contraddizioni dell’anima. Un sorriso leggero, uno sguardo sulla nostra realtà emotiva, sociale, personale, verso una ricerca appassionata di autenticità.

La stoffa dei sogni di Gianfranco Cubiddu, con Sergio Rubini, Ennio Fantastichini, Gaia Bellugi, Jacopo Cullin, Luca De Filippo

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