Prima o poi qualcuno doveva fare una mostra sugli Anni di Piombo a Milano. Ma il rischio di un’operazione del genere è l’oltraggio alla memoria
C’è voglia di sorridere a Milano, e le vie del centro si accendono, più o meno raffinate e gioiose tra i mercatini di Natale, avvolte da un dolce freddo che accompagna il clima di festa. Festa che si assapora passeggiando anche per il quartiere di Brera, ma non in via Borgonuovo. Qui si vede poca gente, forse sono tutti dall’altra parte, rapiti dalla più seducente Pinacoteca.
Peccato, perché al primo piano di Palazzo Moriggia il Museo del Risorgimento propone una sfida importante da lanciare ai cittadini: non dimenticare i sanguinosi avvenimenti che hanno macchiato la storia italiana durante gli anni di piombo. Un grido lacerante rimasto tuttavia inascoltato a causa di un’esposizione fragile e senza pretese. La mostra, curata da Michela Spinola e tristemente intitolata VI.TE Milano e la Lombardia alla prova del terrorismo, soffoca in due stanze separate, lontane tra loro, un allestimento asfissiante e confusionale.
Il primo spazio, entrando nel cortile sulla destra, descrive lungo un fregio continuo di pannelli sovraccarichi di racconti emozionali e biografie le individuali storie di vite spezzate dal terrorismo stragista, dalla violenza delle Brigate Rosse, dai picchiatori neofascisti, dalla mafia. Senza alcun ritmo, la lunghezza spropositata dei testi rende difficile il controllo visivo della narrazione. Al centro dello spazio un grande telo bianco è steso a terra per raccogliere pensieri e contributi del visitatore, ma, al di là di qualche errore grammaticale, compaiono solo frasi piene di retorica.
Attraversando il cortile si accede poi alla seconda stanza, dove si incontrano i medesimi pannelli, questa volta disposti in un girotondo con al centro un’istallazione un po’ naïf. Qui si raccontano le grandi stragi da piazza Fontana a quelle degli anni Ottanta, Bologna e il Treno Rapido 904. Gli stralci delle vittime, scritti a macchina in bianco e rosso, decisamente toccanti, non sono però sufficienti a dare risonanza a quegli episodi. Il testo, per quanto semplice, va di norma tradotto e controllato soprattutto per una degna comprensione.
A questa mostra manca il filmato, manca la fotografia, manca la gravità di una colonna sonora in sottofondo.
“VI.TE, Milano e la Lombardia alla prova del terrorismo”, Museo del Risorgimento, fino al 14 dicembre 2014.