“Il GGG”: Spielberg incontra Dahl e lancia un Polifemo vegetariano

In Cinema

Nuova deliziosa favola per gli spettatori più piccoli (ma non solo) scritta da Melissa Mathison e diretta al meglio dal regista americano: ne è protagonista un gigante buono che difende i bambini, mangia solo cetrionzoli e combatte i suoi simili violenti e malvagi. Finchè, per fronteggiarli, dovrà allearsi con la regina d’Inghilterra. Grandi effetti speciali e ottima prova d’attore di Mark Rylance

Pronti per un viaggio nel Paese di Sogni? Sapevamo che prima o poi sarebbe accaduto. E il bambino interiore che è in ognuno di noi probabilmente non vedeva l’ora… Grazie a Il GGG, il grande gigante gentile Steven Spielberg, cioè uno dei maggiori registi contemporanei con un’attenzione particolare all’infanzia, incontra Roald Dahl, cioè il più grande autore di libri per ragazzi del secolo scorso, già fonte di ispirazione per il cinema in passato (vedi Matilda 6 mitica e La fabbrica di cioccolato). Il risultato? Immaginazione pura.

La trama, molti di voi la conoscono: il Grande Gigante Gentile, una sorta di Polifemo omerico al contrario, è molto diverso dai suoi simili che si nutrono di esseri umani, preferibilmente bambini: è vegetariano e si ciba soltanto di Cetrionzoli e Sciroppio. Una notte a Londra viene avvistato da un’orfana di nome Sophie e, per proteggere la propria specie, è costretto a rapirla e portarla nella sua caverna. Inizialmente spaventata, la piccola capisce però presto che il GGG è in realtà dolce e amichevole. E quando gli altri giganti sono pronti a nuove stragi, i due decidono di avvisare nientemeno che la Regina d’Inghilterra della minaccia e di studiare un piano per sbarazzarsi dei cattivi una volta per tutte.

La sceneggiatura, però, firmata da Melissa Mathison (che collaborò con Spielberg già per E.T.), va ben oltre il libro restituendoci una figura di gigante più complessa, il quale parla dei sogni come di “desideri in incognito” che implicano sempre un pizzico di disperazione, ed è divorato dai sensi di colpa per la sorte toccata qualche tempo prima a un altro ragazzino diventato suo amico.

 

Il GGG prende vita sul grande schermo soprattutto grazie alla strepitosa interpretazione di Mark Rylance, già premio Oscar come attore non protagonista per Il ponte delle spie (sempre di Spielberg), che dimostra di essere grande (in tutti i sensi) anche in questa performance capture (dove persino le orecchie sono espressive) e riesce a dare una cadenza quasi lirica ai flussi di coscienza e al linguaggio ingarbugliato e strampalato del protagonista. E a fargli da contraltare c’è l’esordiente Ruby Barnhill, 12 anni, che incarna alla perfezione l’eroina dahliana: coraggiosa e intelligente ma anche ostinata e testarda, con gli occhi che risplendono di stupore e meraviglia.

È evidente che il film è prima di tutto un miracolo di tecnica, tra computer grafica e live action, ma, mentre l’amicizia del gigante e della bambina si sviluppa sullo schermo, la tecnologia si scioglie nel fascino della storia. Dopo l’esperienza di Tintin, Il GGG è l’ultimo esempio di come Spielberg usi il piano sequenza per sperimentare con il digitale, spingendo se stesso oltre il limite della perizia come regista, ma giocando anche con i suoi personaggi e il pubblico per sviluppare un’e sperienza emotiva.

il grande gigante gentile

Tutto nell’impianto visivo è irresistibilmente originale. E poco importa se c’è qualche battuta d’arresto nel ritmo, se i dialoghi a volte sono un po’ sovrabbondanti e magari non sempre si raggiunge il livello emozionale di E.T.: sequenze magiche come quella nel Paese dei Sogni o esilaranti come la colazione con la Regina ci restituiscono la bellezza di vedere il mondo con gli occhi di Spielberg. E dei bambini.

GGG – Il grande gigante gentile di Steven Spielberg con Mark Rylance, Ruby Barnhill, Jemaine Clement, Rebecca Hall, Rafe Spall 

 

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