A Origgio in ottobre sono state inaugurate tre nuove sculture monumentali permanenti, donate alla città da Louise Bourgeois, Giovanni Rizzoli e Tristano di Robilant. Della grande artista franco-americana, una straordinaria scultura appesa a un albero secolare rappresenta l’unica opera di grandi dimensioni esposta in uno spazio pubblico non museale in Europa. Una meta emozionante e irrinunciabile in questi giorni di festa.
Nel parco comunale di Origgio, cittadina in provincia di Verese già nota per le sculture all’aperto di molti artisti contemporanei, da ottobre è possibile trovarsi al cospetto di un’opera d’arte straordinaria. The Couple, scultura in alluminio del 2003 che Louise Bourgeois ha voluto personalmente regalare al Comune di Origgio, sovrasta i frequentatori sospesa a un albero secolare del Parco Comunale di via Piantanida, in compagnia di Naughty Girl (2009-2010) di Giovanni Rizzoli ed Elijah’s Cloud (2012) di Tristano di Robilant.
La storia di Louise Bourgeois (1911-2010) è quella di una donna, di una moglie, di una madre, di un’artista che studia con i Maestri, vive la sua vita, fa la sua prima mostra importante a 71 anni, diventa celebre a 82 e lavora e si evolve fino alla fine, a 99 anni. Senza compromessi, senza riguardo per mode e linguaggi, dentro al suo percorso fino in fondo, con la consapevolezza che un fondo non c’è.
L’opera di Louise Bourgeois è un percorso di vita, non una dichiarazione di intenti. Tutta la sua vita è un opera d’arte, un discorso aperto non risolvibile con gli algoritmi. Tutto converge, i ricordi d’infanzia, gli irrisolti, che ricordi non sono perché incastrati in un continuo presente. Un unico autoritratto di cui ogni opera è un tassello. I sentimenti più profondi e nitidi vi convivono, la rabbia e l’amore arrivano allo spettatore distinti e limpidi, intrecciati ma non fusi. Non è prevista l’indifferenza: le opere della Bourgeois, anche da lontano, anche solo sussurrate o scarabocchiate, chiamano a rapporto e pretendono un’attenzione che non si ha nessuna difficoltà a concedere. Pochi contemporanei hanno questo dono. Il dono del carisma e dell’empatia che portano alla contemplazione, all’astrazione da sé, alla commozione. Louise Bourgeois l’ha avuto, quel dono, e l’ha reso con opere di forza e intensità assolute, come i grandi del passato, come Michelangelo, come Prassitele.
The Couple è un’opera dell’ultimo periodo dell’artista, ed è all’apice di quella potenza. Non succede così spesso di poter contemplare un opera di Louise Bourgeois come questa. La normalità che la circonda, la foschia, il borgo, la zona industriale, autostrade e case, ne sono parte integrante. Due corpi abbracciati, circondati da una spirale di protuberanze armoniche, sospesi nel vuoto in uno stato precario e fragile. L’uno tra le braccia dell’altra, stretti tra l’amplesso, la tenerezza e l’omicidio. Indissolubilmente uniti dalle viscere che li avvolgono. Attorno, la vita, il quotidiano, mondo vero, fragile e precario. Entrambi, opera e città, fatti di rabbia e dolcezza, di inconscio e di infanzia, di traumi e di silenzi, che nessuno sappia, che ti amo e che mi ami, fino a morirne, tutti i giorni, in una qualunque Origgio del mondo.
Non poteva essere un carattere facile, quello di Louise Bourgeois. Ma neanche poteva essere freddo o distaccato. Ce lo racconta Giovanni Rizzoli, che è stato il tramite per questo dono incredibile e che della Bourgeois è stato amico intimo, “innamorato platonico” e ricambiato, che le regalava ninnoli e parole, per cui lei cucinava e accoglieva. Un carattere duro ma amorevole, segnato dalla malinconica assenza di un padre che l’ha tradita e delusa ma che anche immensamente, rabbiosamente manca. Tenerezza del ricordo, frustrazione, rabbia che le rendeva difficili i rapporti con gli altri, dolcezza per chi sapeva esserci. Amore vero, viscerale, affetto profondo senza ipocrisia.
Non me ne vorranno Giovanni Rizzoli e Tristano de Robilant – autori delle due sculture che, assieme a quella della Bourgeois, sono state donate alla città – se non mi sono dilungato sulle loro opere: la sensuale e poetica Naughty girl – una gabbia che custodisce una giovane ragazza con ombrellino che, in ginocchio su un trespolo come un uccellino esotico, leggera si accinge a compiere eleganti evoluzioni, in cui Rizzoli si muove in un virtuoso equilibrio tra devozione e possesso – e l’evocativa Elijah’s Cloud, la nuvola di cui scrive il profeta Elia che “risolve anni di siccità” e che, nell’opera di Robilant, sorge su un gambo di calice, quasi un bicchiere metaforicamente colmo d’acqua pronto per essere rovesciato. Due artisti notevoli e dalla carriera di altissimo livello come loro non potranno non capire l’abbaglio e la gioia con cui Louise, ancora una volta, ha chiamato a rapporto.