La “grande truffa” di McDonald’s: come Keaton diventò il magnate dei fast food

In Cinema

Nel divertente “The Founder” John Lee Hancock (già regista di “Saving Mr. Banks”) racconta come uno spregiudicato venditore fallito di elettrodomestici si impadronì dell’idea del secolo in fatto di alimentazione di massa, “rubandola” ai due inventori di cui era diventato socio. Una grande interpretazione del protagonista di “Batman” e “Birdman”, per l’ennesimo farabutto irresistibile alla conquista del pubblico: e c’è già chi ha parlato di primo film della nouvelle vague “trumpiana”

Il farabutto irresistibile e di successo è un personaggio classico del cinema americano, che riscuote gran seguito di pubblico perché è così che anche nella realtà molti cittadini di quel paese la vedono. Da Clark Gable di Via col vento a Paul Newman della Stangata (paladino di una buona causa, però), da Leo DiCaprio di Wall Street a Michael Keaton di questo divertente The Founder di John Lee Hancock, al di là dei giudizi e delle riserve, etici e di valore, che registi e sceneggiatori profondono a piene mani nelle loro storie a scanso di anatemi morali, chi vince ha sempre ragione e prende tutto il piatto. Ciò vale negli affari e in politica, nella guerra come nello sport, tanto che c’è perfino chi oggi trova simpatico Donald Trump, dopo che è diventato il 45° presidente degli Usa.

È il caso anche dello spregiudicato film di John Lee Hancock, che ha al suo attivo l’arguto Saving Mr. Banks in cui Emma Thompson, versione autrice di Mary Poppins, teneva in scacco Tom Hanks nei panni di Walt Disney. Il regista non nasconde, nel raccontare l’irresistibile ascesa di Ray Kroc, “inventore” della catena di ristoranti fast-food McDonald’s, la sua simpatia verso un campione degli animal spirits del capitalismo made in Usa, capace di far fuori senza alcuno scrupolo i suoi primi partner, che l’avevano accolto con fiducia nella loro azienda e di corteggiare con successo la moglie di un amico (o presunto tale). Tant’è che qualcuno, e assai autorevole, ha scritto negli States che è il primo film del nuovo corso culturale “trumpiano”. È anche vero, però, che un simile corsaro si è poi rivelato (e parliamo della realtà, il plot si riferisce a persone vere) la persona adatta, per la sua fame di successo e soldi, a lanciare un’industria che oggi impiega centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Le quali, va detto, spesso non si dichiarano entusiaste di lavorare alle condizioni di Mr. McDonald’s.

 

Ma The Founder non sarebbe all’altezza delle sue ambizioni senza un protagonista come Michael Keaton, che ha dedicato le sue due vite d’attore, la prima come Batman la seconda come Birdman (nomination all’Oscar) a personaggi decisamente “bigger than life”, e passa ora dallo strepitoso eccesso fantastico dell’attore pennuto allo straordinario iper-realismo del geniale creatore del più acclamato sistema di ristorazione collettiva della seconda metà del Novecento. E questo nonostante il nome del suo personaggio nel film sia Ray Kroc. Perché l’invenzione del business del panino cash and carry, degno pronipote di quello inventato a fine settecento dal britannico conte di Sandwich, oggi industria alimentare di dimensioni mondiali (bilancio 2015, 25milioni di dollari), andrebbe in realtà attribuita ai fratelli McDonald, di cui lui diviene prima partner affidabile, poi socio disinvolto, smanioso di fare scelte aggressive per ampliare il mercato, infine giustiziere, in senso economico, con annessione di tutta l’azienda, per cinismo manageriale ma anche visione assai più lucida e propositiva del futuro.

Pietra miliare della società globalizzata e omogeneizzata Made in Usa, come Disney, Levi’s, il rock’n’roll, la tv, Microsoft, Facebook, Apple e Google, McDonald’s ha subito strali decennali da critici e commentatori su tanti fronti, da quello sociale a quello alimentare, dall’obesità dei clienti allo sfruttamento dei dipendenti. Di questo il film poco si occupa: non era obbligato a farlo, in verità, anche se altri titoli, come Super Size me, qualcosa di importante hanno detto in proposito. Il focus qui è su un fallito venditore di elettrodomestici dell’Illinois che diventa magnate dell’alimentazione, di cui si raccontano senza infingimenti la bassezza morale e la grandezza imprenditoriale. Ciascuno poi decida il lato del film (e del personaggio) che gli piacciono di più, anche entrambi, non volendo scegliere e schierarsi.

Indiscutibilmente all’attivo del film c’è un’ottima prova d’attore e una storia che scivola via piacevolmente nel suo rilassato orizzonte culturale, e che aiuta anche a ricordare un po’ di storia del costume giovanile (e non solo) del mezzo secolo che abbiamo alle spalle. In cui gli States e la loro cultura l’hanno fatta da padroni. E noi tutti, ci piaccia o no, nonostante un po’ di schifiltosa (quanto comprensibile) puzza sotto il naso, siamo stati contagiati. O c’è ancora qualcuno che dubita del fatto che “il nostro inconscio collettivo è stato irrimediabilmente colonizzato dall’America”? (Wim Wenders).

The Founder, di John Lee Hancock, con Michael Keaton, Nick Offerman, John Carroll Lynch, Kate Kneeland, Laura Dern, Linda Cardellini, Patrick Wilson, B. J. Novak

(Visited 1 times, 1 visits today)