Scene di ordinaria follia con Antonio Rezza(mastrella), forse uno dei pochi geni che ci sono rimasti
Sbaglierò, ma per me Antonio Rezza, pezzo unico del teatro dell’assurdo all’italiana, ha un germe di personalità geniale che potrebbe portare lontano. In questi giorni (fino a domenica con Fratto X, la prossima settimana con Anelante) è al teatro Puccini Elfo dove è seguito da una platea che dire complice è poco: gente che lo adora, lo conosce, lo anticipa, si diverte anche nei momenti di sadomasochismo con la platea e che è probabile non vada a vedere altro nella stagione se non lui.
Lui che poi sono due in ditta, Rezza a Flavia Mastrella, che costruisce intorno alle sue simboliche gesta di non ordinaria follia, un habitat scenografico suggestivo e semplice, perfetto per le cose pazze che dice e che fa insieme a un bravissimo partner, Ivan Bellavista. Corse, scie luminose, piccoli robot di luce, echi di voci, scambio di voci, un gag strepitoso con il gioco del doppio, perfino l’apparizione grottesca di un nudo che porta alla risata. Tutta questione di ritmi, nello show di Rezza, difficilissimo da racchiudere in una critica tradizionale, succede tutto e niente, ci sono i momenti sadici che ci richiamano alla realtà, accenni alla distruzione televisiva, ma soprattutto ci sono le radici del teatro dell’assurdo di Ionesco e Beckett.
Inseguendo le loro tracce, Rezza costruisce un copione immaginario, contando sul non detto ma pensato, chiamando in causa, l’idiozia collettiva in una escalation di gag e trovate che non risparmiano alcuno dei grandi del passato, da Chaplin e soprattutto Keaton cui un poco somiglia nel suo fisico sghembo, riccioluto, del tutto autonomo dall’estetica corrente.
Il pezzo su Rita da Cascia, non dimenticando Poli, è un momento cult del teatro di oggi e i bisticci linguistici, un Campanile moltiplicato per mille, sfociano in un pessimismo esistenziale che è poi la vera ragione sotterranea e nascosa di questo grande attore autore capace anche di tacere per due ore.
Fratto X, di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, al teatro dell’Elfo fino al 26 febbraio