Dame un pop-Pollaiolo

In Arte

La riunione delle quattro dame è perfetta per manifesti e cartelloni, ma nella bella mostra del Poldi Pezzoli c’è anche molto, molto altro.

Ci sono voluti più di cinquecento anni perché le quattro dame uscite, nell’arco di vent’anni, dalla bottega dei fratelli Pollaiolo riuscissero a incontrarsi. Accade ora, nella bella mostra curata da Andrea Di Lorenzo e Aldo Galli al Museo Poldi Pezzoli: Le dame dei Pollaiolo. Una bottega fiorentina del Rinascimento.

Lo spunto è questo: radunare accanto al Ritratto di Dama, simbolo dell’istituzione milanese, le sue tre sorelle sparse nei musei del mondo: una viene da Firenze, una da Berlino, la terza da New York. Quattro ritratti, molto simili nell’eleganza superba del profilo, prodotti a Firenze nella seconda metà del Quattrocento.

Pollaiolo
Antonio del Pollaiolo, Ercole e Anteo, 1475 ca., Firenze, Museo Naz. del Bargello

Ce n’era già abbastanza per mettere in piedi una piccola esposizione di sicuro appeal, in sospeso tra il Rinascimento e la Factory di Andy Warhol. Quanto sopravvive del mito romantico dell’artista solitario di fronte alla produzione seriale, che richiama da vicino pratiche tutte novecentesche? E quanto, però, l’ombra lunga della Pop Art, con cui giocano i manifesti, si proietta sul nostro modo di guardare al passato, condizionandolo? Le domande rimangono in sospeso, ma intanto la riunione delle quattro signore è l’occasione per un’affascinante immersione nell’attività di una bottega fiorentina del XV secolo.

Le quattro sale, allestite con estrema sobrietà, valorizzano la ricchezza delle opere in mostra: argento, smalti, bronzo, ricami di seta e oro, uno scudo da parata, pittura su tavola e su tela, disegni e incisioni. C’è persino un meraviglioso crocefisso, forse il pezzo più commovente dell’esposizione, realizzato in sughero, con i capelli di stoppa e un panno dipinto a cingergli i fianchi.

Al centro, sempre e comunque, la figura umana, indagata con un’ossessione anatomica che trascende le tecniche e i materiali, senza mai cedere nulla in qualità.

Pollaiolo
Antonio del Pollaiolo, Crocefisso,  1470-80 ca. Firenze, San Lorenzo

I protagonisti di questa proteiforme produzione sono due fratelli. Da più di un secolo gli storici dell’arte discutono, nel tentativo di distinguere, tra le opere uscite dalla bottega comune, la mano dell’uno e quella dell’altro. Spesso infruttuosamente. L’esposizione del Poldi, invece, ha il merito di azzardare una nuova proposta interpretativa sulla divisione del lavoro all’interno della bottega, fondata su decenni di studi.

Pollaiolo
Piero del Pollaiolo, Apollo e Dafne, 1470-80 ca., Londra, National Gallery

E così, Antonio, il fratello maggiore, sarebbe soprattutto orafo e scultore, e anche quando disegna o dipinge non rinuncerebbe al tratto energico e affilato di chi è abituato a maneggiare il bulino. Piero, il più piccolo, sarebbe il pittore della coppia, affascinato dai dipinti che arrivano dalle Fiandre: e allora splendori di tessuti e gioielli, come nelle Dame, e paesaggi a volo d’uccello, come nell’incantevole Apollo e Dafne di Londra.

Una mostra chiara, affascinante e scientificamente rigorosa insieme: allora, si può fare?

Dame del Pollaiolo, Museo Poldi Pezzoli, fino al 16 febbraio 2015.

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