Edoardo Erba alla drammaturgia e la prolifica Serena Sinigaglia alla regia collaborano insieme a una commedia in giallo con due strepitose protagoniste: Alessandra Faiella e Marina Massironi
Un nuovo debutto milanese per Serena Sinigaglia.
Questa volta, però, non siamo ospiti a casa sua, all’Atir Ringhiera, dove la regista è prolifica dispensatrice di lavori – uno tra gli ultimi, l’interessante Tre Alberghi, ispirato a Jon Robin Baitz, ma anche 32’’ 16, sulla vita dell’atleta somala Samia Yusuf Omar, deceduta su un barcone che l’avrebbe portata in Italia e poi a Londra, per partecipare alle Olimpiadi.
La nuova produzione diretta dalla Sinigaglia ci accoglie invece tra i tendaggi del Teatro del Buratto, all’isola, fino al 23 aprile – attirando così non solo i teatrofili, ma anche I gli aficionados del Fuorisalone che, si sa, all’Isola non mancano.
Ed è interessante notare come l’ultima fatica della regista non abbia a che fare con uno spettacolo di teatro sociale a cui negli anni la Sinigaglia ci ha abituati; si tratta piuttosto di un giallo, una commedia noir, scritta brillantemente da Edoardo Erba (che ultimamente ha collaborato insieme alla Sinigaglia all’adattamento di Nudi e Crudi, in scena al Manzoni con Maria Amelia Monti e Paolo Calabresi).
L’opera è ambientata a metà strada tra il Canada e gli Stati Uniti. In scena un pavimento bianco decisamente inclinato, unito al centro,ma che si sgretola gradualmente, come la storia raccontata in scena, che sembra partire chiara ma si rivela foriera di inaspettati, e godibilissimi, colpi di scena.
Uno spettacolo che mantiene toni comici nonostante il soggetto del racconto, soprattutto grazie alle due attrici in scena, perfettamente adatte ai loro ruoli. Alessandra Faiella interpreta Esther, una famosa scrittrice di mezza età, americana, apparentemente sicura di sé ma in realtà con parecchie fragilità nascoste manifestate attraverso uno spocchioso egocentrismo. Marina Massironi, invece, veste i panni del title role Rosalyn, donna delle pulizie, creatura debole, insicura, facilmente manipolabile. L’attrice riesce a rendere perfettamente l’anima povera e sgangherata del personaggio all’inizio della storia, facendolo subito risultare simpatico; anche lei, però, si rivelerà decisamente diversa alla fine, mostrando un inatteso grado di inquietudine…
Le due attrici, sapientemente guidate dalla regista, riescono a dare un giusto rapporto al tragico e al comico aggiungendo un pizzico di tensione quando serve e spingendo lo spettatore, spesso spiazzato, a seguire con curiosità frenetica e nervosa le vicende, verso un finale sorprendente.
Una regia capace di mettere insieme i pezzi con chiarezza, ma senza svelare, fino all’epilogo, l’intento dello spettacolo.Un interrogatorio per un omicidio intermezzato di ricordi, sensazioni, illusioni, speranze che vengono destrutturate, cadono come foglie d’autunno lasciando nuda e cruda la realtà, alla deriva su una zattera, ruolo che sembra rivestire la pedana di Maria Spazi in alcuni momenti.
Uno spettacolo semplice, leggero, divertente, ma pensato, strutturato, una riflessione profonda come facilmente accade con gli spettacoli apparentemente più leggeri e sostenibili, e una buona occasione per impiegare due grandi attrici dando loro ottimo material su cui lavorare.
(foto di Marina Alessi)
Rosalyn, di Edoardo Erba, al Teatro del Buratto fino al 23 aprile