La definizione, perfetta, è di Toni Servillo. Fa il paio con quell’altra, altrettanto calzante e poetica, di Federico Fellini: “Totò è una marionetta lunare”. Cultweek ricorda l’anniversario della morte di Antonio De Curtis, che se ne andò il 15 aprile 1967 lasciando un grande vuoto, dandovi notizie delle iniziative che in proposito si faranno a Napoli e di come lo ricorderanno la televisione e i giornali. Ma soprattutto abbiamo chiesto ad alcuni importanti colleghi, concittadini, in qualche modo eredi, del “Principe della risata”, un pensiero su di lui, una memoria personale. Per chi non l’ha mai visto “live”
Il 15 aprile 1967 moriva a Roma, a 69 anni, Antonio De Curtis, in arte Totò, per tutti il “Principe della risata”. Il funerale, due giorni dopo a Napoli, al Cimitero di Santa Maria del Pianto, sarà un evento di folla come pochi se ne ricordano nel mondo dello spettacolo. Sono passati 50 anni, e in tutto questo tempo spesso lo si è rivisto, ricordato, rimpianto, amato, e l’hanno fatto spettatori di un numero così grande di generazioni che forse non ha paragoni in Italia. Del resto le sue qualità, al di là degli esiti, più o meno apprezzati al cinema e a teatro dalla critica, delle sue interpretazioni, erano superiori a quelle dei suoi contemporanei, e anche di molti successori, non parliamo poi del poco rigoglioso parco dei comici, o meglio dire dei commedianti italiani odierni. Per ricordarlo Cultweek ha scelto di segnalarvi alcune iniziative previste nei prossimi giorni e mesi, soprattutto a Napoli, e anche in tv e sulla stampa specializzata. E di far parlare chi ha in diversi modi raccolto la sua eredità, in scena e sullo schermo, come attore o regista, riprendendo la sua vena culturalmente legata alla città che tanto ha dato allo spettacolo italiano ed europeo. Era facile prevederlo: il ricordo e l’affetto, l’apprezzamento sono unanimi. Abbiamo scelto anche di aggiungere una sorta di brevissima auto-presentazione del Principe, che potesse dare una traccia non solo del suo discorso professionale ma anche del contenuto emotivo del suo lavoro e della sua arte, in cui un’umanità dichiarata e senza riserve ha avuto tanta importanza nel rapporto col pubblico.
La Regione Campania lo celebra con una considerevole serie di iniziative, tra cui va segnalato, il 15 aprile, Totò, si ri-gira!, un esperimento transmediale che utilizza i linguaggi propri del cinema, del teatro e del web, realizzato a Roma, Milano e Napoli da Teatri Uniti, e che propone la ricostruzione di alcuni set cinematografici con il riallestimento site-specific di scene, tra le più famose, tratte dai suoi film. La sessa sera Renzo Arbore condurrà su Raidue una serata d’onore in cui verrà ufficializzata una laurea honoris causa conferità dell’Università Federico II al grande attore. La sera dopo andrà in onda sullo stesso canale il programma Il nostro Totò di Ugo Porcelli, Marco Giusti, Luca Rea, Fabrizio Corallo e Gino Aveta. Molti gli eventi ambientati al Rione Sanità dove, in via Santa Maria Antesaecula l’artista nacque il 15 febbraio 1898, dal 10 maggio all’1 luglio quando andrà in scena il concerto – spettacolo Benvenuti al Rione Sanità diretto da Alessandro Siani, con Francesco Cicchella, Clementino, Pasquale Palma, Rosalia Porcaro, Andrea Sannino. (info su www.napoliteatrofestival.it). Fino al 17 aprile Sky Cinema Classics HD (canale 315) gli rende omaggio riproponendo dal 10 al 17 aprile una serie di suoi grandi successi, tra cui 47 morto che parla, Fifa e Arena, Il medico dei pazzi, I tartassati, Miseria e nobiltà, Totòtruffa ’62. La Rivista del Cinematografo lo ricorda nel numero d’aprile con uno speciale di 16 pagine a molte mani, da Orio Caldiron a Oscar Iarussi, da Federico Pontiggia a Silvio Danese, da Steve Della Casa al parroco del Rione Sanità, Don Antonio Loffredo.
TOTÒ
Il teatro è diverso dal cinema. Quando lavoro in teatro sono eccitato, inebriato… il calore del pubblico, la comunicazione col pubblico… si diventa una cosa sola col pubblico. Infatti, quando facevo del teatro volevo molta luce, perché mi piaceva vedere la sala, e vedere che il pubblico, la maggioranza del pubblico, faceva le facce secondo quello che dicevo io, secondo la faccia che facevo io… Insomma, c’è una comunicazione che si forma con il pubblico, cosa che non accade con il cinema, dove c’è solo una macchina da presa ma non c’è nessuno, ci sono solo uomini che lavorano, che magari mi guardano, ma guardano me superficialmente, come guardano altri…
MARIO MARTONE
Un genio. Ma non solo al cinema, anche a teatro. Mentre i suoi film ce lo restituiscono immediatamente e abbiamo la gioia di vederlo quando vogliamo, per il teatro dobbiamo affidarci alle ricostruzioni, ai racconti, alle fotografie. A una definizione come quella che ne diede Federico Fellini quando lo vide in teatro a Roma: una marionetta lunare. È bello, oggi, ricordare anche questo aspetto di Totò, non lasciarlo nell’ombra: il teatro può essere vitale per il cinema, anche questo ci dice la parabola di questo artista unico, universale, inarrivabile.
TONI SERVILLO
Forse come solo Rossini, Totò ha allontanato per noi la tristezza dal mondo.
GENNARO NUNZIANTE
“Questa moneta servono, che voi vi consolate”. Peppino risponde: “Con l’insalata”. E Totò: “Vi consolate”. E Peppino: “Avevo capito l’insalata”. Ma Totò stoppa Peppino e risponde: “Non mi fare perdere il filo che ce l’ho tutto qui”, perché quel gioco tra consolate e insalata lo trova banale, non all’altezza della sua immensa comicità. Totò, l’orecchio assoluto.
FERDINANDO BRUNI
Mi piace il Totó meccanico, snodato, futurista, il Totó dell’avanspettacolo che percorre col naso il corpo chilometrico della soubrette, o che al suono della batteria va in mille pezzi e si ricompone. Il Totó delle passerelle della rivista, dei camerini umidi, dei retropalchi cavernosi. Il Totó di un mondo scomparso.
FRANCESCO FRONGIA
“Beato il poveraccio, che in pochi hanno saputo che è morto. Scrivono: è morto uno, avanti un altro” (da Uccellacci e uccellini di Pierpaolo Pasolini). Quando penso a Totò penso sempre a lui che cammina lungo quella strada di periferia accompagnato dal figlio, e penso a me da piccolo che seguivo mio padre. Non sapevo dove saremmo andati. Mi fidavo. Allora non avevo ancora domande da fare, ero piccolo, ma mi sarebbe piaciuto ricevere le risposte di Totò. Sono sincere, dirette, con le intenzioni giuste, fanno pensare e sono dette da un attore che non è comico o tragico, è semplicemente un grande attore. Ecco, Totò per me è quell’immagine, vorrei passeggiare con lui, un uomo che parla con un corvo senza pregiudizi
MAURIZIO NICHETTI
Diciamo subito che negli anni 50 i film di Totò non erano considerati proprio dei film da “bambini”, e io, che bambino ero, non li ho mai visti al cinema. Per fortuna li ho visti da adulto…. Quanti onorevoli Trombetta sono stati infilzati da uno sguardo, da un gesto di Totò? Non per cattiveria, solo per ribadire, come ogni vero giullare di corte, che Il Re è nudo…. Totò, marionetta disarticolata, si può permettere tutto, anche di saltare su un tavolo imbandito per mettersi delle manciate di pastasciutta in tasca. Solo un un genio può farlo!