Dall’Europa fino alla Terra Santa, un viaggio nel XV Secolo per sciogliere come in un thriller il mistero che ancora avvolge la figura del poeta Francois Villon
A qualcuno sarà capitato di imbattersi, per studio, diletto o puro caso, nella figura di François Villon, poeta francese del XV secolo noto per la vita dissoluta che condusse fino all’oscura scomparsa. Un personaggio dall’indubbio fascino, che ne I cacciatori di libri Raphaël Jerusalmy sottrae momentaneamente alla storia per ricamare su quella parte della sua esistenza avvolta nel mistero un thriller dal sapore leggendario.
Un’avventura che dal continente europeo approda in Terra santa, in un susseguirsi di intrighi, prove e tradimenti che, lungi dal riguardare solo la bizzarra comitiva protagonista, coinvolgono il papato, Luigi IX e la famiglia de Medici.
Ma quale forza è in grado di mobilitare una tale concentrazione di poteri? La riposta, nonostante lo scetticismo degli stessi personaggi, è suggerita dal titolo: «sono i libri in sé, fatti di carta o di pelle animale, a costituire un arsenale straordinario».
E così i cacciatori di libri, mercenari al soldo della cultura, o meglio di una potente alleanza che nella difesa della libertà di pensiero ha saputo riconoscere l’arma per indebolire la Chiesa, si ritrovano al fulcro di una crociata tutta carta e inchiostro.
Con una prosa scorrevole, Jerusalmy coniuga le convenzioni della narrativa di genere all’erudizione storica e letteraria, costruendo un racconto che si perde un po’ nell’abuso di cliché e situazioni stereotipate, ma si arricchisce sul piano delle immagini, nei paesaggi evocati con grande abilità descrittiva, come su quello della caratterizzazione dei personaggi, in pieno stile giallo moderno. A farne le spese sono forse proprio i libri, preannunciati come protagonisti e ridotti, tra un sotterfugio e l’altro, a mera merce di contrabbando.
Nell’evolversi della trama, Villon e i suoi scortano con (troppa?) disinvoltura il lettore tra un Gutenberg e un Marsilio Ficino, in una guerra che ha il nobile scopo di dimostrare la necessità di «salvare la poesia». Impresa, forse, troppo ardua.
“I cacciatori di libri” di Raphaël Jerusalmy (Edizioni E/O, 272 pagine, 18 euro)