“Insospettabili sospetti” di Zack Braff, in cui i tre ottimi attori danno una nuova dimostrazione del loro talento, è il remake di un mitico film del 1979, “Going in Style” di Martin Brest. Là tre arzilli 80enni rapinavano banche travestiti da Groucho Marx, stavolta analoghi vegliardi, in procinto di perdere casa, pensioni e altro per il trasferimento della loro ex azienda in Vietnam, decidono di vendicarsi in modo simile dell’istituto di credito che sta organizzando la loro rovina. Però la regia non li sostiene al meglio
In questi ultimi anni, a Hollywood, i film d’azione ripropongono spesso storiche star ormai invecchiate, e molti spettatori ormai potrebbero anche essersi stufati di ciò. Se siete quel tipo di spettatori, potreste ricredervi, almeno in parte, vedendo Insospettabili sospetti, remake diretto da Zach Braff del mitico Going in Style di Martin Brest (’79), in cui comparivano tre rapinatori, tutti sopra gli ottant’anni, con baffi e naso alla Groucho Marx (per la cronaca erano George Burns, Art Carney e Lee Strasberg).
Stavolta Joe (Michael Caine), Willie (Morgan Freeman) e Albert (Alan Arkin) sono tre vecchi amici che si ritrovano con le pensioni congelate perché l’acciaieria dove lavoravano è stata trasferita all’estero. In più Willie ha bisogno di un trapianto di rene e Joe sta per perdere la casa pignoratagli dalla banca: e proprio a lui viene l’ispirazione, dopo aver assistito a una rapina nella filiale della banca che vuol buttarlo fuori dall’appartamento dove vive con la nipote Brooklin (Joey King), di compierne una egli stesso. Inizialmente i suoi amici sono i primi a trovare ridicola l’idea, perché non ne hanno l’età e non vogliono andare in galera; ma quando scoprono che proprio la banca che hanno addocchiato come preda è quella sta liquidando le loro pensioni, decidono di mettere a punto il grande colpo e riprendersi quello che spetta loro. Commenta Joe: “Le banche hanno distrutto questo paese, e a loro non succede mai nulla”..
Per cominciare a far pratica in materia, i tre cercano di rubare del cibo in un minimarket dove lavora Annie (Ann Margret), una simpatica signora attratta da Albert, ma si fanno subito beccare. Così a quel punto si rivolgono all’ex-suocero di Joe, lo spacciatore Murphy (Peter Serafinowicz) e al criminale Jesus (Jose Ortiz) per elaborare un piano e metterlo in pratica entro trenta giorni, prima che Joe perda la casa. Caine, Freeman e Arkin, “stagionati” quanto basta per il film, danno tutti e tre prova di grande talento d’attori, e i primi due in particolare si rivelano bravi nella far la parte sia dei duri che non vogliono arrendersi sia dei nonni affettuosi che amano i loro cari più di ogni altra cosa.
Lo stesso non si può purtroppo dire della regia, firmata da quel Braff che ha fatto ridere innumerevoli adolescenti (e non solo) quando interpretava J.D. nella serie Scrubs, ma che dietro la macchina da presa si rivela molto meno abile. E un’altra caduta di stile la compie lo sceneggiatore Theodore Melfi, che solo l’anno scorso ha ottenuto un grande successo dirigendo Il diritto di contare; qui alterna, a scene molto divertenti, altre assai più più noiose.
Insospettabili sospetti può comunque piacere o no ma mette in scena una tematica sociale tristemente attuale, e non solo in America: la perdita del lavoro e delle prospettive a causa della globalizzazione. Per cercare una manodopera che costi molto meno, l’azienda per cui i tre hanno lavorato una vita non esita a trasferire la produzione in Vietnam, togliendo ogni prospettiva agli ex-dipendenti e alle loro famiglie. Il tutto in nome di un progresso e di una mobilità senza regole, a cui non importa niente di chi sta alla base della piramide. Tanto che, alla fine, viene naturale chiedersi chi siano i veri malviventi.
Insospettabili sospetti, di Zack Braff, con Michael Caine, Morgan Freeman, Alan Arkin, Ann Margret, Peter Serafinowicz, José Ortiz, Joey King